Mosca minaccia l’Europa: “La Germania sprofonderà come Kiev”

Il Cremlino alza i toni e allontana la data per la pace: "Ci vuole tempo"
1 giorno fa
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Putin Presidente Russia Ipa Ftg
Vladimir Putin (Ipa/Ftg)

La Germania “sprofonderà ulteriormente nella fossa in cui si trova da tempo il regime di Kiev che sostiene”. Così Mosca dopo che il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato la fine di ogni limitazione alla gittata delle armi occidentali fornite all’Ucraina.

Per Merz, Mosca non è davvero interessata alla pace, nonostante i tentativi occidentali di non indispettire eccessivamente il Cremlino. Anzi, i fatti dimostrano che da quando gli Stati Uniti, con Trump alla Casa Bianca, si sono mostrati più accondiscendenti, la Russia ha aumentato l’intensità dei suoi attacchi in Ucraina, smentendo con i fatti le promesse di un’apertura al dialogo.

Ne abbiamo avuto prova lo scorso weekend, quando l’esercito di Putin ha lanciato 367 droni e missili contro 30 città e villaggi ucraini, uccidendo almeno 12 persone, tra cui tre bambini. l dispiegamento di armi più esteso dell’intero conflitto. Il più esteso dispiegamento di armi dall’inizio del conflitto, a pochi giorni dalle trattative di Istanbul. Sui rischi di un incontro fasullo avevamo scritto qui: Putin-Zelensky, l’incontro a Istanbul è solo una montatura?.

Da qui le parole di Trump che ha definito “pazzo” il presidente russo e la decisione del cancelliere tedesco di adottare il pugno di ferro nei confronti della Russia. La risposta del Cremlino, ancora una volta, è stata quella di alzare i toni del conflitto e minacciare il coinvolgimento della Germania.

Non solo: Mosca ha approfittato dell’occasione per allontanare ulteriormente le prospettive di pace.

Le minacce di Mosca: “I Taurus bruceranno come fiammiferi”

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, non ha usato mezzi termini nel commentare la decisione tedesca. “Se la Germania fornirà all’Ucraina missili a lungo raggio Taurus, essi bruceranno come fiammiferi, come già avvenuto ai carri armati Leopard”, ha dichiarato secondo l’agenzia Interfax. 

Zakharova, la stessa che ha attaccato più volte il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha poi rincarato la dose: “Qualsiasi arma tedesca non cambierà il corso dell’operazione militare speciale”. Una sicurezza che tradisce forse più preoccupazione di quanto Mosca voglia ammettere, considerando che i missili Taurus hanno una gittata di oltre 500 chilometri e potrebbero raggiungere obiettivi strategici in territorio russo.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito la decisione tedesca “piuttosto pericolosa”, aggiungendo che “queste potenziali decisioni, se mai venissero effettivamente prese, sono in assoluto contrasto con le nostre aspirazioni a raggiungere una soluzione politica”. Parole che suonano come un ultimatum diplomatico mascherato da preoccupazione per la pace.

La svolta di Merz: “Noi siamo minacciati e ci difenderemo”

Da quando si è insediato, il cancelliere tedesco ha fatto capire che la sua Germania avrebbe investito miliardi di euro per tornare ad essere una temuta forza militare. L’esercito più forte d’Europa, secondo il leader della Cdu.

Ieri, durante la conferenza stampa a Helsinki, Merz ha chiarito la sua posizione verso Mosca: “Noi siamo minacciati e ci difendiamo. Non deve esserci alcun dubbio sul fatto che noi ci difenderemo“. Una fermezza che segna una netta discontinuità rispetto al predecessore Olaf Scholz, che aveva sempre rifiutato di inviare i missili Taurus per timore di trascinare la Germania in guerra.

Merz ha spiegato che Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno concordato l’abolizione dei limiti all’uso di armi occidentali da parte di Kiev, consentendole di impiegare armi a lunga gittata per colpire il territorio russo. “Non ci sono più restrizioni alla gamma di armi fornite all’Ucraina: né dai francesi, né dagli inglesi, né da noi, né dagli americani”, ha precisato il cancelliere.

La decisione rappresenta un cambio di paradigma per Berlino, che finora aveva limitato le armi fornite a Kiev a una gittata inferiore ai 70 chilometri. Il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, ha inoltre annunciato che d’ora in poi le autorità tedesche non informeranno più il pubblico sulle forniture di armi all’Ucraina, al fine di nascondere le proprie mosse a Mosca.

Mosca allontana la pace: “Processo complesso, serve tempo”

Mentre l’Occidente alza il tiro militare, Putin sembra sempre più determinato a procrastinare qualsiasi negoziato serio. Il portavoce del Cremlino ha dichiarato che il processo di pace in Ucraina è “complesso e, naturalmente, c’è bisogno di tempo”. Una formula diplomatica che nasconde una realtà ben diversa: secondo fonti vicine al Cremlino, “l’entusiasmo per il negoziato è vicino allo zero“. Alla faccia dell’amicizia con Trump, già perdonato dall’amministrazione del Cremlino per aver definito pazzo Vladimir Putin: “Il presidente Usa ha avuto una reazione emotiva”, ha dichiarato Peskov.

Intanto, l’ex consigliere di Putin, Sergey Markov, ha rivelato che si parlerà di pace solo a partire dal prossimo autunno, dopo un’offensiva alla quale Putin non vuole rinunciare. I sondaggi interni mostrano che il sostegno popolare all’operazione militare speciale ha raggiunto livelli record, con persino i precedenti critici che ora appoggiano la guerra. Questo consenso interno rafforza la posizione del cosiddetto “partito della guerra” che spinge Putin a conquistare almeno le città di Kharkiv e Sumy prima di qualsiasi negoziato.

Che fine ha fatto il memorandum russo per la pace?

Il tanto annunciato memorandum russo per la pace rimane un mistero. Sabato scorso, il vicepresidente del Consiglio della Federazione, Konstantin Kosachev, aveva affermato che la preparazione del testo era “nella fase finale” e sarebbe stato sottoposto a Ucraina e Usa “nei prossimi giorni”. Ma Peskov ha subito ridimensionato: “Stiamo parlando di un progetto serio, basato su documenti complicati, che richiede controlli accurati e molta preparazione”.

Le richieste russe rimangono immutate e massimaliste: ritiro delle truppe ucraine dai territori annessi da Mosca, politica statale non antirussa, neutralità dell’Ucraina fuori da qualsiasi blocco militare, e solo armamenti difensivi. Condizioni che equivalgono a una resa incondizionata di Kiev e che rendono qualsiasi negoziato una farsa diplomatica.

La strategia di Putin consiste nel guadagnare tempo per consolidare le conquiste territoriali e logorare la resistenza occidentale, sperando che l’opinione pubblica europea si stanchi del sostegno all’Ucraina. Ma la determinazione mostrata da Merz e l’escalation delle forniture militari occidentali potrebbero costringere il Cremlino a rivedere i propri calcoli strategici.

Intanto, Mosca ha già fatto i suoi calcoli: secondo un piano (non più) segreto, Putin ha già fissato le 6 condizioni per arrivare alla pace nel 2026.