Paesi sicuri, ecco la lista dell’Ue che dà ragione all’Italia

Possibile svolta nel rimpatrio dei migranti: anche Egitto e Bangladesh nella lista. Meloni: "Grande soddisfazione"
2 giorni fa
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von der Leyen e Meloni
Da sinistra, Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni (Fotogramma)

A poche ora dalla partenza per Washington, Giorgia Meloni incassa un’importante vittoria da Bruxelles. La Commissione europea ha infatti pubblicato la prima lista ufficiale dei Paesi considerati sicuri inserendovi anche Egitto e Bangladesh, più volte ritenuti idonei per le procedure di rimpatrio dalla presidente del Consiglio e dalla maggioranza del governo. Entusiasta Meloni, che commenta: “L’Europa dà ragione all’Italia“.

Questa decisione trasforma radicalmente le procedure di rimpatrio e le richieste di protezione internazionale nell’Unione e completa l’interpretazione del Patto su migrazioni e asilo.

Una lista che fa discutere

La lista include sette nazioni: Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. Le conseguenze sono immediate: le domande di asilo provenienti da questi Paesi verranno esaminate con procedure accelerate, in massimo tre mesi, con possibilità di trattenimento alle frontiere.

Spicca l’inclusione di Egitto e Bangladesh, che il Tribunale di Roma aveva classificato come “non sicuri” nei mesi scorsi, rifiutando il trattenimento dei migranti nei centri albanesi di Gjader. Analogamente, sei mesi fa il Tribunale di Bologna aveva chiesto alla Corte di giustizia dell’Unione europea se dovesse essere applicato o disapplicato il decreto legge del 21 ottobre con cui il governo Meloni ha stilato la lista dei Paesi che ritiene “sicuri” per rimpatriarvi i migranti espulsi dall’Italia.

La contraddizione tra valutazione giudiziaria e scelta politica rappresenta un punto critico che potrebbe essere contestato dalla Cgue che ha già bocciato ha bocciato la definizione di “Paesi d’origine sicuri”, pilastro del piano stipulato da Roma e Tirana.

Via libera ai Paesi “parzialmente” sicuri?

Il meccanismo bilancia armonizzazione europea e autonomia nazionale. La lista comune stabilisce uno standard minimo per tutti, ma i governi nazionali mantengono margini di manovra. Possono ampliare le proprie liste includendo altri Paesi, rispettando i criteri di Bruxelles.
L’Italia già dispone di un elenco di 19 Paesi ritenuti sicuri, che comprende oltre ai sette della lista europea anche Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Georgia, Ghana, Macedonia del Nord, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia e Sri Lanka.

La flessibilità permette di escludere specifiche regioni o categorie di persone all’interno di un Paese designato come sicuro, che era proprio il punto contestato dalla Corte di Giustizia europea. Si potrebbe considerare la Turchia sicura, ma non per la minoranza curda, o riconoscere la Moldavia come sicura escludendo la Transnistria.

Procedure più veloci e nuove regole per i rimpatri

La proposta anticipa l’attuazione di una norma del Patto su migrazioni e asilo, inizialmente prevista per il 2026. Questo permetterà procedure veloci per persone provenienti da Paesi dove meno del 20% dei richiedenti ottiene protezione internazionale nell’Ue.

Le implicazioni sono concrete: esami più rapidi, rimpatri più semplici e un potenziale effetto deterrente sui flussi migratori da queste aree. Il tasso di effettivo rimpatrio nell’Ue attualmente si aggira intorno al 30% – percentuale che l’esecutivo europeo intende aumentare con questo strumento.

Efficienza e diritti: un equilibrio necessario

La Commissione ha precisato che definire un Paese “sicuro” non garantisce che tutti i suoi cittadini siano al riparo da persecuzioni. Gli Stati membri devono comunque valutare individualmente ogni domanda di asilo, rispettando il principio di non-refoulement della Convenzione di Ginevra. Le organizzazioni umanitarie temono che procedure accelerate possano ridurre le garanzie per i richiedenti asilo genuini, specialmente considerando la situazione in Tunisia ed Egitto, sotto osservazione per le ripetute violazioni dei diritti umani.

L’iter e le prospettive future

Politicamente, l’iniziativa ha già il favore del governo italiano. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso “grande soddisfazione” definendola “conferma della bontà della direzione tracciata dal Governo italiano”. Questo allineamento riflette l’approccio italiano caratterizzato da accordi bilaterali con Paesi terzi come Albania e Tunisia.

La lista non è definitiva. I Paesi possono essere aggiunti, sospesi o rimossi se le condizioni di sicurezza cambiano. Un sistema di monitoraggio coinvolge l’Agenzia Ue per l’asilo, il Servizio europeo per l’azione esterna e l’Unhcr. La proposta richiede l’approvazione del Consiglio Ue e del Parlamento europeo. Il processo legislativo inizierà con l’esame tecnico in Consiglio il 24 aprile, banco di prova per le nuove dinamiche istituzionali europee post-elezioni.

Questa architettura normativa segna un punto di svolta nella gestione europea delle migrazioni. Resta da vedere se riuscirà a coniugare il controllo delle frontiere con la protezione di chi fugge da persecuzioni reali, definendo l’approccio europeo alle migrazioni per gli anni a venire.

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