Migranti respinti e maltrattati, Cipro e Libano come l’Ungheria?

Cipro e autorità libanesi finanziate dall’Ue respingono i migranti siriani al confine mentre l’Ungheria non paga la multa da 200 milioni di euro alla Commissione, per lo stesso reato commesso nel 2010
3 mesi fa
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Viktor Orban (Jacob King/IPA/Fotogramma)
Viktor Orban (Jacob King/IPA/Fotogramma)

L’Ungheria non ha rispettato la scadenza del pagamento di una multa da 200 milioni di euro imposta a giugno dalla Corte di giustizia europea. Budapest è stata accusata di “violazione dei diritti umani” per come ha gestito la crisi migranti del 2020. La somma doveva essere versata in un’unica soluzione.

“La scadenza per lo Stato membro era stata fissata al 17 luglio – ha spiegato Balazs Ujvari, portavoce della Commissione europea -. Se non avesse pagato entro 45 giorni, avrebbe ricevuto una seconda richiesta di pagamento. Questo è ciò che abbiamo fatto. Ora l’Ungheria ha 15 giorni per pagare”.

La nuova scadenza è il 17 settembre. Se Budapest non paga, la Commissione lancerà la “procedura di compensazione” e detrarrà l’importo dalla quota di bilancio del Paese.

L’Ungheria, però, potrebbe non essere la sola a subire sanzioni dalla Commissione. Anche Cipro e forze speciali del Libano rischiano ripercussioni per la gestione dei migranti provenienti dalla Siria. Ecco perché.

La condanna dell’Ungheria

La multa di 200 milioni di euro che l’Ungheria deve all’Ue è dovuta ad un caso violazione dei diritti umani.

La controversia risale a dicembre 2020. La Corte di giustizia Ue aveva stabilito che l’Ungheria tratteneva illegalmente i richiedenti asilo “in condizioni equivalenti alla detenzione” e “in zone di transito”. Inoltre, pare avesse fornito un accesso limitato alle procedure di asilo, e reso “virtualmente impossibile” la presentazione della domanda.

Di fronte al rifiuto dell’Ungheria di questa sentenza, il 13 giugno il tribunale ha stabilito che il Paese aveva “deliberatamente evitato” l’attuazione della legislazione dell’Ue, infliggendo di conseguenza a Budapest una multa di 200 milioni di euro, di cui 1 milione di euro per ogni giorno di ritardo nell’armonizzazione con il diritto dell’Ue.

Il ministro di Stato ungherese Gergely Gulyas, nella sua dichiarazione del 22 agosto, criticando duramente la multa di 200 milioni di euro, ha affermato che se l’Ue vuole i più rifugiati entro i propri confini, Budapest è disposta a pagargli un biglietto di sola andata per Bruxelles.

La denuncia dell’Ong

Intanto, però, l’Ungheria sembrerebbe non essere la sola. Un rapporto pubblicato da Human Rights Watch ha denunciato la collaborazione tra le forze armate libanesi e le autorità cipriote per impedire ai rifugiati siriani di raggiungere l’Europa, deportandoli invece in Siria, dove sono esposti a gravi pericoli.

Il documento di 90 pagine, basato su interviste, foto e dati raccolti, illustra come l’esercito libanese intercetti i rifugiati che cercano di fuggire via mare e li rimpatri in Siria, spesso dopo essere stati respinti da Cipro.

Il rapporto, inoltre, accusa Cipro di espellere i rifugiati senza consentire loro l’accesso alle procedure d’asilo e denuncia l’uso della violenza da parte delle autorità del Paese europeo. Inoltre, critica l’Ue per aver finanziato la gestione delle frontiere libanesi senza garantire il rispetto dei diritti umani, contribuendo indirettamente alle violazioni.

Il rimpatrio forzato dei rifugiati in Siria viola il principio di non respingimento, che proibisce di rimandare le persone in Paesi dove rischiano persecuzioni o torture. L’organizzazione esorta l’Ue e i suoi finanziatori a istituire meccanismi di sorveglianza per prevenire tali abusi.

I finanziamenti alle autorità libanesi

Le autorità di sicurezza libanesi hanno ricevuto quasi 17 milioni di euro dal 2020 al 2023 per la gestione delle frontiere. I soldi elargiti dall’Unione avevano lo scopo di mettere il Paese nelle condizioni di frenare l’immigrazione irregolare. Un pacchetto da 1 miliardo di euro a Beirut è arrivato a maggio di quest’anno e include fondi “per le forze armate libanesi e di sicurezza per la gestione delle frontiere e per combattere il contrabbando”.

Dall’altro lato, però, centinaia di richiedenti asilo siriani si son visti negare la possibilità di accedere alle procedure di asilo. L’esercito libanese li ha consegnati direttamente ai soldati siriani e a uomini armati non identificati all’interno della Siria stessa.

“Ammissione di colpa” del Libano

Le forze armate libanesi hanno annunciato pubblicamente le deportazioni effettuate nelle scorse settimane. Nell’ambito delle misure di sicurezza adottate dall’istituzione militare per combattere il traffico di esseri umani attraverso il mare, “due pattuglie della Direzione di intelligence, in collaborazione con un’unità dell’esercito, hanno arrestato 204 siriani mentre tentavano di attraversare illegalmente il mare – e continua -. Primo è stato condotto un raid nella casa del cittadino a Bebnin, che ha portato all’arresto di 54 siriani. E poi, altri 150 siriani sono stati arrestati sulla spiaggia nella zona di Arida. Inoltre, le forze navali, insieme a un’unità dell’esercito, hanno arrestato 5 libanesi, 26 siriani e 2 palestinesi che erano a bordo di due imbarcazioni al largo della costa della zona di Qlayaat mentre tentavano di attraversare il mare illegalmente. Sono iniziate le indagini sui detenuti sotto la supervisione della magistratura competente”.

Il Libano ha aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed è soggetto al principio consuetudinario di diritto internazionale di non respingimento, che impedisce il rimpatrio forzato di persone in Paesi in cui corrono i rischi. Insieme a Cipro, ora sono accusati di espulsioni collettive vietate dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ciò che ne è derivato, quindi, sembra essere simile alle cause che hanno portato alla condanna dell’Ungheria.

I rapporti con l’Ue

Il Paese governato da Viktor Orbán intrattiene rapporti già incrinati con gli altri Stati membri. La presidenza di turno al Consiglio dell’Unione europea non è ben vista. Ci sono stati dubbi sul revocarla o meno. Ma almeno fino alla fine dell’anno, spetterà all’Ungheria gestire le riunioni con i ministri competenti per materia dei singoli Stati membri.

Intanto, il presidente Orbán, prima ha svolto un tour tra Russia e Cina per proporre la pace (o la resa) all’Ucraina. Poi pare stia bloccando i fondi per gli aiuti al Paese in guerra con Vladimir Putin. Ha allentato le restrizioni per i visti ai russi e bielorussi e ha rifiutato, insieme all’Italia, sanzioni a ministri israeliani che maggiormente animano il conflitto a Gaza.

Alla scadenza del 17 settembre vedremo come reagirà il Paese, quale sarà la contromossa Ue. Per quanto riguarda Cipro e le forze libanesi finanziate dall’Europa, non resta da capire se gli toccherà la stessa sorte di Budapest.

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