La nave cinese Yi Peng 3 è stata perquisita nel Mar Baltico

Rappresentanti di Germania, Finlandia e Danimarca sono saliti a bordo per indagare sul possibile coinvolgimento nella rottura di due cavi di comunicazione
3 giorni fa
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Primo Ministro Svedese Ulf Kristersson
Il Primo ministro svedese Ulf Kristersson

A novembre la rottura dei cavi sottomarini, ora la perquisizione della nave cinese Yi Peng 3, ancorata da un mese nel mare di Kattegat, in mezzo le crescenti tensioni tra Bruxelles e Pechino. Ma cosa è successo davvero e quali sono le conseguenze geopolitiche di questa vicenda?

Il danneggiamento dei cavi

Tra il 17 e il 18 novembre 2024, sono stati danneggiati due cavi dati sottomarini nelle acque svedesi di Kattegat, nel Mar Baltico. Il primo, C-Lion 1, va dalla Finlandia alla Germania, è lungo circa 1.200 chilometri ed è l’unico collegamento diretto tra la Finlandia e l’Europa centrale. La rottura dell’altro cavo, invece, ha comportato una riduzione della larghezza di banda per gli utenti in Lituania, perchéTelia, l’operatore locale, utilizza tre cavi per la connessione internet. La perdita di uno di questi ha ridotto la capacità disponibile di un terzo.

Fortunatamente, esistono altre connessioni via cavo che possono mitigare l’impatto immediato della rottura. Samuli Bergström, responsabile del Centro di sicurezza informatica finlandese, ha sottolineato che ci sono diversi cavi dati tra la Finlandia e l’estero (ma non verso l’Europa centrale), anche se l’interruzione di un cavo così cruciale mette sotto pressione le altre infrastrutture di rete.

Poco prima della doppia rottura era stata avvistata in zona la nave battente bandiera cinese Yi Peng 3, su cui in questi giorni sono saliti rappresentanti di Germania, Finlandia e Danimarca per proseguire le indagini. La polizia svedese e i funzionari cinesi hanno partecipato all’ispezione della nave ancorata nelle acque internazionali tra Svezia e Danimarca. L’ipotesi è che la nave non si trovasse lì in quel momento per caso. A novembre, la Svezia ha chiesto formalmente alla Cina di collaborare alle indagini su come i cavi dati sottomarini fossero stati danneggiati: “è estremamente importante scoprire cosa è successo esattamente”, ha detto allora il primo ministro Ulf Kristersson.

Come riferito dal Wall Street Journal, gli investigatori ipotizzano che i cavi di fibra ottica siano stati danneggiati dolosamente dalla nave cinese che ha lasciato cadere l’ancora su questi per danneggiare le comunicazioni. L’ipotesi è stata corroborata dal post di Norsar, la fondazione norvegese che si occupa di tracciare i terremoti e le esplosioni nucleari, che su X ha dichiarato di non aver registrato nessun “segnale sismico” né esplosioni nella zona, verosimilmente le uniche cause che avrebbero potuto rompere i due cavi. Escluse, appunto, quelle dolose su cui si continua a indagare soprattutto alla luce di quanto successo negli ultimi mesi.

I precedenti

La vicenda si inserisce in un contesto di crescente tensione geopolitica, infiammata dall’invasione russa in Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022. Quell’anno i gasdotti Nord Stream 1 e 2, che trasportavano gas dalla Russia alla Germania, sono stati entrambi danneggiati da alcune esplosioni, mentre nel 2023 è stato gravemente danneggiato il gasdotto Balticconnector. Un altro episodio analogo si è verificato a ottobre 2023 nel Golfo di Finlandia, dove una nave portacontainer cinese, la Newnew Polar Bear, è stata sospettata di aver danneggiato un gasdotto e un cavo di comunicazione. Le autorità finlandesi hanno notato che la nave era arrivata nel porto russo di Arcangelo con l’ancora mancante, alimentando i sospetti sul suo coinvolgimento nel danneggiamento delle infrastrutture.

Anche in questo caso, ci sono dei precedenti interessanti. A febbraio 2023, due cavi sottomarini che collegano l’isola di Matsu a Taiwan sono stati danneggiati in circostanze sospette. Navi da carico e pescherecci cinesi sono stati accusati di aver tagliato i cavi intenzionalmente, interrompendo la connettività per oltre 50 giorni.

Le autorità europee hanno provato più volte a ricollegare questi episodi alla collaborazione tra Russia e Cina, ma senza mai riuscire a dimostrare il nesso causa effetto. Non si tratterebbe di una mossa nuova per Mosca che nel 2014, durante l’annessione della Crimea, ha interrotto la principale connessione via cavo terrestre della penisola per ottenere il controllo delle comunicazioni e controllare le infrastrutture critiche per influenzare il flusso di informazioni e gestire la propaganda durante il conflitto.

Proprio in questi giorni, il presidente ucraino Zelensky ha ribadito che l’accordo che permette il passaggio del gas russo in Europa, via Kiev, non sarà prolungato, alimentando le tensioni in vista del nuovo anno (l’accordo scade il 31 dicembre).

Le conseguenze della rottura dei cavi

Dopo i danneggiamenti dei gasdotti Nord Stream e del Balticconnector, il primo ministro polacco Donald Tusk ha evidenziato come questi fatti incrinino le relazioni internazionali: “Questo tipo di incidenti infastidisce tutti noi, ovviamente, e coloro che sono interessati alla sicurezza della navigazione e alla sicurezza in quanto tale nel Mar Baltico e nei Paesi della regione del Mar Baltico”, ha detto Tusk a novembre scorso.

Queste sono le principali conseguenze del danneggiamento dei cavi sottomarini:

  1. Interruzione delle comunicazioni: I cavi sottomarini costituiscono la spina dorsale delle comunicazioni globali, trasportando circa il 99% del traffico internet internazionale. La loro rottura può causare gravi interruzioni nei servizi di telecomunicazione, influenzando il commercio globale, i mercati finanziari e l’approvvigionamento energetico;
  2. Impatto sui mercati finanziari: Le interruzioni nelle comunicazioni possono portare a instabilità nei mercati finanziari, poiché le transazioni in tempo reale e i sistemi di pagamento dipendono da una connettività affidabile. Gli investitori possono reagire negativamente a tali eventi, causando fluttuazioni nei prezzi delle azioni e nelle valute;
  3. Rischio di spionaggio: Gli attacchi ai cavi possono essere utilizzati anche per scopi di spionaggio, consentendo a potenze rivali di intercettare dati sensibili. Questo non solo minaccia la sicurezza nazionale, ma può anche danneggiare le aziende coinvolte.

Chiaramente la riparazione di queste strutture ha dei costi molto elevati e, per di più, non ripara da altri attacchi. Per questo, i Paesi Nato potrebbero intensificare la cooperazione in materia di sicurezza marittima e protezione delle infrastrutture critiche includendo esercitazioni congiunte e lo sviluppo di strategie per difendere i cavi sottomarini.

Intanto, proseguono i controlli delle autorità danesi, tedesche e finlandesi sulla nave Yi Peng 3 mentre Pechino dichiara di non avere informazioni sulla nave, nega ogni responsabilità e si dice pronta a “mantenere la comunicazione” con le parti interessate. Cavi permettendo.