Metsola come Draghi: l’Ue deve darsi una mossa, lo status quo non basta più

La presidente dell’Europarlamento, dallo stesso palco al Meeting di Rimini calcato pochi giorni fa dall’ex premier italiano, ha ribadito che l’Europa ha davanti a sé un bivio stretto: cambiamento coraggioso o dolorosa spirale verso l'irrilevanza
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Roberta Metsola
La presidente dell'Europarlamento Roberta Metsola in un'immagine di repertorio (Ipa/Fotogramma)

“Ha ragione Draghi, se non cambiamo rischiamo di diventare irrilevanti”, perché “lo status quo con cui tutti ci eravamo sentiti a nostro agio non è più sufficiente“. Roberta Metsola, presidente dell’Eurocamera, è intervenuta ieri al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, ribadendo l’avvertimento che l’ex premier italiano ed ex presidente della Banca Centrale Europea ha lanciato dallo stesso palco venerdì scorso: proseguendo così, l’Unione finirà ai margini dello scenario globale.

L’Ue dunque rischia grosso, ma il destino del progetto europeo, che “non è definito né completo”, dipende da ciascuno di noi”, ha sottolineato Metsola. Perché “l’Europa è ciò che noi, tutti noi, abbiamo il coraggio di rendere possibile”.

Quello che è certo è che lo status quo, lasciare le cose come stanno, sarebbe un suicidio, “significa arrendersi, significa lasciare l’Europa ai margini”, ha avvisato la politica maltese. Ma l’Europa “non è stata mai spettatrice nel mondo e non dobbiamo mai abituarci ad esserlo. Siamo leader, dobbiamo solo avere il coraggio di prendere le decisioni necessarie”.

Le opzioni dell’Ue: cambiamento coraggioso o irrilevanza

Coraggio che non è sempre così immediato, e la politica non fa eccezione: “A volte sembra che tutti vogliano il cambiamento, ma pochi siano realmente disposti a cambiare“, ha proseguito Metsola, evidenziando che negli ultimi anni il Parlamento europeo “è stato riformato in modo radicale perché abbiamo capito che se le nostre istituzioni diventano troppo miopi, troppo comode o troppo appesantite dalla burocrazia per adattarsi, i cittadini perderanno fiducia nella capacità dell’Europa di mantenere le promesse. Il mio caro amico David Sassoli ci aveva allertato su questo, anche qui a Rimini”.

Occorre cambiare, dunque, perché “come ha detto Mario Draghi, la forza economica e il soft power dell’Europa non sono più sufficienti per garantire che resti un leader globale“.

Il momento insomma è grave: l’Ue ha davanti a sé un bivio stretto, tra “solo due opzioni: un cambiamento coraggioso o la lenta e dolorosa spirale verso l’irrilevanza”.

Metsola, da parte sua, sostiene il cambiamento; ma cosa significa in pratica?

Semplificare le regole, rafforzare il mercato unico

Se Draghi invoca una maggiore integrazione, a partire dal mercato dei capitali, per Metsola “il primo passo per creare le condizioni per una crescita stabile e sostenibile” passa dal semplificare le regole, rafforzare il mercato unico e sviluppare il commercio. Uno dei problemi principali è infatti l’iper-regolazione: “Approvare 13mila provvedimenti legislativi nella scorsa legislatura contro solo 3mila negli Stati Uniti frenerebbe chiunque dal poter guidare la strada verso il futuro. Chiunque”.

“Su questo dobbiamo essere onesti con noi stessi, capire dove siamo andati troppo in fretta e dove invece non siamo andati abbastanza lontano“, ha proseguito sottolineando che “l’Unione deve diventare più agile, più veloce, più giusta, più capace di produrre risultati concreti per le persone. Deve saper usare al meglio gli strumenti a disposizione e avere il coraggio di creare di nuovi quando non li possediamo ancora”.

Sostenere le industrie europee

“In definitiva, il nostro principio è semplice: dove possiamo semplificare dobbiamo farlo, dove occorre correggerci e adattarci alle nuove realtà dobbiamo farlo. Questa è la direzione che stiamo dando al nostro lavoro”, ha proseguito la politica maltese, aggiungendo di essere “orgogliosa delle nostre industrie. Voglio sostenerle, non ostacolarle”.

“Lo stesso vale per il rafforzamento dei nostri mercati unici nei settori dell’energia, dei servizi bancari, dei mercati dei capitali, delle telecomunicazioni e della difesa. È così che potremo colmare il divario tecnologico con Stati Uniti e Cina: un’integrazione più profonda potrebbe sostenerla, ridurrebbe i costi, aumenterebbe gli investimenti e renderebbe più facile per le imprese operare in tutta Europa”, ha spiegato.

Alleanza con gli Usa solida, ma non esclusiva

E quanto all’Alleanza con gli Usa, per Metsola questa rimane solida, ma non esclusiva. “Non esiste alleanza più solida, né sintonia democratica più profonda nella storia del mondo moderno, di quella tra Europa e America”, ha notato, spiegando che “le nostre aziende sono fondamentalmente integrate, come sono i nostri stili di vita” e che il recente “accordo commerciale provvisorio è un passo avanti per le nostre relazioni transatlantiche e per la fiducia tra i nostri due continenti”.

“Ma dobbiamo anche trasformare questa esperienza in un insegnamento. Dobbiamo guardare oltre, verso partnership con Africa, con l’America Latina, basate su investimenti e relazioni commerciali solide”, ha aggiunto la presidente del Parlamento europeo.

Che ha ammesso: “Sì, il mondo è cambiato. Sì, gli Stati Uniti sono più complicati di un tempo. Sì, la guerra in Ucraina ha messo in luce la nostra dipendenza dalla Russia. Sì, la terribile situazione a Gaza ha mostrato a una nuova generazione quanto abbiamo bisogno di un’Europa più forte, che promuove la pace”.

A proposito di quest’ultima questione, “l’Europa non può voltarsi dall’altra parte”, ha affermato Metsola: “Vogliamo che le uccisioni cessino. Che la sofferenza finisca. Che gli ostaggi vengano rilasciati. Non possiamo essere indifferenti”.

“Niente sull’Ucraina senza l’Ucraina”, “Nulla sull’Europa senza l’Europa”

Capitolo Ucraina: “Kiev non sarebbe libera senza il sostegno europeo. I negoziati di pace non sarebbero possibili senza gli sforzi costanti dell’Europa”, ha sottolineato Metsola ringraziando la premier Giorgia Meloni e il ministro degli esteri Antonio Tajani “per il contributo determinante dell’Italia nel difendere i valori europei”.

La presidente dell’Europarlamento ha poi chiarito che la pace che cerca l’Europa è “una vera pace, che nasce dalla capacità dell’Ucraina di restare forte. Ecco da dove nasce la nostra insistenza su vere garanzie di sicurezza. Perché la storia ci insegna che senza di esse tutto ciò che otterremo sarebbe solo il rinvio di un conflitto più grande, più sanguinoso, con conseguenze ancora peggiori”.

Quindi occorre “una pace duratura che si fondi sul principio del ‘niente sull’Ucraina senza l’Ucraina‘, e perché ciò accada deve significare che nulla sull’Europa può essere deciso senza l’Europa“, ha specificato infine Metsola, che ha concluso: “Se vogliamo la pace, dobbiamo proteggerla. Se vogliamo la crescita, dobbiamo renderla possibile. Se vogliamo la fiducia, dobbiamo meritarla”.

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