‘No’ alla revoca dell’immunità a Ilaria Salis e a Péter Magyar: un messaggio a Viktor Orbán?

La commissione giuridica dell'Europarlamento fa propri dubbi sullo Stato di diritto in Ungheria e 'salva' Salis e l'oppositore del premier Orbán, che dice: "Bruxelles legittima il terrorismo di estrema sinistra”. La partita si sposta in plenaria
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Ilaria Salis
Ilaria Salis in un'immagine di repertorio (Ipa/Fotogramma)

No’ alla revoca dell’immunità parlamentare per Ilaria Salis, deputata di Alleanza Verdi-Sinistra (Avs) sotto processo – sospeso – a Budapest, e per Péter Magyar, principale oppositore del premier ungherese Viktor Orbán. Il voto espresso stamattina da Juri, la commissione per gli Affari giuridici del Parlamento europeo, in seguito a una richiesta avanzata dai Patrioti per l’Europa (tra le cui fila siede il partito di Orbán), sembra dunque essere un messaggio inviato al governo di Budapest e alle perplessità dell’Unione europea sullo Stato di diritto nel Paese. La commissione infatti sembra aver fatto proprio il dubbio che Salis in Ungheria non avrebbe un ‘giusto processo’.

Un sospetto alimentato peraltro da un post pubblicato qualche giorno fa su X dal portavoce del governo Zoltan Kovacs, che ha condiviso le coordinate geografiche di un carcere ungherese, facendo pensare che l’esito del procedimento sia già scritto.

Negli ultimi anni d’altronde l’Ungheria è stata più volte al centro delle preoccupazioni di Bruxelles per le condizioni dello Stato di diritto, tra attacchi alle minoranze, alla magistratura, ai giornali e alle libertà, tanto da considerare l’’opzione nucleare’, ovvero l’attivazione della clausola del Trattato sull’Unione europea che prevede la sospensione del diritto di voto in caso di violazione grave e persistente dei valori fondanti dell’Ue, tra cui la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti umani.

In ogni caso, la decisione di oggi nella commissione Juri non è vincolante: sarà l’Europarlamento a dire l’ultima parola, probabilmente il 7 ottobre, ma la plenaria tradizionalmente conferma il parere della commissione.

Decisivi i voti di due popolari

Il voto in Juri era segreto ma, secondo quanto trapelato, tredici eurodeputati hanno votato contro la relazione dell’eurodeputato del Partito Popolare Europeo Adrián Vázquez Lázara, che raccomandava la revoca dell’immunità di Salis, mentre 12 hanno votato a favore, con zero astensioni. Ago della bilancia sarebbero stati, secondo fonti parlamentari, due eurodeputati del Partito Popolare Europeo, come d’altronde la matematica pre-voto già indicava.

Meno scontato, tuttavia, l’esito della decisione, dipesa anche da una serie di incroci politici che, come vedremo tra poco, hanno legato la sorte di Salis con quella di Magyar e della socialista ungherese Klara Dobrev, accusata di reati di opinione.

Per Vázquez non revocare l’immunità di Salis è una decisione “irresponsabile”, in quanto al momento dei fatti che le vengono contestati l’ex insegnante italiana non era un’eurodeputata. Vázquez ha affermato che l’Ungheria potrebbe portare il Parlamento davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) e vincere.

Salis: “Voglio essere processata in Italia”

“Difendere la mia immunità non significa sottrarmi alla giustizia, ma proteggermi dalla persecuzione politica del regime di Orbán. È per questo che la sua tutela è essenziale. Le autorità italiane restano libere di aprire un procedimento a mio carico, come io stessa auspico e chiedo con forza. Ho piena fiducia che il Parlamento confermerà questa scelta nella plenaria di ottobre, affermando la centralità dello Stato di diritto e delle garanzie democratiche”, ha detto Salis commentando il voto della commissione. Il suo legale Mauro Straini ricorda che “la Germania sta giudicando i cittadini tedeschi imputati nei fatti di Budapest (arrestati con l’ex attivista, ndr)”.

Chi ha accolto con favore l’esito del voto si è concentrato proprio su tale aspetto: “Questo è un passo chiave per difendere lo Stato di diritto e proteggere le nostre democrazie. Respingendo i tentativi di ricatto di Orbán, la Commissione Juri ha preservato l’onore delle istituzioni europee”, ha affermato The Left in una dichiarazione. Anche la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, ha scritto su X che la decisione in Juri è “una decisione auspicata e importante, in difesa dello Stato di diritto e del giusto processo”.

Il portavoce di Orbán: “L’Eurocamera legittima il terrorismo di estrema sinistra”

Dura invece, ovviamente, la reazione da parte ungherese: “È incomprensibile e scandaloso che l’Eurocamera legittimi il terrorismo di estrema sinistra“, ha scritto su X Kovacs.

“Salis e i suoi si sono recati in Ungheria con l’obiettivo premeditato di picchiare a caso la gente per strada, per convinzione politica. Non è una questione politica, ma di terrorismo”, ha continuato il portavoce di Orbán assicurando: “Non dimenticheremo e non ci arrenderemo. Ilaria Salis è una criminale pericolosa che merita di stare in carcere“.

Il leader leghista Matteo Salvini e l’europarlamentare e vicesegretario della Lega Roberto Vanacci, membri dei Patrioti, hanno affermato entrambi che in Europa “chi sbaglia non paga”.

La questione Salis

Tutti ricorderanno le immagini di Ilaria Salis, all’epoca un’insegnante di Monza, condotta a processo a Budapest incatenata: le foto fecero scalpore e provocarono indignazione, polemiche e critiche verso l’Ungheria. La donna, 41 anni, venne arrestata nel febbraio 2023 nella capitale, assieme ad alcuni ragazzi tedeschi, con l’accusa di aver aggredito dei militanti neonazisti in occasione della giornata dell’onore (un raduno che commemora il tentativo del Terzo Reich e dell’esercito ungherese, alleato di Adolf Hitler, di rompere l’assedio dell’Armata Rossa a Budapest nel 1945) e di avere legami con un gruppo di estrema sinistra.

Dopo l’arresto, Salis ha passato più di un anno in carcere, in condizioni molto criticate, per poi essere eletta all’Europarlamento nel giugno 2024 con Avs e quindi essere liberata. Il processo è attualmente congelato. Nell’ottobre dello scorso anno, i procuratori ungheresi hanno chiesto al Parlamento di revocare tale immunità, e così si è arrivati al voto di oggi.

Peter Magyar, l’oppositore di Orbán

Come anticipato, la vicenda dell’ex attivista si è allacciata in commissione insieme a quella di Péter Magyar, principale oppositore di Orbán in patria e anch’egli eletto all’Europarlamento nel 2024 ma nelle fila del Ppe. I Popolari dunque, per ‘salvarlo’, avevano bisogno dei voti delle sinistre e dei Liberali e da qui il voto contro la revoca dell’immunità anche per Salis.

Duro, anche in questo caso, il commento da parte ungherese: “Una vergogna. Un’infamia così non si vedeva da vent’anni. Oggi a Bruxelles è emerso chiaramente che il leader dell’opposizione è un uomo di Bruxelles. E vuole diventare governatore qui nel suo Paese. Ma noi non lasceremo che questo accada. Non succederà mai”, ha scritto Orbán su X.

In capo a Magyar ci sono tre contestazioni: la prima riguarda il presunto lancio nel Danubio del telefonino di un uomo che lo stava seguendo e riprendendo, le altre sono relative a due cause per diffamazione intentate dall’ex parlamentare György Simonka e dal movimento di estrema destra Nostra Patria. Magyar ha definito tutte queste accuse come “persecuzione politica“.

Il 44enne è alla guida di Tisza, partito emergente di centrodestra, ed è a oggi il principale sfidante del premier Orbán, al comando da 15 anni ininterrottamente (19 se si considera anche il primo mandato) . Per la prima volta, un partito alternativo a Fidesz guida i sondaggi in Ungheria, mostrando delle crepe nella tenuta del potere del primo ministro, in vista del voto previsto per aprile prossimo.