Con l’arrivo del 2025, la Polonia prende ufficialmente il testimone della presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, un ruolo che la vedrà protagonista nelle trattative e nelle decisioni cruciali per il futuro del continente. Non è la prima volta che Varsavia si trova a ricoprire questa posizione: la sua prima presidenza risale al 2011, ma ora, a distanza di tredici anni, il contesto europeo e globale è notevolmente cambiato. Le sfide politiche, economiche e sociali che attendono la Polonia durante i suoi sei mesi di leadership sono molteplici, ma la parola d’ordine è una sola: sicurezza.
Un’agenda imperniata sulla sicurezza
Nel programma delineato da Varsavia per il semestre che inizierà il 1° gennaio, la sicurezza emerge come la dimensione centrale di ogni discussione, declinata in sette sfaccettature che spaziano dalla sicurezza esterna a quella energetica, economica, alimentare, sanitaria, fino alla difesa collettiva e alla protezione contro minacce ibride. La minaccia rappresentata dall’invasione russa dell’Ucraina, infatti, ha ridefinito le priorità di sicurezza per l’intero continente, spingendo l’Ue a reagire con una determinazione che non ha precedenti nella storia recente. La Polonia, con la sua posizione geografica strategica e la sua lunga tradizione di difesa delle libertà europee, si trova in prima linea, sia dal punto di vista militare che politico, nel sostenere l’Ucraina contro l’aggressione russa.
La presidenza polacca del Consiglio avrà il compito di rafforzare la cooperazione con la Nato e i paesi alleati, inclusi Stati Uniti, Regno Unito e Corea del Sud, ma soprattutto di consolidare il confine orientale dell’UE. La proposta del cosiddetto scudo orientale, per proteggere le frontiere dell’Unione dalle incursioni ibride provenienti da Bielorussia e Russia, è una delle misure più rilevanti che Varsavia intende promuovere. Quella polacca sarà una presidenza che avrà come obiettivo prioritario la difesa della sicurezza collettiva dei cittadini europei, un aspetto che trova il suo coronamento nella continua spinta per un rafforzamento delle difese esterne, ma anche nell’assicurare una protezione più robusta contro le minacce interne, che spaziano dal terrorismo alla cyber-sicurezza.
Un approccio pragmatico all’allargamento dell’Ue
Non meno complicata sarà la gestione della politica europea di allargamento, in particolare per quanto riguarda l’integrazione dell’Ucraina nell’Ue. La Polonia è tra i paesi più favorevoli a un allargamento che porti Kiev nell’orbita comunitaria, sia per motivi strategici che storici, ma si trova a dover fronteggiare anche difficoltà interne, in particolare nell’ambito agricolo. Il settore, infatti, ha mostrato una certa resistenza nei confronti della sospensione dei dazi sull’importazione di prodotti ucraini, in quanto ciò ha generato problemi economici per molti agricoltori polacchi. Questo nodo cruciale potrebbe diventare un punto di attrito durante il semestre di presidenza, dove la Polonia dovrà agire da “onesto sensale”, come da tradizione, cercando di mediare tra le istanze degli altri Stati membri e le sue necessità interne.
Tuttavia, nonostante queste difficoltà, Varsavia si impegnerà a mantenere la coesione all’interno dell’Unione, anche se le divergenze politiche, sia interne che tra i vari Stati membri, rischiano di allungare i tempi necessari per raggiungere un consenso su questioni fondamentali come l’allargamento a est. In questo contesto, la Polonia avrà un compito arduo: raggiungere un equilibrio tra la sua spinta a sostenere l’Ucraina e la necessità di mantenere la stabilità interna, evitando che le differenze politiche sulla gestione di questa crisi possano minare la sua autorità nel Consiglio.
La transizione energetica e le sfide interne
La Polonia, storicamente dipendente dal carbone, si trova in una posizione ambigua riguardo al Green Deal europeo. Nonostante abbia manifestato una certa resistenza al ritmo della transizione energetica, la presidenza polacca del Consiglio dell’Ue potrebbe segnare un periodo di riflessione sulla sostenibilità delle politiche ambientali europee, soprattutto in un contesto in cui le preoccupazioni legate alla sicurezza energetica sono ancora urgenti. La crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina ha fatto emergere le difficoltà di una dipendenza energetica da fonti esterne, e la Polonia, da parte sua, è chiamata a bilanciare l’urgente necessità di proteggere l’approvvigionamento energetico con l’ambizione di ridurre le emissioni di carbonio. Sarà interessante vedere fino a che punto Varsavia sarà in grado di compromettere tra la sicurezza energetica e le politiche climatiche, senza indebolire gli obiettivi europei per la lotta ai cambiamenti climatici.
Un altro elemento che potrebbe aggiungere complessità al semestre di presidenza polacco riguarda le elezioni presidenziali polacche, previste per maggio 2025. Sebbene il presidente della Repubblica non abbia voce in capitolo nelle decisioni del Consiglio dell’Ue, le elezioni potrebbero comunque influenzare la politica estera e la gestione della presidenza, alimentando divisioni politiche interne che rischiano di distrarre il paese dalle sue responsabilità europee. Tuttavia, il passato ha dimostrato che anche in periodi di elezioni nazionali, la presidenza dell’Unione può essere gestita con successo, a patto che vi sia una solida organizzazione interna e un impegno costante verso gli obiettivi comuni.
Una preparazione meticolosa per un semestre determinante
La Polonia, come Paese che ha saputo rafforzare la propria posizione nell’Ue, ha lavorato instancabilmente per prepararsi a questa presidenza. Un centinaio di diplomatici polacchi sono stati inviati a Bruxelles per formarsi sulle procedure comunitarie e assicurarsi che il paese fosse pronto a prendere le redini del Consiglio. Con questo capitale di esperienza e di preparazione, Varsavia entra nel semestre con un buon margine di vantaggio rispetto a paesi che si sono avvicinati alla presidenza con meno preparazione.
Tuttavia, come sottolineato dagli esperti, non sarà un’impresa che potrà compiere da sola: gli altri Stati membri dell’Ue dovranno essere pronti a collaborare per superare le sfide che si prospettano. La presidenza polacca, quindi, si inserisce in un periodo cruciale per l’Europa, dove la sicurezza e la stabilità non sono più una certezza.