I sovranisti candidano Musk al Premio Sakharov: libertà di parola o provocazione politica?

Patrioti per l’Europa, il gruppo sovranista all’Europarlamento di cui fa parte anche la Lega, ed Europa delle nazioni sovrane candidano il discusso magnate per il prestigioso riconoscimento che in passato è andato a Mandela, Navalny e attivisti per i diritti umani
1 settimana fa
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Sakharov Premio Sito

Elon Musk come Nelson Mandela e Alexei Navalny quanto a impegno nella difesa dei diritti dell’uomo. Potrebbe succedere anche questo se il discusso magnate vincerà il Premio Sakharov per la libertà di pensiero, il riconoscimento più importante dato dall’Unione europea a chi – a singoli, gruppi e organizzazioni – abbia contribuito “in modo eccezionale a proteggere la libertà di pensiero”.

La candidatura è stata proposta dai Patrioti per l’Europa, il gruppo sovranista all’Europarlamento di cui fa parte anche la Lega, e dal gruppo Europa delle nazioni sovrane, creato dal partito tedesco di estrema destra Afd: è il secondo anno consecutivo che ci provano. La motivazione è la stessa: “Il suo impegno per la libertà di parola, la trasparenza e la lotta contro la censura è in linea con i valori della libertà e dei diritti umani”, spiegano i Patrioti, ovviamente su X, il social in mano al miliardario.

Come funziona il premio

Il Premio promuove in particolare la libertà di espressione, i diritti delle minoranze, il rispetto del diritto internazionale, lo sviluppo della democrazia e l’attuazione dello Stato di diritto. Negli anni lo hanno vinto persone ed ‘entità’ disparate, tra queste Nelson Mandela, Malala Yousafzai, Denis Mukwege, Nadia Murad e Mahsa Amini, che sono stati successivamente insigniti anche del Premio Nobel per la pace.

Com’è allora che Musk è stato candidato? Semplice, perché tutti i gruppi politici dell’Europarlamento e i singoli deputati (MEP), questi ultimi purché almeno in 40, ogni anno a settembre possono avanzare le proprie proposte per il Premio. Ogni MEP può sostenere una sola candidatura.

Le nomine vengono vagliate dalle competenti commissioni per stilare una rosa di tre finalisti, che viene presentata alla Conferenza dei presidenti per la votazione finale. Il vincitore sarà annunciato il 24 ottobre, mentre la premiazione avverrà a Strasburgo, all’Europarlamento in seduta plenaria, il 18 dicembre, a pochi giorni dall’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che cade il 10 dicembre.

Le altre candidature 2024

Musk perciò è il candidato dei sovranisti, ma non è l’unico nome presentato.

Il Partito popolare europeo (Ppe) e i Conservatori e riformisti (Ecr), concordano e propongono l’opposizione al regime venezuelano di Nicolás Maduro.

In particolare, Ppe e Ecr insieme sostengono il candidato anti Maduro Edmundo González, che il Parlamento europeo ha appena riconosciuto come vincitore delle elezioni presidenziali di luglio in Venezuela, mentre il Ppe propone anche il popolo venezuelano e María Corina Machado, la leader dell’opposizione.

“L’assegnazione del Premio Sacharov a María Corina Machado e a Edmundo González sarebbe un messaggio deciso in difesa della libertà, della democrazia e dei diritti umani. Sarebbe un sostegno essenziale al popolo venezuelano nella sua lotta contro il regime totalitario di Nicolás Maduro”, ha dichiarato Dolors Montserrat, eurodeputato e vicepresidente Ppe.

Il liberali di Renew Europe sostengono Women Wage Peace e Women of the Sun, organizzazioni femministe, pacifiste e non partigiane – la prima israeliana e la seconda palestinese – attive per la pace in Medio-oriente.

I socialisti S&D nominano Women Wage Peace e Women of the Sun e le loro fondatrici Yael Admi e Reem Hajajra.

I Verdi hanno poi annunciato su X di essere “orgogliosi di nominare il dottor Gubad Ibadoghlu, accademico azero, combattente anti-corruzione e critico dell’industria dei combustibili fossili, per il Premio Sacharov di quest’anno”, in quanto “abbiamo bisogno di un’attenzione globale sul trattamento disumano riservato da Baku ai critici dell’industria dei combustibili fossili”.

Il gruppo The Left invece propone i giornalisti in Palestina (Hamza & Wael Al-Dahdouh, Plestia Alaqad, Shireen Abu Akleh e Ain Media in onore di Yasser Murtaja & Roshdi Sarraj), come spiegato su X: “La guerra genocida contro Gaza ha avuto un impatto senza precedenti sui giornalisti nell’ultimo anno. Oltre 130 giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi nell’offensiva”.

Chi lo ha vinto: da Mandela a Mahsa Amini nel 2023

I primi a ricevere il premio, dedicato al celebre dissidente russo Andrej Sakharov, vincitore del Nobel per la pace nel 1975, furono nel 1988 Mandela e Anatolij Marčenko, scrittore e attivista sovietico – a cui venne conferito postumo -. In seguito il riconoscimento è andato a dissidenti, leader politici, giornalisti, avvocati, attivisti della società civile, scrittori, madri, mogli, leader di minoranza, un gruppo antiterrorista, pacifisti, un attivista contro la tortura, un vignettista, prigionieri di coscienza lungamente detenuti, un regista, le Nazioni Unite come organismo e nel 2013 a Malala Yousafzai, quest’ultima per aver condotto una battaglia per il diritto all’istruzione dopo che a 16 anni è stata colpita da un proiettile alla testa esploso da un talebano che voleva impedire a lei e ad altre ragazze di andare a scuola.

Nel 2023 il Premio è stato dato a Mahsa Amini e alle proteste che sono seguite alla sua drammatica morte (the Woman, Life, Freedom Movement). Nel 2022 infatti la giovane iraniana era stata arrestata dalla polizia religiosa perché a loro dire non indossava l’hijab nel modo corretto, ed è poi morta in circostanze dubbie durante la detenzione.

Chissà se Musk ce la farà?

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