L’European Media Freedom Act (Emfa) entra oggi in vigore in tutti i Paesi dell’Unione, imponendo nuove regole per proteggere l’indipendenza dei media, garantire il pluralismo dell’informazione e limitare le interferenze politiche ed economiche. “In Europa e nel resto del mondo, i giornalisti devono essere protetti e liberi di svolgere il loro lavoro senza paura, minacce o interferenze”, ha scritto su X la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, definendo la legge “storica” e “un rafforzamento concreto della democrazia”.
Il testo introduce vincoli precisi per gli Stati membri, che dovranno adeguare la normativa nazionale. Tra le novità più rilevanti:
- restrizioni severe all’uso di spyware contro i giornalisti, consentito solo per reati gravi e con autorizzazione giudiziaria;
- obbligo di trasparenza sui proprietari delle testate, tramite banche dati pubbliche;
- rendicontazione dei fondi ricevuti dalla pubblicità statale;
- procedure trasparenti e non discriminatorie per la nomina dei vertici dei media pubblici.
Sul fronte digitale, l’Emfa stabilisce un meccanismo per impedire che le grandi piattaforme online rimuovano o limitino arbitrariamente contenuti giornalistici indipendenti. I media di servizio pubblico dovranno ricevere finanziamenti “adeguati e stabili”, mentre la loro gestione dovrà essere protetta da ingerenze di governi, partiti o interessi privati. Per garantire l’applicazione, nasce anche il Comitato europeo per i servizi di media, organismo incaricato di vigilare sul rispetto delle norme e di favorire la cooperazione tra le autorità nazionali.
La norma arriva in un momento in cui, pur con standard globali più alti rispetto ad altre aree del mondo, il giornalismo europeo è sotto pressione. I dati dell’Osservatorio europeo del pluralismo segnalano un lento ma costante deterioramento dell’indipendenza editoriale, spinto da pressioni politiche, concentrazioni economiche e conflitti di interesse. L’Emfa punta a invertire la rotta, con un quadro comune che obbliga ogni Stato membro a colmare rapidamente eventuali lacune normative interne. Bruxelles non si limita a raccomandare: in caso di inadempienza, sono previste procedure di infrazione con sanzioni milionarie e penalità giornaliere.
Indipendenza dei media pubblici
La parte più delicata dell’Emfa riguarda il rapporto tra potere politico e media pubblici. L’articolo 5 del regolamento fissa regole rigide: i direttori generali e i membri dei Consigli di amministrazione dovranno essere nominati o revocati con procedure “trasparenti, aperte, efficaci e non discriminatorie”; le garanzie di indipendenza editoriale dovranno essere “efficaci” e libere da ogni influenza governativa, partitica o privata.
Oltre a intervenire sulle garanzie editoriali, l’Emfa apre un capitolo sul controllo economico del settore. Gli Stati membri dovranno istituire banche dati pubbliche che indichino chiaramente chi possiede le testate giornalistiche, per impedire che dietro sigle e scatole societarie si nascondano concentrazioni di potere o conflitti d’interesse. La norma impone anche che i finanziamenti ai media pubblici siano erogati secondo criteri chiari, procedure predeterminate e verificabili, per evitare che i bilanci diventino un’arma di pressione.
Il principio di trasparenza si estende anche alla proprietà dei media privati: ogni cittadino potrà accedere alle informazioni su chi controlla una testata o un canale, elemento che l’Ue considera essenziale per la fiducia nell’informazione. Sul versante operativo, le norme obbligano i media a rendere pubblici i fondi ricevuti da contratti pubblicitari statali, una misura che mira a limitare l’uso selettivo delle risorse pubbliche per favorire testate compiacenti.
Michael McGrath, Commissario per la Democrazia, la giustizia e lo Stato di diritto, ha definito i media indipendenti “la spina dorsale di qualsiasi democrazia” e ha sottolineato come le nuove regole offrano “garanzie senza precedenti” ai giornalisti e ai cittadini.
Gli Stati membri avranno tempi e procedure da rispettare, con il rischio di sanzioni economiche significative in caso di inadempienza.
Il caso Italia e la governance Rai
In Italia, l’entrata in vigore dell’Emfa riaccende il dibattito sulla governance della Rai. Come evidenziato dalla ricercatrice Ylenia Maria Citino, in un’analisi per Eurofocus, il sistema attuale di nomina del Consiglio di amministrazione della Rai non appare compatibile con i requisiti di indipendenza fissati dal regolamento. “Le nomine – ha spiegato – sono fortemente parlamentari e non garantiscono il pluralismo e la rappresentatività che ci si attenderebbe da un servizio pubblico”.
Il modello vigente prevede che quattro membri siano scelti dal Parlamento, in pratica sulla base di equilibri politici, mentre gli altri derivano da designazioni governative o interne. Un assetto che, secondo Citino, favorisce la spartizione delle cariche e produce nomine “divisive, sofferte, contrapposte”. Con l’Emfa, invece, l’Italia è già chiamata a rispettare meccanismi “liberi da influenze politiche” e verificabili anche a livello europeo.
Con l’entrata in vigore del regolamento, la governance Rai finisce immediatamente sotto la lente di Bruxelles: eventuali mancate modifiche possono aprire la strada a una procedura di infrazione, con multe fino a oltre 7 milioni di euro e penalità giornaliere tra 10 e 645mila euro. Sul piano interno, nomine effettuate in base a regole giudicate non conformi rischiano di essere considerate illegittime, con ripercussioni dirette sul funzionamento dell’azienda.
Protezione legale e tecnologica per i giornalisti
L’Emfa introduce vincoli senza precedenti sull’uso di spyware e strumenti di sorveglianza contro i giornalisti. L’uso di software spia sarà consentito solo in circostanze eccezionali, legate a reati gravi e previo via libera dell’autorità giudiziaria. È una clausola di portata significativa: in diversi Stati membri, negli ultimi anni, inchieste indipendenti hanno rivelato l’uso di sistemi come Pegasus o Predator contro reporter investigativi, con la giustificazione di indagini di sicurezza nazionale. Bruxelles fissa ora un limite invalicabile, a tutela non solo della privacy individuale ma anche della riservatezza delle fonti, pilastro dell’informazione libera.
“I giornalisti godranno di una maggiore protezione, anche dagli spyware e dalla divulgazione delle loro fonti”, ha ribadito Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia.
Una parte consistente del regolamento interviene sull’ecosistema digitale, dove l’accesso e la distribuzione delle notizie dipendono in larga misura da grandi piattaforme online. Il testo vieta la rimozione arbitraria di contenuti giornalistici indipendenti da parte di piattaforme di “dimensioni molto grandi” – categoria che include colossi come Meta, Google e X – introducendo obblighi di motivazione e procedure di contestazione.
L’obiettivo è contrastare fenomeni di “deplatforming” ingiustificato, che possono limitare la visibilità di fonti indipendenti e favorire narrazioni dominanti. Le nuove regole si affiancano al Digital Services Act, ma hanno un focus specifico sul contenuto giornalistico, riconoscendo il ruolo essenziale della libertà di stampa. Non si tratta solo di libertà di pubblicare, ma anche di libertà di raggiungere il pubblico. Il meccanismo di vigilanza sarà coordinato dal Comitato europeo per i servizi di media, che potrà intervenire in caso di conflitti tra piattaforme e editori.
Non mancano le scadenze differite: alcune disposizioni, come quelle sul diritto degli utenti di personalizzare le offerte multimediali sui dispositivi, entreranno in vigore solo l’8 maggio 2027. Ma già da oggi il perimetro di regole è radicalmente cambiato, e per editori, broadcaster e giganti digitali il margine di azione senza trasparenza si è ridotto drasticamente.