La battaglia politica tra il Ppe e le Ong: richiesta di trasparenza o strategia?

Il Partito Popolare Europeo e le destre radicali europee puntano il dito contro le Ong: cosa c’è dietro
20 ore fa
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Parlamento Europeo

Negli ultimi mesi, il Partito Popolare Europeo (Ppe) è stato accusato di attaccare le organizzazioni non governative (Ong) per avvicinarsi alle destre radicali dell’Unione europea. Il dibattito si è acceso nel Parlamento europeo, dove gruppi liberali come Renew Europe e Socialisti e Democratici (S&d) hanno denunciato la campagna contro le Ong come un tentativo di limitare i diritti della società civile.

Dal canto suo, il Ppe rivendica maggiore trasparenza sui finanziamenti di tali organizzazioni. Ma è davvero così o solo una strategia politica?

Il Ppe e la destra europea: una battaglia politica contro le Ong?

Il Ppe sostiene che la sua posizione nasce dalla necessità di maggiore trasparenza sui fondi pubblici destinati alle Ong. In accordo con i partiti di estrema destra, il Ppe, accusa la Commissione europea che finanzierebbe le Ong per attività di lobbying senza sufficiente trasparenza. Questo ha generato tensioni con gli alleati storici del Ppe, mettendo a rischio la stabilità della coalizione centrista del Parlamento europeo.

A fare luce sulla vicenda è un’inchiesta di Politico che ha evidenziato come l’iniziativa contro le Ong – secondo un funzionario del Parlamento europeo – sia nata con il gruppo Patriots for Europe, il neopartito di estrema destra dell’europarlamento, con una parte significativa del Ppe favorevole all’idea.

Non è un caso che ciò avvenga in un contesto di crescita delle forze di destra in Europa: Paesi come Italia, Francia, Paesi Bassi, Ungheria, Germania e Slovacchia hanno visto un rafforzamento dei partiti di destra e centrodestra. La crescita elettorale dei partiti più radicali potrebbe aver imposto al Ppe la sopravvivenza scegliendo terreni comuni di battaglia con i rivali storici. Il rischio? Questa svolta politica potrebbe influenzare le future decisioni dell’Unione europea su temi come il Green Deal, diritti civili e la trasparenza istituzionale.

Valérie Hayer, leader di Renew Europe, ha definito la campagna del Ppe “profondamente preoccupante” e volta a ridurre lo spazio democratico per le Ong. Anche Iratxe García, presidente del gruppo S&D, ha espresso preoccupazione per l’impatto sulle politiche ambientali e sui diritti fondamentali. La questione ha sollevato interrogativi sulla direzione politica del Ppe e sulla sua vicinanza alle forze di estrema destra.

La risposta del Ppe

Il Gruppo Ppe, in una nota relativa alla sessione plenaria di oggi 7 maggio, durante la quale si è votato il bilancio della Commissione del 2023, ha insisto sul fatto che non si sta facendo abbastanza per porre fine alla segretezza sui finanziamenti alle Ong. “Si tratta di uno scandalo di lunga data che denunciamo da tempo. La Commissione europea non deve finanziarle segretamente per fare pressione sul Parlamento europeo o contro le sue proposte legislative”, ha dichiarato l’eurodeputato Tomáš Zdechovský, portavoce del gruppo Ppe per il controllo dei bilanci, dopo il voto odierno in Commissione europea.

“Sebbene le Ong svolgano un ruolo vitale in ogni democrazia, devono comunque essere soggette a controllo finanziario. La trasparenza non è una punizione, è una questione di fiducia e un principio fondamentale”, ha sottolineato Zdechovsky.

“Il voto di oggi, che riconosce le preoccupazioni della Corte dei conti europea sull’opacità dei finanziamenti alle Ong, è solo l’inizio di una lunga maratona. Il Gruppo Ppe insisterà per un’azione più incisiva. Le Ong che ricevono fondi pubblici devono essere soggette a un controllo pubblico. Vogliamo esaminare sistematicamente i contratti tra la Commissione europea e le singole organizzazioni”, ha spiegato l’eurodeputato Niclas Herbst, capo negoziatore del Parlamento la gestione del bilancio 2023 della Commissione europea.

Il futuro delle Ong e la trasparenza dei finanziamenti

Ma su cosa si muovono le accuse del Ppe alle Ong? Un rapporto della Corte dei conti dell’Ue ha denunciato la mancanza di trasparenza dei finanziamenti alle Ong. Un terreno, quello degli enti no profit e delle società di lobbing che ha sempre visto la mancanza di una regolamentazione ben chiara in materia di rendicontazione.

Secondo i dati europei raccolti da LobbyFacts, le Ong dichiarano di spendere complessivamente 159 milioni di euro per le attività di lobbying dell’Ue. Tuttavia, oltre il 70% delle organizzazioni non governative presenti nel Registro per la Trasparenza dell’Ue è registrato come “non commerciale” e, per questo motivo, non è tenuto a rilevare la propria rendicontazione interna.

Se da un lato, quindi, esiste realmente un vuoto normativo in materia, dall’altro si teme che queste lamentele politiche si traducano in ulteriori tagli nei prossimi negoziati sul bilancio dell’Ue. “È un timore più che legittimo e anch’io nutro questa preoccupazione”, ha aggiunto il funzionario del Parlamento citato in precedenza.

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