La migrazione come strumento di guerra: la Polonia prolunga la “no-go zone” con la Bielorussia

L’esecutivo polacco estenderà per altri 90 giorni la zona cuscinetto che impedisce ai migranti l’ingresso nel Paese: critiche dall’Ue e dalle Ong
2 mesi fa
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Primo Ministro della Polonia Donald Tusk (Marek Antoni Iwanczuk/SOPA Images/Shutterstock/Ipa/Fotogramma)
Primo Ministro della Polonia Donald Tusk (Marek Antoni Iwanczuk/SOPA Images/Shutterstock/Ipa/Fotogramma)

La Polonia estenderà di altri 90 giorni l’istituzione di una zona cuscinetto al confine con la Bielorussa. Ad affermarlo è stato il ministro dell’Interno Tomasz Siemoniak, a TVP Info, un’emittente statale, alla quale ha detto che la misura si è dimostrata efficace in passato per ridurre l’immigrazione illegale e che sarà riattivato per fronteggiare ulteriori arrivi.

La cosiddetta “no-go zone” è stata introdotta a giugno 2021. Dopo un aumento dei tentativi di attraversamento da parte dei migranti e un incidente che ha causato la morte di un soldato, si sono inasprite le misure di “contenimento”. Un procedimento non visto di buon occhio dall’Ue e dalle Ong: ecco perché.

Il confine con la Bielorussia

Il confine con la Bielorussia è uno di quei luoghi attualmente critici la cui affluenza di migranti ha creato dissidi nell’opinione pubblica e politica della Polonia.

La zona cuscinetto copre circa 60 chilometri del confine polacco-bielorusso. È vietato entrare. Secondo Siemoniak, il traffico di esseri umani orchestrato dalla parte bielorussa funziona in questo modo: “Qualcuno paga una cifra non trascurabile in Africa o in Medio Oriente e i trafficanti organizzano il volo, il viaggio, l’attraversamento del confine e poi l’arrivo illegale in Germania o anche oltre. Questo è l’obiettivo”. La pressione migratoria sul confine orientale del Paese mirerebbe a destabilizzare l’Ue.

La scelta di prolungare la zona per altri 90 giorni non è stata ben vista. Ma la Polonia non è la sola, molti altri Stati membri si sono dimostrati poco inclini all’ingresso di migranti nel Paese. Esempio lampante è la gestione da parte del premier ungherese Viktor Orbán di una multa da parte dell’Ue di 200 milioni di euro ricevuta per la gestione dei migranti e la detenzione degli stessi in zone illegali di confine. Così come, proprio nelle scorse settimane ha generato malumori con la scelta di acconsentire, con meno vincoli, il visto a lavoratori provenienti proprio dalla Bielorussia e Russia.

“La no-go zona ha portato risultati concreti e positivi – ha affermato il ministro degli Interni Tomasz Siemoniak in una dichiarazione -. È rivolta principalmente ai trafficanti di persone che raccolgono migranti che vengono fatti passare clandestinamente attraverso il confine”.

Il ministero degli Interni ha affermato che il numero di tentativi di attraversare illegalmente il confine è diminuito del 64% da quando è stata introdotta la zona. Zona che pare abbia un costo di 10 miliardi di zloty (2,33 miliardi di euro).

Il ministro della Difesa Wladyslaw Kosiniak-Kamysz ha affermato che la Polonia è pronta ad aumentare il numero di truppe al confine rispetto alle 5.500 unità attualmente presenti, ma non ha specificato di quanto. Le organizzazioni per i diritti umani hanno criticato questa politica, affermando che ostacola gli sforzi degli operatori umanitari volti ad aiutare i migranti, tra cui donne e bambini, intrappolati al confine.

L’appello delle Ong

“Stop Border Violence”: questo è lo slogan dell’appello delle organizzazioni non governative che supportano migranti in difficoltà e richiedenti asilo ai confini dell’Ue. Nello specifico, la Fondazione Ocalenie ha scritto sulla propria piattaforma che le politiche del governo polacco guidato da Donald Tusk in merito alla gestione dei migranti al confine con la Bielorussia prevedono “l’uso di violenza e respingimenti illegali contro persone indifese in cerca di asilo”. La Guardia di frontiera polacca è accusata da queste Ong di respingere brutalmente i migranti, condannandoli “a rischi mortali sotto il controllo del regime bielorusso. Video diffusi mostrano episodi di maltrattamenti, inclusi corpi trascinati e abbandonati al di là del confine”.

La vittoria di Donald Tusk alle elezioni ha fatto sì che il governo risultasse più fedele agli ideali di Bruxelles e proiettasse il Paese verso le politiche comunitarie. Ma l’attuale gestione dei migranti al confine con la Bielorussa, vicina alle ideologie del partito Pis (Diritto e Giustizia) con Andrezej Duda come presidente del Paese, ha portato ad una delusione generalizzata. La critica si concentra sulla continuità delle politiche del precedente governo, con il nuovo esecutivo accusato di aver tradito le aspettative di rispetto dei diritti umani e della legge internazionale.

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