Price gap gas, l’Ue dice no alla richiesta dell’Italia. Cosa succede ora?

La misura, attivata nel 2022, è scaduta lo scorso gennaio. L'Italia teme giochi speculativi, ma Bruxelles ha altri piani in vista del Clean Industrial Deal
6 giorni fa
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Anna Kaisa Itkonen Ue
La portavoce della Commissione europea, Anna Kaiso

Le bollette sempre più care preoccupano le famiglie e le imprese italiane, ma da Bruxelles arriva lo stop alla richiesta di prolungare il meccanismo del price cap: “non è attualmente in discussione”, ha dichiarato la portavoce della Commissione europea Anna-Kaisa Itkonen. Una risposta indiretta a tutti quei Paesi – Italia compresa – che da settimane chiedono a Bruxelles una proroga del price cap per scongiurare il rischio di prezzi folli.

Questa misura è stata varata nel 2022, quando l’Ue ha iniziato il proprio percorso di allontanamento dal gas russo, ed è scaduta alla fine di gennaio 2025, proprio mentre i prezzi del metano sul mercato di Amsterdam hanno raggiunto i massimi degli ultimi anni. Il timore (delle imprese e della politica) è che senza il price cap si inneschi una pericolosa speculazione sui mercati finanziari.

Price cap e prezzo del gas

Il 2025 si è aperto con i rincari sulle bollette di luce e gas (+2,5% sul gas secondo i dati Arera), una dinamica che ha contribuito al calo della produzione industriale, che in Italia si verifica da 18 mesi consecutivi. Giova ricordare che da dicembre scorso il gas russo non passa più da Kiev, nonostante le proteste del premier slovacco Robert Fico.

Il price cap si sarebbe attivato qualora il prezzo del gas sull’indice olandese Ttf (riferimento per il costo del gas in Europa) avesse superato i 180 euro per Megawattora per 3 giorni lavorativi e quello mesile avesse superato di almeno 35 euro il prezzo di riferimento del Gas naturale liquido. Oggi, 14 febbraio 2025, il gas in Italia costa 54,43 euro per megawattora, in ribasso rispetto ai 58,76 euro/MWh di ieri, ma comunque molto alto rispetto al costo pre-guerra in Ucraina.

Anche se non è mai stato attivato, perché il costo del gas non ha mai raggiunto le soglie limite, il price gap fungeva da ‘sentinella’ sul costo del gas. Era quasi un avvertimento a non speculare sull’Europa.

Una conferma arriva dal tenore del ministro Gilberto dell’Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin: “Ho chiesto all’Unione europea di minacciare almeno di mettere un price cap, che non significa fissare il prezzo di gas, ma sospendere le quotazioni. E sospendere le quotazioni – ha precisato il ministro nei giorni scorsi – non vuol dire impedire di comprare o vendere. La compravendita fisica prosegue, ma non si può più scommettere a termine, e non si può più vendere a termine”.

Cosa significa sospendere le quotazioni?

Il blocco delle quotazioni sui mercati finanziari proposto dal ministro Fratin significa che gli investitori non potranno più stipulare contratti a termine per il gas. Normalmente, questi contratti permettono agli operatori finanziari di fissare oggi il prezzo del gas che verrà scambiato in futuro, spesso speculando su eventuali aumenti o diminuzioni dei prezzi. Queste operazioni speculative possono far salire artificiosamente il prezzo, creando picchi improvvisi o oscillazioni estreme con gravi ricadute sulle famiglie e sul tessuto imprenditoriale.

Interrompendo questo meccanismo, si elimina l’opportunità per chi opera nei mercati finanziari di “scommettere” sui futuri movimenti del prezzo del gas. Di conseguenza, il prezzo che vediamo oggi sul mercato diventa meno soggetto a fluttuazioni improvvise, perché non viene più influenzato da contratti speculativi. Questo dovrebbe tradursi in una maggiore stabilità del costo del gas.

L’Ue pensa al disaccoppiamento gas-elettricità

La richiesta dell’Italia, comunque, non è nei piani di Bruxelles. I vertici dell’Unione europea sembrano preferire altre soluzioni al price gap. Tra queste, spicca l’idea del disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’elettricità.
Tradizionalmente, il prezzo dell’elettricità è fortemente influenzato da quello del gas, poiché il gas è una delle principali fonti per la produzione di energia elettrica, mentre il disaccoppiamento implica che i due prezzi vengano determinati in maniera indipendente. Questo meccanismo, già adottato con successo in Spagna e Portogallo, permette di contenere l’impatto dei rincari del gas sulle bollette elettriche, garantendo una maggiore stabilità per i consumatori e le imprese.

Il Clean Industrial Deal, una nuova strategia verde

Il sipario verrà alzato il 26 febbraio, quando Ursula von der Leyen aprirà i lavori del Clean Industrial Deal, il nuovo ambizioso piano dell’Ue per rilanciare l’agenda verde e garantire energia a costi accessibili. Oltre al disaccoppiamento dei prezzi gas-luce, il piano potrebbe prevedere diversi incentivi per accelerare la produzione di energia pulita. L’obiettivo di Bruxelles è triplice: soddisfare la domanda delle imprese più energivore, ridurre i costi in bolletta e abbattere le emissioni di gas serra, mantenendo le promesse green mentre l’America di Trump vuole tornare ai carbon fossili.

La reazione del governo italiano e le misure temporanee

All’inizio dei lavori Ue mancano meno di due settimane, ma nel frattempo il caro-bollette morde sulle caviglie di consumatori e aziende. Rispondendo al question time in Senato, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che nelle prossime settimane il governo emanerà un provvedimento “con riferimento alle dinamiche dei prezzi” dell’energia.

Una prima mossa dell’esecutivo è stata quella di anticipare le aste per il gas. Questo, almeno nelle intenzioni di Palazzo Chigi, dovrebbe consentire all’Italia di riempire gli stoccaggi quando i prezzi sono ancora relativamente bassi. In questo modo, il Paese può garantirsi, a un prezzo sicuro, una riserva strategica di gas utile in caso di eventuali aumenti futuri.

Intanto, dal 9 febbraio scorso, Estonia, Lettonia e Lituania sono diventati completamente indipendenti dall’energia elettrica russa. I Paesi baltici erano gli unici a dipendere ancora (seppure parzialmente) da Mosca: un passaggio storico, aspettando il Clean Industrial Deal.