Mosca gela Kiev: “Chi perde non può dettare le condizioni”. Salta l’incontro di Istanbul?

Il vicepresidente della Camera alta russa Kosachev: "Ammesso e non concesso che ci saranno dei negoziati, l’iniziativa spetta a noi". Ma Trump spera ancora
17 ore fa
4 minuti di lettura
Vladimir Putin
Vladimir Putin (Ftg)

Dopo l’illusione, la disillusione. Dopo le parole, i fatti. Dopo l’apertura il gelo. Quello che viene da Mosca, dove il vicepresidente della Camera alta Kostantin Kosachev dichiara: “Ammesso e non concesso che ci saranno dei negoziati, l’iniziativa spetta a noi, perché a quel che mi risulta, non è chi sta perdendo che deve porre le condizioni preliminari“. Potrebbe bastare questo a far capire le reali intenzioni del Cremlino su un incontro diretto tra Putin e Zelensky giovedì 15 maggio a Istanbul.

Negli scorsi giorni i presidenti di Russia e Ucraina si sono detti pronti all’incontro diretto nella capitale turca. Zelensky, sotto la spinta del presidente americano Donald Trump, ha accettato l’incontro pur senza ottenere la tregua di 30 giorni proposta dai volenterosi (“Non accettiamo ultimatum”, ha ribattuto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov), Putin ha aperto all’incontro diretto “senza precondizioni“.

In realtà un incontro tra i due leader è l’ipotesi più remota tra quelle sul tavolo. Persino l’apertura ai negoziati è diventata una dimostrazione di forza tra Putin e Zelensky che, ricorda lo stesso Kosachev, “si detestano dal profondo del cuore”.

Intanto, Donald Trump prova un altro coup de théâtre: “Potrei andare anche io a Istanbul per l’incontro di giovedì“, dice il presidente americano consapevole che, al momento, l’obiettivo concreto dei due leader è compiacere gli Stati Uniti d’America. O almeno non far perdere la pazienza al tycoon.

Putin e Zelensky, prove di pace fake?

Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha invitato entrambe le parti a sedersi al tavolo negoziale “il prima possibile” e a dichiarare un cessate il fuoco, esprimendo fiducia che “nei prossimi giorni le parti si siederanno al tavolo per trovare una soluzione”. La sua speranza non trova conferma nelle dichiarazioni degli analisti.

Tatiana Stanovaya, politologa russa di opposizione, sintetizza un sentimento diffuso tra gli esperti: “La realtà è che né Mosca né Kiev sono pronte ad accettare una pace continuativa perché le loro posizioni sono fondamentalmente inconciliabili” e aggiunge che “obiettivamente è impossibile raggiungere un prolungato cessate il fuoco“. Non fosse altro che per Putin l’unico modo di raggiungere la pace è che l’Ucraina consegni alla Russia quattro regioni (Donetsk, Kherson, Luhansk e Zaporizhzhia) che l’esercito russo neppure controlla completamente.
Questi territori sono stati annessi da Putin nel settembre 2022 con ratifica da parte della Duma e del Consiglio della Federazione russa dopo dei referendum considerati illegittimi dalla comunità internazionale. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha ribadito l’“imperativo” di riconoscere come russi questi territori insieme alla Crimea e Sebastopoli per una risoluzione del conflitto. Da allora, la posizione del Cremlino è rimasta sostanzialmente identica.

Pur partendo da una posizione apparentemente più pragmatica, anche Oleg Karpovich, vicerettore dell’Accademia diplomatica degli Affari esteri russi, conferma la difficoltà di un armistizio stabile: “L’armistizio sarà possibile solo se Kiev accetta un dialogo serio, disponibile a tenere conto delle richieste russe. Per ora non vediamo mosse di questo genere“.

Il primo incontro tra Putin e Zelensky sembra rimandato anche per motivi logistici: tra protocolli di sicurezza e controlli sul posto, ci vogliono settimane per preparare un viaggio del presidente russo all’estero. Inoltre serve tempo per preparare i dossier sui quali discutere, come ha sottolineato lo stesso Kosachev. Eppure, Donald Trump ci prova.

Le tappe di un (non) incontro

Ieri, lunedì 12 maggio, il presidente degli Stati Uniti ha aperto alla possibilità di partecipare personalmente ai colloqui di pace tra Russia e Ucraina previsti (a parole) per giovedì 15 maggio: “Sto pensando di andare a Istanbul. Non so dove sarò giovedì. C’è una possibilità”, ha dichiarato Trump ai giornalisti prima di partire per l’Arabia Saudita, usando la solita retorica ambigua, che il mondo ormai conosce bene.

Il leader americano ha successivamente precisato: “Ho insistito affinché questo incontro abbia luogo. Non so dove sarò in quel preciso momento, sarò da qualche parte in Medio Oriente, ma volerei lì se pensassi che sarebbe utile. Trump ha anche espresso ottimismo sull’esito dei colloqui, affermando di avere “la sensazione” che Zelensky e Putin “faranno un accordo” e invitando a “non sottovalutare” l’incontro di Istanbul che “ha il potenziale di un buon risultato”.

L’apertura di Trump è arrivata dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato la sua presenza ai colloqui in Turchia, esprimendo la speranza che anche la controparte russa non si sottragga all’incontro. “Ho sostenuto il presidente Trump nell’idea di colloqui diretti con Putin. Ho espresso apertamente la mia disponibilità a incontrarlo. Io sarò in Turchia. Spero che i russi non si sottraggano all’incontro. E naturalmente, tutti noi in Ucraina apprezzeremmo se il presidente Trump potesse essere presente a questo incontro in Turchia. È l’idea giusta”, ha scritto Zelensky sul suo canale Telegram.

Il presidente ucraino ha definito le parole di Trump “molto importanti” e ha ribadito che la sua presenza in Turchia rappresenterebbe “l’idea giusta” perché “possiamo cambiare molte cose”. Zelensky ha inoltre avuto una conversazione telefonica con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per discutere i “dettagli chiave” dei negoziati che “potrebbero contribuire a porre fine alla guerra“.

Dal Cremlino non sono ancora arrivate indicazioni definitive sulla presenza di Putin a Istanbul. Il portavoce russo Dmitri Peskov si è limitato a definire “inaccettabile per la Russia il linguaggio degli ultimatum” degli europei, che avevano chiesto un cessate il fuoco immediato entro la fine della giornata di lunedì, minacciando nuove sanzioni.

La proposta di negoziati diretti era arrivata dallo stesso Putin, che aveva suggerito di riprendere i colloqui interrotti alla fine del 2022, “senza precondizioni” e di iniziarli “senza indugio giovedì prossimo, 15 maggio, a Istanbul”. Questa mossa era giunta dopo che i leader della coalizione dei volenterosi – Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz e Donald Tusk – in visita a Kyiv avevano inviato un ultimatum a Putin, concordato con Trump: o accettava un cessate il fuoco incondizionato entro lunedì, o avrebbe subito nuove sanzioni coordinate dall’Ue con gli Stati Uniti.

In risposta, Putin aveva convocato una conferenza stampa improvvisa nella notte tra sabato e domenica per rigettare il cessate il fuoco e proporre invece i negoziati diretti in Turchia. Trump aveva quindi chiesto a Zelensky di accettare immediatamente, cosa che il presidente ucraino ha fatto, annunciando il suo viaggio a Istanbul per aspettare “personalmente” Putin. Ma tutto, come abbiamo visto, sembra essere l’oggetto stesso della strategia, non la via per giungere a un vero incontro.

Le nuove sanzioni Ue

Nel frattempo, l’Unione europea sta finalizzando un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, a cui i 27 potrebbero dare un primo via libera a livello di ambasciatori già mercoledì 14 maggio. L’Ue ha inoltre deciso di attendere il 15 maggio prima di discutere ulteriori misure restrittive.

Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha sottolineato che “l’Europa dovrà essere comunque coinvolta nelle trattative per la pace in Ucraina perché avendo inflitto sanzioni alla Federazione Russa dovrà partecipare al round finale, per levare le sanzioni qualora si arrivi alla pace”. Tajani ha aggiunto: “se la Russia non vuole procedere verso la pace, saremo costretti a infliggere altre sanzioni“.

Da non perdere

George Simion Romania Ue

Romania, effetto Simion: gli scenari elettorali con l’analista politico Radu Magdin

Il leader nazionalista vola verso la presidenza. Sull'Ucraina vicino a Orbán e
Zelensky (ipa) Trump (afp) Putin (ipa)

Il “piano” di Trump per la pace: Kiev accetti l’occupazione russa

Più una richiesta di resa incondizionata dell'Ucraina, che una vera proposta di