Dopo i veti incrociati sulle vicepresidenze della Commissione europea è il voto di ieri sul Regolamento relativo alla deforestazione a mettere in crisi la “Maggioranza Ursula”. Parliamo della maggioranza della presidenza della Commissione nelle mani Ursula von der Leyen che, secondo i socialisti europei, potrebbe disgregarsi lentamente.
Se il Ppe, il partito della von der Leyen, fino a qualche mese fa aveva fatto una scelta chiara, oggi la situazione potrebbe cambiare. Con l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America è possibile pensare che aprirà il campo alle destre più radicali dell’Europarlamento?
Il voto al Regolamento sulla deforestazione
Il regolamento Ue sulla deforestazione è stato emendato nella miniplenaria del Parlamento europeo a Bruxelles, con l’approvazione di misura degli emendamenti dal 3 al 7 e dal 9 all’11, mentre il 12 è stato respinto. Il voto finale sull’intero testo è stato approvato con il sì di Popolari, Ecr, i Patrioti e Esn (l’ultradestra). Renew si è spaccata, contro Socialisti e Verdi. Gli ecologisti hanno chiesto a von der Leyen di ritirare il testo. Mentre Patrioti e Conservatori rivendicano la vittoria e immaginano la nascita di una nuova coalizione di destra. Il testo emendato così approvato, con 371 sì, 240 no e 30 astensioni, ora torna alla commissione competente, la Envi, per il trilogo, il negoziato interistituzionale, con il Consiglio.
Insieme “all’estrema destra”, il Ppe ha “indebolito” le disposizioni principali del regolamento Ue sulla deforestazione. Lo ha sottolineato il gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, in una nota. A seguito del voto che ha stemperato il regolamento, il gruppo S&d esprime “profondo disappunto” per quella che considera una “significativa battuta d’arresto” rispetto agli impegni ambientali dell’Ue.
Per i Socialisti “questo voto è l’ennesimo esempio del siluramento del Green Deal da parte del Ppe e dell’indebolimento degli sforzi dell’Ue sul clima e sulla biodiversità, in presenza di un’urgente crisi ambientale”. L’S&D chiede quindi alla Commissione di “ritirare la sua proposta“.
Per Delara Burkhardt, negoziatrice S&D sulla legge Ue sulla deforestazione, “questo regolamento è fondamentale per garantire che i prodotti che entrano nel mercato dell’Ue siano esenti da deforestazione, rafforzando la leadership dell’Unione negli standard ambientali globali. Mentre il gruppo S&D era disposto ad approvare un anno di rinvio, per dare alle imprese il tempo di adeguarsi, ci siamo categoricamente opposti agli emendamenti indebolenti del Ppe, che sono stati approvati con il sostegno dei gruppi di estrema destra“.
“Consentendo l’approvazione di questi emendamenti, il Ppe ha eroso la credibilità dell’Ue nella lotta alla deforestazione, alla perdita di biodiversità e al cambiamento climatico. Hanno creato incertezza per gli operatori e i commercianti che cercano di rispettare il regolamento. Hanno anche creato un sistema ingiusto di doppi standard tra gli Stati membri dell’Ue, in cui i diversi Stati membri saranno classificati in diverse categorie di rischio”, conclude Burkhardt.
Il regolamento sulla deforestazione
Il regolamento sulla deforestazione, adottato dal Parlamento il 19 aprile 2023, mira a combattere i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità prevenendo la deforestazione connessa al consumo nell’Ue di prodotti ottenuti da bovini, di cacao, caffè, olio di palma, soia, legno, gomma, carbone e carta stampata.
Già in vigore dal 29 giugno 2023, le sue disposizioni avrebbero dovuto essere applicate dalle imprese a decorrere dal 30 dicembre 2024. Il testo è stato riaperto per dare più tempo alle Piccole e medie imprese per applicare le norme.
Secondo il testo adottato, infine, la Commissione dovrà mettere a punto un sistema di analisi comparativa per Paese entro il 30 giugno 2025. Tuttavia, gli emendamenti approvati da soli non bastano: affinché le modifiche entrino in vigore, il testo deve ora essere negoziato con il Consiglio, dato che è stato modificato, per trovare un accordo sulla versione finale della legislazione. Una volta formalmente adottata e pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Ue, la legge entrerà in vigore tre giorni dopo.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) 420 milioni di ettari di foresta, un’area più grande dell’Ue, sono stati distrutti a causa della deforestazione tra il 1990 e il 2020. Il consumo dell’Ue rappresenta circa il 10% della deforestazione mondiale, in particolare a causa del consumo di olio di palma e di soia, che pesano per oltre due terzi del contributo europeo alla distruzione delle foreste.
La reazione italiana e i veti incrociati su Fitto
Il rinvio del regolamento sulla deforestazione, approvato ieri dal Parlamento europeo, rappresenta una grande vittoria per l’Italia che, “insieme a molti altri governi di matrice politica diversa, aveva proposto di rinviarne l’applicazione poiché avrebbe causato effetti devastanti sulla produzione e trasformazione agricola”. L’ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.
“La richiesta di rinvio è stata avanzata non solo dai nostri produttori, – ha continuato Lollobrigida – ma anche dagli Stati di origine delle merci, sottolineando l’inapplicabilità attuale delle regole previste e il forte rischio di favorire un mercato illegale parallelo. Inoltre, avrebbe rafforzato i sistemi produttivi che non rispettano i diritti ambientali”.
“La Germania, durante il G20 in Brasile, aveva richiesto un rinvio di sei mesi, nonostante sia governata da una coalizione rosso-verde, mentre l’Italia ha proposto un rinvio di un anno, indicazione che è stata poi accolta. Ora auspichiamo che il Consiglio e la Commissione possano concludere in tempi brevi l’approvazione del testo finale per rendere applicabile il rinvio”, conclude il ministro.
Il voto sul regolamento arriva dopo i veti incrociati sui commissari preposti a vice della von der Leyen, tra i quali configura anche quello italiano, Raffaele Fitto. “Questo non è accettabile – ha spiegato Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un intervento ai microfoni di Radio1 -. Il punto vero è che il partito di Giorgia Meloni, appartenente al gruppo dei conservatori, a luglio non hanno votato il programma europeista di Ursula Von der Leyen. I conservatori sono d’accordo ad accelerare la transizione ecologica? Sono d’accordo ad un Piano di investimenti così come proposto da Draghi? Sono d’accordo a togliere il diritto di veto ai singoli Stati? Le risposte sono tutte dei no. Ma sono questi i punti del programma europeista di Von der Leyen. Questa è la vera contraddizione. È evidente che l’Italia debba avere un commissario di peso, ma, se Meloni avesse proposto un esponente di Forza Italia invece di un esponente di FdI, che è fuori dalla maggioranza europea, tutto questo dibattito non ci sarebbe stato”, ha proseguito Ricci.
“Si è trattato, dunque, di una forzatura di Giorgia Meloni. A meno che Ursula Von der Leyen non voglia allargare la maggioranza a destra. Questo è il nodo da sciogliere, un nodo politico e programmatico. Se Von der Leyen vuol cambiare programma e alleanze, cambia tutto “, ha concluso Ricci.