I Paesi baltici sono collegati alla rete elettrica Ue, Kaliningrad diventa un fardello per Mosca

Estonia, Lettonia e Lituania erano gli ultimi Paesi Ue rimasti (in parte) dipendenti da Mosca
2 settimane fa
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Baltic Indipendence Day Fotogramma Ipa
I presidenti Gitanas Nauseda (Lituania), Edgars Rinkevics (Lettonia), Alar Karis (Estonia) e Andrzej Duda (Polonia) con von der Leyen alla celebrazione di Vilnius_ftg_ipa

Estonia, Lettonia e Lituania, gli ultimi Paesi europei (in parte) dipendenti dalla rete elettrica russa, hanno disconnesso le proprie infrastrutture da Mosca. Un passaggio, quello avvenuto tra sabato e domenica scorsi, definito “storico” dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Difficile essere in disaccordo dal momento che i Paesi baltici erano collegati alle infrastrutture russe dai tempi dell’Unione Sovietica.

Per l’occasione, nel centro di Vilnius (capitale della Lituania) è stata preparata una cerimonia e allestito uno schermo alto 9 metri con un orologio che ha terminato il conto alla rovescia nella giornata di ieri, domenica 9 febbraio, quando il distacco dalla rete elettrica russa è diventato definitivo. All’evento era presente anche Ursula von der Leyen, oltre a diversi funzionari europei e politici locali.

Paesi Baltici: addio Mosca, le parole di von der Leyen

“Oggi colleghiamo gli Stati baltici alla rete elettrica dell’Europa continentale. Stiamo tagliando gli ultimi legami rimasti con la Russia. Finalmente liberi da minacce e ricatti. Questo è un giorno storico”, ha esordito la presidente dell’esecutivo europeo.

Il passaggio è stato deciso ancor prima dell’invasione russa dell’Ucraina: dal 2018 Lituania, Estonia e Lettonia, Paesi convinti sostenitori di Kiev e minacciati dalla politica espansionistica del Cremlino, hanno stanziato 1,6 miliardi di euro per eliminare ogni dipendenza dalla rete elettrica moscovita. Il progetto ha subito un’importante accelerazione dopo che la Russia ha annesso la Crimea nel 2014, alzando la tensione nell’area. La rete era l’ultimo collegamento rimasto tra la Russia di Putin e i tre Paesi baltici che sono Paesi indipendenti dall’inizio degli anni ’90 (caduta dell’Urss), e nel 2004 si sono uniti all’Unione Europea e alla Nato, facendo una chiara presa di posizione geopolitica.

“Per troppo tempo noi europei abbiamo dipeso dall’energia russa. Prima dell’invasione dell’Ucraina, il 45% del nostro gas, il 50% del nostro carbone e quasi un terzo del nostro petrolio provenivano dalla Russia. Sembrava economico. Ma voi qui sapevate che non era così. Dalla vostra storia sapevate che l’energia russa aveva un costo: ricatti, minacce, incertezza economica“, ha ricordato la presidente von der Leyen durante la cerimonia di Vilnius.

La strategia per la sicurezza energetica

Il completo distacco dei Paesi baltici dalla rete elettrica russa è una forma di autodifesa: “Mettendo fine alla dipendenza energetica dei Paesi baltici dalla Russia, lasciamo l’aggressore senza la possibilità di usare l’energia come arma contro di noi”, ha spiegato il ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna. Il presidente estone Karis ha ribadito: “La Russia è uno stato inaffidabile e tale rimarrà almeno nel futuro più prossimo. I legami con la Russia ci rendono vulnerabili, i legami con l’Europa sono la nostra forza”.

Come spiegano gli analisti, il raggiungimento dell’autonomia non è stato immediato perché mantenere una fornitura elettrica costante richiede una frequenza di rete stabile, che i Paesi baltici possono raggiungere più facilmente in una vasta area come la Russia o l’Europa continentale, piuttosto che da soli. Esonia, Lettonia e Lituania avevano interrotto gli acquisti di energia dalla Russia già dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca nel febbraio 2022, ma fino ad ora avevano fatto affidamento sulla rete russa per controllare le frequenze e stabilizzare le reti per evitare interruzioni. “La sincronizzazione dei sistemi elettrici dei Paesi baltici con l’Europa continentale rappresenta solo una prima tappa: ora dobbiamo garantirne il regolare funzionamento e aumentare la cooperazione regionale ed europea per proteggere le infrastrutture critiche”, ha dichiarato il presidente lituano, Gitanas Nauseda, nel corso della cerimonia tenutasi a Vilnius.
Anche il presidente lettone Rinkevics ha spiegato che la maggior sicurezza garantita dal legame con la rete europea offrirà ai baltici una maggiore integrazione con il mercato europeo dell’energia e nuove possibilità economiche contribuendo a una più stretta integrazione nel mercato europeo dell’energia.

Il distacco da Mosca richiede anche un piano di emergenza. In base a quello lituano, illustrato dal ministero dell’Energia a Reuters, alcune utenze particolarmente energivore, come le fabbriche, potrebbero essere temporaneamente disconnessi dalla rete in caso di carenza di energia per mantenere le forniture essenziali.

Le conseguenze per la Russia

Per la Russia, il distacco dei tre Paesi baltici dalla propria rete significa che Kaliningrad dovrà mantenere da sola i costi del proprio sistema energetico. Un colpo basso per Mosca che, inclusa la costruzione di diverse centrali elettriche a gas, ha speso 100 miliardi di rubli (1 miliardo di dollari), nella sua exclave situata tra Lituania, Polonia e Mar Baltico.

Solo un mese fa, il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, ha accusato il presidente lituano di mantenere un atteggiamento “ostile” nei confronti di Mosca e di avanzare “rivendicazioni territoriali” nei confronti di Kaliningrad, che il presidente Gitanas Nauseda ha definito “originariamente lituana”, ventilando la possibilità che Mosca la “restituisca”.