Ieri al Parlamento europeo si è discussa la mozione di sfiducia nei confronti della Commissione europea e della presidente Ursula von der Leyen. A presentarla sono stati 76 eurodeputati, per lo più provenienti dai partiti di centro-destra di Bruxelles. La mozione verrà votata giovedì e – anche se pare improbabile possa passare – ha già indebolito politicamente von der Leyen e posto i riflettori sulla premier italiana Giorgia Meloni e sul suo partito. Cosa deciderà di fare Fratelli d’Italia al Parlamento europeo segnerà una svolta nel rapporto tra le due leader.
Ma andiamo con ordine.
La mozione di sfiducia
La mozione di sfiducia arriva dopo il “Pfizergate”. Il caso riguarda le modalità con le quali la presidente della Commissione europea ha reperito 1,8 miliardi di dosi di vaccino contro il Coronavirus dall’azienda farmaceutica Pfizer. Era il 2021 e i ritardi nella fornitura da parte di AstraZeneca costrinsero von der Leyen a velocizzare le pratiche. Fu la stessa presidente della Commissione a condurre i negoziati con Albert Bourla, amministratore dell’azienda di origine tedesca.
Telefonate e scambi di sms: così si è tenuta la trattativa. Ma di quei messaggi nessuna traccia. A sollevare dubbi e perplessità sul modo opaco in cui è stata gestita l’acquisizione del vaccino da parte della Commissione europea sono stati diversi quotidiani e testate giornalistiche internazionali. Tra queste, prima su tutte il New York Times, che – ai continui rifiuti della presidente von der Leyen – ha intentato una causa, vinta con parere favorevole da parte del Tribunale dell’Unione europea.
La vittoria del quotidiano contro il Ursula von der Leyen ha acceso il dibattito a Bruxelles: i suoi oppositori hanno colto la palla al balzo per presentare la mozione di sfiducia. “Complottisti”, “No-vax” e “Apologeti” del presidente russo Vladimir Putin: così, ieri, all’europarlamento, la presidente della Commissione si è rivolta ai sostenitori della mozione.
Mozione von der Leyen: un problema per Meloni?
Ma cosa c’entra il voto di mozione di sfiducia con la premier Giorgia Meloni e perché potrebbe essere un problema votare sia a favore che contro? E bene: la mozione di sfiducia contro la presidente della Commissione europea è stata presentata da Gheorghe Piperea, europarlamentare romeno del partito nazionale Alleanza per l’unità dei romeni di George Simion (euroscettico e candidato perdente alle ultime elezioni nel Paese).
All’interno del Parlamento europeo, Piperea fa parte dei Conservatori e riformisti (Ecr). Si tratta dello stesso gruppo politico nel quale è presente anche il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia.
Se la mozione dovesse passare, a cadere insieme a von der Leyen ci sarebbe anche Raffaele Fitto, l’ex ministro per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il Pnrr e dal 1º dicembre 2024 vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario europeo per la politica regionale e di coesione.
La sua nomina a vicepresidente è arrivata anche grazie al rapporto di fiducia che le due leader intercorrono. Un legame politico che potrebbe, però, presto incrinarsi se il partito italiano di Giorgia Meloni votasse a favore della mozione, a Bruxelles.
La questione è già calda all’interno di Fratelli d’Italia. Infatti, si innesca un problema di coerenza interna contro la coerenza e i rapporti che possiede al di fuori dei confini nazionali: negli anni passati la premier aveva definito “scandaloso” il modo in cui si erano svolti i contratti con la Pfizer. I sostenitori del partito di Meloni criticavano a von der Leyen i presunti favoritismi che avrebbe avuto nello scegliere un’azienda tedesca come lei. Quindi non votare a favore sarebbe come rimangiarsi quelle accuse.
Inoltre, Matteo Salvini, leader della Lega e ministro italiano dei Trasporti, non ha nascosto il suo intento di votare a favore della mozione: se Fratelli d’Italia dovesse votare contro potrebbe perdere il consenso da parte di un partito della maggioranza di governo.
E “oltre il danno anche la beffa”, perché il voto sulla mozione di sfiducia arriva nel fine settimana, quando la presidente della Commissione europea sarà ospite a Roma alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina.
Un problema per l’Europa?
Per l’Unione europea, invece, la mozione rappresenta un ago della bilancia non indifferente. Negli ultimi mesi, una convivenza tra i vari partiti europei ha costretto Ursula von der Leyen a guardare – in base alle esigenze politiche – a volte a destra e a volte a sinistra, anche ricevendo non poche critiche da chi ha permesso la sua rielezione a presidente della Commissione. Cosa succede se passa la mozione di sfiducia a von der Leyen?
Anche se le possibilità sono molto basse, se dovesse passare la mozione di sfiducia comporterebbe:
- Caduta della Commissione europea: L’intera Commissione, non solo la presidente, sarebbe costretta a dimettersi. Questo è previsto dall’articolo 234 del Trattato sul funzionamento dell’Ue.
- Nomina di una nuova Commissione: Il Consiglio europeo dovrebbe proporre un nuovo candidato alla presidenza della Commissione, che poi dovrebbe ottenere la fiducia del Parlamento europeo.
- Vuoto politico e istituzionale: Si aprirebbe una fase di transizione delicata, con una Commissione dimissionaria che resterebbe in carica solo per gli affari correnti, rallentando l’azione politica dell’Ue.
- Impatto sulla credibilità dell’Ue: Una sfiducia sarebbe un evento raro, che potrebbe indebolire la posizione dell’Ue su dossier cruciali come la guerra in Ucraina, i rapporti con gli Stati Uniti e i dazi attesi, e le politiche industriali e ambientali.
Servono due terzi dei votanti affinché la mozione passi e già quei diversi gruppi politici (Socialisti e Democratici, il Partito popolare europeo, Renew Europe), nonostante le polemiche per il suo comportamento a doppia direzione, hanno confermato di votare contro. Altri, come i Patrioti d’Europa, non hanno dubbi: voteranno a favore della sfiducia. Mentre una parte del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei (Ecr) si esprimerà a favore. Sulle intenzioni di voto di Fratelli d’Italia, ciò che sappiamo è che il copresidente del gruppo Nicola Procaccini, ha detto che voterà contro “per difendere il lavoro dell’ex copresidente dell’Ecr e attuale vicepresidente della Commissione europea, l’italiano Raffaele Fitto”.