Giorgia Meloni è volata a Pechino e ci resterà fino al 31 luglio. La premier italiana intende portare la “cooperazione a nuovi livelli” tra i due Paesi. A sostenerlo è il primo ministro cinese Li Qiang che ha così aperto il Business Forum Italia-Cina nella Grande Sala del popolo di Pechino.
Li Qiang ha richiamato “lo spirito della Via della Seta” che avrebbe assicurato “pace, cooperazione e inclusività“. Le due parti, ha proseguito, “hanno bisogno di trattarsi con sincerità e onestà”.
Italia-Cina e la “lezione di Marco Polo”
L’Italia e la Cina rinforzano così la cooperazione economica in un contesto in cui l’Unione europea, insieme agli Stati Uniti, risente dell’influenza della competitività cinese e ha già multato il Paese su una serie di pratiche sleali con dei dazi sulle auto elettriche e possibili nuove sanzioni rispetto all’import di prodotti a basso costo che non rispetterebbero le normative Ue.
“Porte ancora più aperte” alle aziende italiane e non solo, per le quali sarà creato “un ambiente stabile e trasparente” per favorire i loro investimenti, ha assicurato il premier cinese. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Xinhua, il premier ha osservato che “lo sviluppo continuo e approfondito del partenariato strategico globale Cina-Italia creerà aspettative più stabili per la cooperazione economica e commerciale tra le due parti e porterà più ampie opportunità”. Li ha ricordato quanto emerso dalla terza sessione plenaria del 20° Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese che si è svolta nelle settimane scorse, dove si è concordato di andare avanti con le riforme e la modernizzazione.
“Quello di Marco Polo, come recita il nome della mostra, non è stato un viaggio solo fisico lungo la via della Seta ma di conoscenza” che ha contribuito “a modificare la percezione dell’Oriente in un periodo in cui la distanza era tale da sembrare incolmabile. Il Milione è stato ben più di un diario di viaggio, è stato una finestra verso una cultura che allora in pochi in Europa potevano immaginare, ha tracciato una strada che dall’Italia porta all’Oriente. A volte il tragitto è più agevole, a volte è sembrato più in salita ma quella strada è sempre stata percorribile. Dobbiamo continuare a tenere aperta quella strada, per far transitare le relazioni economiche e culturali alla base della nostra cooperazione. Difendere quel che siamo è lo strumento più efficace per comprende l’altro”. Così è intervenuta la premier Giorgia Meloni all’inaugurazione della mostra su Marco Polo al Millennium Museum di Pechino.
“Abbiamo una doppia missione: saper custodire ciò che abbiamo in eredità dai nostri padri e sapere accompagnare quel patrimonio nel presente e nel futuro rendendoli così premessa e spunto per nuovi traguardi. Difendere quel che siamo è lo strumento più efficace per comprende l’altro”, ha concluso la premier.
La Via della Seta
La Nuova Via della Seta è il progetto di connettività e sviluppo economico promosso dalla Cina. Attraverso la costruzione di infrastrutture e la promozione del commercio, ha come obbiettivo quello di rafforzare i legami commerciali tra Asia, Europa e Africa.
Lo scorso dicembre 2023 arrivava la notizia del ritiro dell’Italia dalla Via della Seta, la cui scadenza era fissata al 22 marzo 2024. La comunicazione, inviata dalla Farnesina all’ambasciata della Repubblica popolare cinese seguì con un “No comment” da Palazzo Chigi. Nella missiva veniva espressa la volontà di “sviluppare e rafforzare la collaborazione bilaterale” tra i due Paesi.
Pechino, il mio intervento al Business Forum Italia-Cina pic.twitter.com/ihM98acwU3
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) July 28, 2024
Cooperazione possibile?
Il bilaterale Italia-Cina porta con sé alte aspettative e la trasparenza della cooperazione è sul banco di prova europeo. “In un panorama politico volatile in Europa e negli Stati Uniti”, la visita di Giorgia Meloni in Cina rappresenta “una buona opportunità per iniettare stabilità, promuovere la cooperazione e risolvere le differenze, non solo tra la Cina e l’Italia ma anche tra la Cina e l’Europa”. Così il Global Times, quotidiano del Partito comunista cinese in lingua inglese, scrive in un lungo articolo dedicato alla missione a Pechino e Shanghai della premier italiana. Missione che, anche per la presenza di molti rappresentanti del mondo delle imprese e dell’industria, porta con sé “alte aspettative”.
Tuttavia, ha scritto il quotidiano, “il governo italiano deve dimostrare una sufficiente sincerità nel cooperare con la Cina dopo che si è ritirata dalla Via della Seta e nel gestire in modo efficace le differenze, in particolare nei colloqui sui dazi alle auto elettriche”. Nel dicembre scorso, quando ha annunciato che non avrebbe rinnovato il memorandum, il governo italiano “aveva proposto piani alternativi” e la visita di questi giorni è l’occasione per discuterli, dice Cui Hongjian, professore all’Università di studi internazionali di Pechino. Che poi ha sottolineato che il viaggio è visto anche come un’occasione per prepararsi allo “scenario peggiore”, ovvero che un cambio di presidente a novembre negli Stati Uniti possa mettere a repentaglio i legami diplomatici e commerciali tra Washington e l’Europa.
“Devono prepararsi, ridurre al minimo le perdite e l’impatto in caso di un simile esito”, osserva Cui. Ciò include anche il rafforzamento dell’unità all’interno dell’Ue per evitare possibili “tattiche divisive” di Donald Trump, come già avvenuto durante il suo primo mandato, e il potenziamento della cooperazione con la Cina.
Il governo italiano segnala che l’interscambio commerciale tra i due Paesi, nel 2023, è stato pari a 66,8 miliardi di euro, rendendo la Cina il secondo partner commercial extra-europeo per il nostro Paese, dopo gli Stati Uniti. Dal tessile alla meccanica, passando per farmaceutica ed energia, risultano essere oltre 1.600 le aziende italiane che lavorano a Pechino. Una cooperazione è quindi possibile, ma a quale costo?
La questione “Ucraina” e il ruolo degli Stati Uniti
Mentre Giorgia Meloni arrivava a Pechino negli scorsi giorni, Antony Blinken, Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America esprimeva a Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, la sua preoccupazione rispetto alle azioni cinesi. Atti intimidatori nei confronti delle Filippine, così come a Taiwan, sono solo alcune delle attività che la Cina sta compiendo anche ai danni dell’Europa. E l’Italia, in questo gioco di potere, resta la protagonista con il più grande assetto militare italiano impiegato nell’Indo Pacifico.
E tra le preoccupazioni Usa è stata manifestata anche quella del supporto cinese alla Russia nella guerra d’aggressione all’Ucraina. Wang Yi, nelle dichiarazioni ufficiali, ha lamentato la visione esagerata degli Usa che limiterebbero il commercio cinese e che interferirebbero sull’annessione di Taiwan al Paese così come al libero scambio con la Russia.
Giorgia Meloni, dal canto suo, riveste il ruolo di presidente di turno del G7 e in vista della riunione del G20 dove Xi vedrà Biden già fuori dalla Casa Bianca non resta che chiedersi se la premier italiana manifesterà le stesse preoccupazioni al leader cinese Xi Jinping.