La Moldova ‘sceglie’ l’Ue

Il Pas di Maia Sandu vince le legislative con oltre il 50% dei voti e consolida la rotta europea, mentre Mosca vede ridursi la propria influenza
7 ore fa
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Moldova Elections Vote
La presidente moldava Maia Sandu mentre vota per le elezioni parlamentari (Afp)

Il 28 settembre 2025 la Moldova ha scelto da che parte stare. Il Partidul Acțiune și Solidaritate (Pas) ha superato il 50% dei consensi, lasciando a distanza il Blocco Patriottico filorusso fermo al 24%. La fotografia diffusa dalla Comisia Electorală Centrală mostra uno scenario politico definito. Per Maia Sandu e il suo partito significa un secondo mandato parlamentare da forza di governo, ma soprattutto la conferma di una linea di marcia che porta verso Bruxelles e allontana da Mosca.

Non è stato un voto ordinario. L’affluenza al 52,2% — oltre 1,6 milioni di cittadini — è il segnale di un Paese mobilitato, ma anche stremato da mesi di campagna tossica. Le autorità hanno contato 236 violazioni, dalle foto nelle cabine al trasporto organizzato degli elettori. Episodi che da soli non spostano l’esito, ma che confermano quanto fragile resti l’infrastruttura democratica. Eppure, il voto è arrivato fino alle ultime sezioni negli Stati Uniti e in Canada senza incidenti gravi.

Dietro i numeri c’è la sostanza politica: Pas mantiene un consenso urbano e nella diaspora, mentre il blocco filorusso resiste nelle campagne. La Moldova del 2025 non è un Paese pacificato, è una Nazione che ha scelto l’Europa in un contesto ostile. Chi voleva minare il voto ha usato le leve classiche della guerra ibrida: disinformazione, corruzione, propaganda religiosa. Stavolta, però, l’argine ha tenuto.

Geografia elettorale e diaspora

Il voto moldavo si legge su due mappe: quella interna e quella esterna. All’interno, Criuleni ha segnato la partecipazione più alta (50,8%), Cantemir la più bassa (37,5%). A Chișinău ha votato oltre il 54%: la capitale resta il cuore pulsante del consenso europeista. All’estero, più di 280 mila cittadini hanno scelto nei seggi aperti in Europa e Nord America, confermando la diaspora come attore politico a tutti gli effetti.

La composizione demografica aggiunge un altro tassello: 53,1% donne, 46,8% uomini; età centrale fra 36 e 45 anni (23%). I giovanissimi restano minoritari (meno del 10%). È qui che Pas mostra il limite: la capacità di mobilitare chi vive e lavora fuori dal Paese non si traduce automaticamente in entusiasmo delle nuove generazioni interne.

L’ambasciatore della Moldova a Roma, Oleg Nica, ha ribadito il peso della comunità moldava all’estero, sottolineando che le pressioni in arrivo da Mosca “sono basate su una massiccia disinformazione diretta a influenzare le opinioni della diaspora, in modo più aggressivo rispetto allo scorso anno”. Ha poi rimarcato l’importanza della mobilitazione oltreconfine: “Non vendiamo il nostro futuro per 500 euro”.

L’Italia resta il Paese chiave: qui vivono circa 102mila cittadini moldavi con permesso di soggiorno, 48mila che hanno ottenuto la cittadinanza italiana negli ultimi dieci anni e altri 150mila con passaporto rumeno. Al referendum del 2024 il 76% dei moldavi in Italia aveva votato sì all’Europa, mentre quasi l’83% aveva sostenuto Maia Sandu alle presidenziali.

La diaspora, intanto, non è solo numeri: è terreno di contesa. Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le operazioni di influenza, con reti di troll, account falsi e contenuti generati da intelligenza artificiale. Le autorità moldave hanno denunciato un’azione coordinata con oltre 900 profili, confermando come l’interferenza russa sul voto moldavo sia stata pianificata per scoraggiare la partecipazione o spostare consensi verso il Blocco Patriottico. L’obiettivo era semplice: scoraggiare la partecipazione o spostare voti verso il Blocco Patriottico. Non ha funzionato.

Nelle zone controllate dalla Transnistria si sono recati alle urne poco più di 12 mila cittadini. Un segnale di resistenza civile in un territorio in cui l’autorità di Chișinău è contestata, ma anche la prova che la Moldova continua a vivere con una frattura interna mai ricomposta.

Bruxelles applaude

Se in patria il risultato è stato netto, la vera portata politica è internazionale. Le reazioni sono arrivate a raffica. Ursula von der Leyen ha scritto: “Hai fatto una scelta chiara: Europa, democrazia, libertà. La nostra porta è aperta. Saremo al tuo fianco in ogni fase del cammino”.

Kaja Kallas ha parlato di “un chiaro sì a un futuro europeo, nonostante i massicci sforzi della Russia”. Macron ha ribadito: “La scelta dei cittadini moldavi si è affermata con forza”.

La Romania ha salutato il voto come “esemplare” e ha promesso supporto pieno al percorso europeo. La Polonia, per voce di Donald Tusk, ha definito la vittoria di Sandu “una lezione per tutti noi”, sottolineando che la Moldova ha fermato “i tentativi della Russia di prendere il controllo della regione”.

Mosca, intanto, vede restringersi lo spazio di manovra. La denuncia di Stanislav Secrieru, consigliere per la sicurezza nazionale, resta impressa: “Stiamo assistendo a sforzi senza precedenti: più denaro per comprare voti, più disinformazione generata da Ai, più risorse per orchestrare violenze di piazza”. È la conferma che il conflitto non è militare, ma di influenza.

Il voto arriva a un anno dal referendum consultivo che ha confermato la rotta europea del Paese. È la stessa traiettoria su cui la presidente Sandu ha costruito la propria leadership. Oggi quella scelta non è più teorica: si misura nei voti e nei seggi.

Un parlamento ridisegnato, tra maggioranza stretta e opposizioni rumorose

Il nuovo parlamento si riduce a cinque forze sopra soglia: Pas, Blocco Patriottico, Alternativa, Partidul Nostru e Democrația Acasă. Tutti gli altri restano fuori, relegati a percentuali marginali. È un quadro polarizzato, che riduce la dispersione e rafforza lo scontro diretto fra filo-europei e filo-russi.

Pas avrà circa 50 seggi: abbastanza per governare, meno rispetto al 2021 quando controllava 61 deputati. La maggioranza assoluta è probabile ma non blindata. Il Blocco Patriottico, con oltre 24%, sarà l’opposizione strutturata, mentre Alternativa rappresenta l’incognita. Movimento fluido, senza linee chiare, capace di spostare equilibri in aula.

Il margine politico per Sandu è quindi più stretto. Le promesse di riforma — giustizia, lotta alla corruzione, energia — si scontreranno con una resistenza organizzata e con campagne esterne che non si fermeranno. L’esclusione del partito “Moldova Mare” per irregolarità conferma la linea dura della Commissione Elettorale Centrale della Repubblica di Moldova, ma alimenta già la narrativa del complotto tra le forze escluse.

La Corte Costituzionale avrà dieci giorni per confermare i risultati. Una formalità, salvo ricorsi. Ma la vera sfida parte dopo: tradurre il voto in stabilità politica. La Moldova si presenta ora come un Paese che ha scelto l’Europa sotto minaccia permanente, costretto a governare mentre subisce pressioni costanti. In questo quadro, la vittoria di Pas è meno un traguardo e più l’inizio di una resistenza istituzionale che dovrà reggere per anni.