Si vis pacem, para bellum, dicevano i latini. Se vuoi la pace, preparati alla guerra. E sembrerebbe proprio questa l’aria che tira in Europa e in Germania, come confermano le parole del leader cristiano-democratico Friedrich Merz durante il suo primo discorso da neocancelliere davanti al Bundestag, il Parlamento tedesco. “La forza scoraggia l’aggressività, la debolezza la invita”, ha detto infatti Merz ieri. E per questo motivo, la Germania trasformerà il suo esercito convenzionale in quello più forte d’Europa, in modo da potersi assumere maggiori responsabilità nella difesa del continente: sullo sfondo, le minacce russe.
“Rafforzare la Bundeswehr (le forze armate della Repubblica, ndr) è la nostra massima priorità”, ha promesso il cancelliere, sottolineando che questo è “ciò che il Paese più popoloso e potente d’Europa si aspetta. Anche i nostri amici e partner se lo aspettano da noi. Anzi, lo pretendono praticamente”.
Per raggiungere questo obiettivo non facile – l’esercito tedesco esce da anni di disarmo e sottofinanziamento – Merz si è impegnato a “fornire tutte le risorse finanziarie necessarie”, forte del fatto che a marzo è riuscito a far approvare in Parlamento una riforma storica che consente di sforare il debito, rigidamente regolato, per le spese per la difesa superiori all’1% del Pil. Superato il tradizionale freno al debito, potranno essere messi in campo centinaia di miliardi.
Cosa significa in pratica
Una legge del dicembre del 2024 prevede che entro il 2031 l’esercito tedesco raggiunga le 203mila unità, dai circa 181mila soldati attuali (dati del difensore civico per le forze armate). Un obiettivo pensabile solo reintroducendo il servizio militare obbligatorio, sospeso nel 2011 ma ancora previsto dalla Costituzione tedesca.
Attualmente, sul tema è in corso un acceso dibattito politico. L’anno scorso il ministro della Difesa Boris Pistorius, che ha mantenuto il suo ruolo nel governo Merz, ha proposto un modello ispirato ai Paesi scandinavi: tutti i diciottenni riceveranno un questionario digitale per valutare la loro disponibilità al servizio militare o alla difesa civile. La compilazione sarà obbligatoria per gli uomini e volontaria per le donne. I candidati più idonei e motivati saranno invitati a partecipare a un servizio militare di sei mesi, con la possibilità di estenderlo fino a 23 mesi per ruoli più specializzati.
Secondo un sondaggio YouGov, il 58% dei tedeschi è favorevole alla reintroduzione della coscrizione, ma secondo Die Welt la maggioranza (61%) dei giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni è contraria.
Numeri a parte, il governo dovrà affrontare carenze strutturali, professionali e pratica, e differenti visioni sulla questione all’interno della stessa maggioranza.
Il mantra di Merz: “Responsabilità”
Nel suo discorso Merz ha usato 18 volte la parola ‘responsabilità’, cominciando fin dalle primissime battute. Responsabilità per la difesa del Vecchio Continente, sì, ma alcuni osservatori ci hanno visto un messaggio implicito alla sua stessa maggioranza. Due settimane fa, infatti, il cristiano democratico ha subito un’onta, non venendo eletto al primo turno di votazioni al Bundestag a causa di alcuni franchi tiratori. Un caso unico nella storia della Germania, che ha gettato un’ombra sull’inizio del suo mandato. Ancora non è chiaro chi sia stato a votare contro, anche se in questi giorni le ipotesi si sono sprecate.
Dunque il riferimento insistente alla responsabilità è suonato come un richiamo ai suoi alleati di governo, ma forse anche ai suoi stessi compagni di partito. Merz ha promesso “affidabilità e prevedibilità” all’Europa e di impegnarsi per recuperare la fiducia dei connazionali.
Anche questi obiettivi tuttavia non saranno semplicissimi da centrare: la politica tedesca è segnata da una frattura, quella con l’estrema destra di Alternative für Deutschland (Afd), che non è più relegabile a fenomeno di nicchia. Il partito radicale, recentemente designato dai servizi segreti federali come forza antisistema e minaccia alla democrazia, è secondo i sondaggi il primo partito nel Paese, rimanendo comunque soggetto al BrandMauer, il muro tagliafuoco che storicamente ha impedito ai movimenti più radicali di entrare nelle stanze dei bottoni.
Un equilibrio sempre più complesso, visti i 151 parlamentari di cui è forte il partito e la loro combattività, e come dimostrano i commenti della co-leader di Afd, Alice Weidel, al discorso di Merz.
Nel suo intervento, Weidel ha lanciato un duro attacco alla leadership del capo dell’esecutivo: “Debolezza e instabilità sono i segnali che lei, signor Merz, ha mandato con la sua storica falsa partenza. Lei è un cancelliere di seconda scelta. E non si libererà mai di questo stigma”.
La leader dell’opposizione ha poi ribadito alcune delle storiche battaglie del suo partito: ritorno all’energia nucleare, ripresa delle importazioni di gas dalla Russia e stretta sulla politica migratoria. “I respingimenti alle frontiere possono essere solo un primo passo”, ha affermato, denunciando un presunto aumento delle criminalità collegata all’immigrazione: “Gli omicidi, gli accoltellamenti e gli stupri continuano, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana”.
L’immigrazione
Di immigrazione ha parlato anche il cancelliere, che ha confermato l’intenzione di operare una stretta, precisando allo stesso tempo che “la Germania è un Paese d’immigrazione”, che lo è stato e che lo rimarrà, peraltro suscitando applausi diffusi nell’Aula.
Anche qui tuttavia Merz cammina sulle uova, dovendo fare i conti con l’opposizione degli alleati socialdemocratici a un irrigidimento eccessivo delle politiche di accoglienza, e con le pressioni di Afd a una chiusura radicale.
D’altronde, lo stesso cancelliere è consapevole del fatto che gli immigrati servono per mandare avanti l’economia, anche se ha affermato che dopo il 2015 le maglie sono state troppo larghe e sono entrate troppe persone non qualificate, senza operare controlli.
L’economia, e Donald Trump
Merz ha anche fatto riferimento all’economia, altro dossier molto complicato che il suo governo dovrà affrontare, con il Paese in recessione da due anni. La Germania in crisi “può tornare ad essere una locomotiva economica che il mondo ammira”, ha detto, promettendo che farà “ogni cosa” per tornare sulla “strada della crescita”. “La nostra economia è ancora in gran parte competitiva ma le condizioni quadro non lo sono più”, ha dichiarato ancora.
Ua di queste ‘condizioni quadro’ è il presidente Usa Donald Trump con la sua politica estera aggressiva, altalenante, che ha messo in discussione la tradizionale alleanza tra le due sponde dell’Atlantico e gettato le basi per uno sconvolgimento del commercio globale tramite la ‘guerra dei dazi’. Da Coimbra, Mario Draghi proprio ieri ha avvisato: nulla sarà come più come prima, e la lenta agonia dell’economia europea rischia di diventare un vero tracollo.
Merz da una parte concorda con l’ex banchiere sulla necessità di allentare i vincoli rimasti nel mercato europeo per rintuzzare i problemi sulle piazze extra-Ue. Dall’altra intende anche instaurare un rapporto con Trump: durante la conferenza economica della Cdu ha fatto sapere di aver invitato Trump a visitare la città di origine dei nonni nel distretto di Bad Duerkheim, da cui emigrarono a New York alla fine del 1800. Il cancelliere ha anche confermato che si recherà “presto” in visita del presidente a Washington.
Ucraina
Capitolo Ucraina: Merz ha rifiutato ogni “pace imposta” da Mosca e ha assicurato che “ogni sforzo per continuare a raggiungere la massima unità possibile tra i nostri partner europei e americani” sulla guerra. Il cancelliere ha ribadito che è “di fondamentale importanza che l’Occidente politico non si lasci dividere”, mentre i leader europei minacciano sanzioni più severe contro Mosca.
“Non siamo parte in causa nella guerra e non vogliamo diventarlo“, ha chiarito aggiungendo però che “non siamo attori terzi indipendenti o mediatori neutrali, per così dire, tra i fronti”, e che la Germania si schiera dalla parte degli ucraini “senza se e senza ma“.