Orbán boicottato dalla Commissione Ue? Ecco cos’è successo

Il portavoce della Commissione Ue Eric Marmer ha annunciato la decisione presa dalla presidente Ursula von der Leyen: come avrà reagito l’Ungheria?
2 mesi fa
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Viktor Orban

Chi è causa del suo mal… sarebbe il caso di dire a Viktor Orbán. Il leader dell’Ungheria, con il suo “tour della pace” tra Ucraina, Russia, Pechino e Florida ha fatto innervosire i rappresentanti delle istituzioni europee.

Dal primo luglio il Consiglio Ue è presieduto dai ministri di Budapest e, proprio negli ultimi quindici giorni, il presidente del Paese ha deciso di intraprendere dei viaggi che ha chiamato “missioni per la pace”, ma senza un mandato europeo.

Casualità? Ora rischia il boicottaggio e i primi segnali sono già arrivati. Ecco cos’è successo.

Boicottaggio a Orbán

La Commissione europea non invierà commissari specializzati alle riunioni informali organizzate dalla presidenza ungherese dell’Ue. L’ha affermato lunedì il portavoce della Commissione Ue Eric Marmer, sulla piattaforma di social media X. Si tratterebbe di una “punizione” che ha il sapore di un boicottaggio del Consiglio europeo informale di novembre che avrà luogo a Budapest e che avrebbe dovuto essere presieduto da un ministro ungherese.

Inoltre, è sempre più probabile che salterà pure il Gymnich, tradizionale incontro informale estivo dei ministri degli Esteri. Quest’ultimi si ritrovano, sin dagli anni ’70, circa una volta ogni sei mesi nel castello tedesco di Gymnich, dal quale prende il nome l’incontro, situato vicino Colonia e a lungo residenza degli ospiti del Governo della Repubblica federale tedesca. Si tratta di un incontro informale in cui non si adottano conclusioni ma si pongono le basi per i temi di discussione preminenti per la politica estera dell’Unione europea. La presidenza del Gymnich, dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, è affidata all’Alto Rappresentante per la Politica estera e le Politiche per la Sicurezza, Josep Borrell e vi partecipano i Ministri degli Esteri degli Stati membri.

E non ci sarà, infine, la tradizionale visita del collegio dei commissari nella capitale del Paese di presidenza, dunque Budapest. Cosa che, fino ad oggi, non era mai accaduta.

Ma perché le visite di Orbán “senza mandato” hanno creato così tanto scompiglio?

“Principio di leale cooperazione”

Durante l’ultimo Coreper, l’organismo che riunisce gli ambasciatori dei Ventisette dell’Unione si è parlato velatamente di un principio al quale si sarebbe venuti meno, quello della “leale cooperazione”.
Si tratta di un principio contenuto nell’Art. 4 del Trattato dell’Unione europea che pone un obbligo di collaborazione tra Stati membri e gli organismi dell’Unione europea e si realizza in due prescrizioni ben precise:

• nessuno Stato membro deve attuare atti che vadano a compromettere la realizzazione di obiettivi comunitari. Ciò vuol dire che lo Stato membro non deve produrre leggi (o provvedimenti amministrativi) che non siano coerenti con gli obiettivi comunitari e se lo fa il giudice nazionale deve prontamente disapplicarli o dichiararne l’illegittimità.
• ogni Stato membro deve adottare tutti gli atti giuridici che siano necessari al conseguimento degli obiettivi comunitari. È per questo che lo Stato membro deve ratificare le direttive e tutti gli altri atti giuridici della Comunità e se non lo fa può essere sanzionato attraverso la nota “procedura d’infrazione”.

È plausibile che questo principio sia venuto meno per molti rappresentanti Ue che hanno così storto il naso ai viaggi del presidente ungherese. Il suo comportamento, però, seppur conscio delle plausibili conseguenze, non ha tenuto conto del fatto che far parte dell’Unione europea significa sempre e comunque – un minimo – rappresentarla, anche quando si viaggia a Mosca e si parla di pace con Vladimir Putin, ad esempio.

Che ciò sia avvenuto in concomitanza con la presidenza ungherese al Consiglio Ue non è un caso ed è per questo motivo che da Josep Borrell, al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ci si sia premurati di ricordare al mondo che i suoi viaggi era “senza mandato”, scelta individuale che gli potrebbe costare qualche inimicizia.

La reazione ungherese

Ma come ha reagito l’Ungheria? Alla notizia dell’assenza di ministri ungheresi sostituiti da alti funzionari agli incontri informali, János Bóka (ministro ungherese per gli Affari europei), ha reagito dichiarando che la presidenza rimane “impegnata in una cooperazione sincera” per affrontare “le sfide comuni”.

“L’Ue è un’organizzazione internazionale costituita dai suoi Stati membri. La Commissione europea è un’istituzione dell’Ue – ha dichiarato Bóka sui social -. La Commissione europea non può scegliere le istituzioni e gli Stati membri con cui vuole cooperare. Tutte le decisioni della Commissione sono ora basate su considerazioni politiche?”.

E su tali considerazioni politiche che proprio Viktor Orbán si era detto contrario. In Italia, nelle dichiarazioni congiunte con la premier Giorgia Meloni a seguito di un incontro per inaugurare la presidenza ungherese che durerà fino a dicembre, chiedeva pubblicamente che gli organi e le istituzioni Ue diventassero meno politiche e più “tecniche” nella risoluzione dei problemi. Forse perché, a volerli risolvere politicamente, intende pensarci di persona.