All’Onu l’Europa si affida a Trump

Costa annuncia garanzie di sicurezza a Kiev e registra la maggioranza Ue per il riconoscimento della Palestina. Poi la sponda di von der Leyen: nuove sanzioni contro Mosca e difesa comune con Washington
21 ore fa
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Us President Donald Trump Holds Bilateral Meeting On The Sidelines Of Unga
Von der Leyen all’Assemblea Onu, sullo sfondo la bandiera Usa (AFP)

“L’Unione europea sostiene gli sforzi del presidente Trump per la pace.” A New York, davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il presidente del Consiglio europeo António Costa ha legato senza esitazioni la posizione dell’Ue al nuovo inquilino della Casa Bianca. Non solo: ha detto che Bruxelles è pronta a fornire “garanzie di sicurezza concrete” a Kiev, un impegno che proietta l’Unione oltre il ruolo di spettatore e la mette dentro la futura architettura di sicurezza ucraina.

Ventiquattr’ore prima, sempre a New York, Costa aveva affrontato un altro fronte di guerra. Alla conferenza sulla soluzione a due Stati convocata da Francia e Arabia Saudita ha definito Gaza “una catastrofe umanitaria indescrivibile” e ha precisato che la maggioranza dei Paesi dell’Unione europea ha riconosciuto lo Stato di Palestina, accompagnando l’annuncio con la richiesta di cessate il fuoco immediato e la fine degli insediamenti illegali.

In due giorni l’Europa ha quindi affiancato ufficialmente la nuova amministrazione americana nel tentativo di chiudere il conflitto in Ucraina e, al tempo stesso, ha registrato l’atto politico più rilevante degli ultimi anni sulla questione palestinese. È un doppio annuncio che tocca non solo la diplomazia, ma anche i cittadini europei: significa soldi da investire in difesa comune, significa nuove linee di politica estera da conciliare tra i Ventisette, significa posizionarsi in modo più netto su due conflitti che spaccano opinioni pubbliche e governi. In una sede come quella dell’Onu, dove spesso prevalgono formule prudenti e dichiarazioni generiche, le parole di Costa hanno fatto emergere con chiarezza la scelta di Bruxelles: presentarsi come garante delle regole della Carta delle Nazioni Unite, con impegni precisi su Kiev e una presa di posizione esplicita su Gaza.

L’impegno dell’Europa sulla sicurezza di Kiev

Al Consiglio di Sicurezza Costa ha parlato senza mezzi termini di un’“aggressione ingiustificata e illegale” da parte della Russia. Ha chiesto a Mosca di fermare uccisioni e distruzioni, di smettere di minacciare i Paesi vicini e di sedersi al tavolo dei negoziati. Ha ricordato che Kiev ha già accettato l’ipotesi di un cessate il fuoco come primo passo, ma che la pace deve coinvolgere la comunità internazionale “nel pieno rispetto della Carta delle Nazioni Unite”.

Il passaggio che ha attirato l’attenzione riguarda però l’impegno diretto dell’Unione. Costa ha dichiarato che Bruxelles è pronta a contribuire con “garanzie di sicurezza concrete” all’Ucraina, nel quadro della “coalizione dei volenterosi”. Un impegno che si aggiunge alla pressione economica delle sanzioni e al sostegno politico sul percorso di adesione. “Per realizzare le aspirazioni del popolo ucraino — ha detto — continueremo a sostenere l’Ucraina nel suo cammino verso la piena adesione all’Unione europea.”

Nel discorso è entrata anche la Cina, chiamata da Costa a “contribuire a una pace giusta e duratura”. Un riferimento che ha completato il quadro: sostegno a Kiev, pressione su Mosca, invito a Pechino a non restare ai margini di un negoziato che continua a essere bloccato.

La svolta europea sul riconoscimento della Palestina

Sul Medio Oriente Costa ha scelto parole nette. Ha parlato di Gaza come di “una catastrofe umanitaria indescrivibile”, elencando città distrutte, famiglie spezzate, la carestia usata come arma di guerra. Poi ha chiesto tre passi immediati: cessate il fuoco, accesso umanitario senza restrizioni, liberazione incondizionata degli ostaggi.

Ha puntato il dito contro l’offensiva in corso a Gaza City e contro l’escalation di violenze in Cisgiordania, prima di scandire l’annuncio politico: “Lo Stato di Palestina è stato riconosciuto dalla maggioranza degli Stati membri dell’Unione europea.” Un passaggio che, in una sala diplomatica abituata alle formule prudenti, ha fissato una posizione che sposta il baricentro europeo.

Il messaggio è stato completato da un elenco secco di esclusioni: “Non c’è posto per Hamas. Non c’è posto per il terrorismo. Non c’è posto per gli insediamenti illegali. Non c’è posto per l’uccisione di civili innocenti. Da nessuna parte: né a Gaza, né in Cisgiordania, né a Gerusalemme Est, né in Israele.” La chiusura ha riaffermato la cornice: due Stati, Israele sicuro e riconosciuto, Palestina indipendente e vitale, fianco a fianco.

Le mosse di von der Leyen a New York

Nel calendario dell’Assemblea generale si è inserito anche l’incontro tra Ursula von der Leyen e Donald Trump. “Abbiamo concordato sulla necessità di tagliare rapidamente le entrate russe dai combustibili fossili. Questo è esattamente ciò che l’Europa sta facendo con il nostro diciannovesimo pacchetto di sanzioni”. Così la presidente della Commissione europea.

Il pacchetto include lo stop alle importazioni di Gnl russo nei mercati europei e nuove misure contro raffinerie e trader anche in Paesi terzi. “L’Europa accelera gli sforzi per rafforzare il fianco orientale. Deve agire come scudo per l’Europa e per la Nato”, ha aggiunto von der Leyen, denunciando anche le incursioni russe nello spazio aereo europeo come “tentativi evidenti di testare la nostra risposta”.

Sul Medio Oriente ha ribadito la linea comune: “La sofferenza dei civili deve finire. L’Europa è saldamente unita dietro la soluzione a due Stati”. Un richiamo che ha rafforzato il messaggio europeo già portato da Costa sulla crisi di Gaza e sul riconoscimento della Palestina.