Macron nomina Barnier primo ministro, la Francia esce (per ora) dal guado

L’ex negoziatore della Brexit è stato ufficialmente incaricato oggi dal presidente di formare un governo, un compito decisamente non facile
2 settimane fa
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Bernier Michel
Michel Bernier (Lafargue Raphael/ABACA/IPA/Fotogramma )

Emmanuel Macron esce dall’impasse e (finalmente) fa un nome: Michel Barnier è il nuovo primo ministro francese. L’ex negoziatore della Brexit è stato ufficialmente incaricato oggi dal presidente di formare un governo, un compito decisamente non facile.

Piccolo riassunto: le elezioni nazionali del 7 luglio scorso hanno restituito in Francia un risultato frammentato, dove è stata scongiurata la temuta vittoria del partito di estrema destra di Marine Le Pen, Rassemblement National, grazie all’accordo tra le altre forze politiche. Accordo che si è sciolto come neve al sole subito dopo: nessun partito ha ottenuto la maggioranza per governare, il Nouveau Front Populaire ha vinto a sorpresa le elezioni seguito (ancora a sorpresa) da ‘Ensemble!’ di Macron, e trovare un terreno comune su cui costruire un governo è come minimo complesso.

Ma anche necessario, non solo perché l’attuale governo, a un mese e mezzo dalle dimissioni di Gabriel Attal, può svolgere solo l’ordinaria amministrazione, ma perché all’orizzonte si staglia la data – vicinissima – del primo ottobre, entro cui va approvato il bilancio. Un appuntamento reso ancora più delicato dalla procedura di infrazione da parte della Commissione europea che pende sulla Francia (e altri Paesi tra cui l’Italia) per debito pubblico eccessivo. Ancor prima infatti, entro il 20 settembre (scadenza prorogabile a ottobre), la Francia deve presentare un importante piano di riduzione della spesa pubblica.

Chi è Michel Barnier

Barnier, 73 anni, conservatore del partito di centro-destra Les Républicains, è un politico navigato, più volte deputato e quattro volte ministro di governo sotto diversi presidenti – François Mitterrand, Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy -, due volte commissario europeo. Nel 2016 è diventato capo della task force sulla Brexit.

Ora dovrà mettere in piedi una squadra di governo che riceva l’ok dell’Assemblea Nazionale e che riesca quanto meno a traghettare il Paese fino al prossimo luglio, quando, scaduto il termine di un anno, sarà possibile indire nuove elezioni. L’obiettivo di Macron durante tutte queste lunghissime consultazioni era proprio quello che il primo ministro e il governo siano il più stabili possibile e possano riunire più parti politiche possibile.

E il primo banco di prova sarà per Bernier – e per Macron – il voto di sfiducia da parte dei 577 deputati dell’Assemblea Nazionale, che il nuovo primo ministro dovrà superare.

Le reazioni politiche

E non sarà facile. Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise, ha subito chiesto “la mobilitazione più potente possibile il 7 settembre per il rispetto della democrazia, per una buona comprensione di cosa sono le istituzioni repubblicane poste sotto la sovranità del popolo”. “Questo – ha accusato – è il governo di Macron e Le Pen. Hanno già preso impegni per far accettare il bilancio, preparato nell’ombra dai ministri dimissionari”. “Le elezioni sono state rubate“, ha rincarato.

La tocca piano anche Olivie Faure, segretario del Partito socialista francese, che su X scrive: “La negazione della democrazia ha raggiunto l’apice: un premier del partito che è arrivato quarto e non ha nemmeno partecipato al fronte repubblicano. Entriamo in una crisi del regime“.

Quanto a Rassemblement National, il suo leader Jordan Bardella ha detto su X che “giudicherà” sulla base del “discorso di politica generale, le sue decisioni sul bilancio e le sue azioni”. “Dopo un’attesa interminabile, indegna di una grande democrazia, prendiamo atto della nomina di Barnier come primo ministro di Emmanuel Macron- si legge nel post – Gli 11 milioni di elettori di Rn meritano rispetto: è la nostra prima richiesta”. “Chiederemo che le principali emergenze dei francesi, potere d’acquisto, sicurezza, immigrazione, siano finalmente affrontate e ci riserviamo qualsiasi mezzo d’azione politica se non sarà questo il caso nelle prossime settimane”.

Affermazioni ribadite da Marine Le Pen sempre su X: “Saremo attenti al progetto che porterà avanti e attenti a garantire che le aspirazioni dei nostri elettori, che sono un terzo dei francesi, vengano ascoltate e rispettate”.

Congratulazioni sono arrivate invece dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “So che Michel Barnier ha a cuore gli interessi dell’Europa e della Francia, così come dimostra la sua lunga esperienza. Gli auguro un grande successo nel suo nuovo incarico”.

Francia fuori dal guado?

Un percorso che si preannuncia in salita dunque, quello di Barnier. Il suo nome viene dopo il fermo rifiuto da parte di Macron di affidare l’incarico di primo ministro a Lucie Castets, espressione del Nuovo Fronte Popolare e dunque (anche) della sinistra radicale di La France Insoumise. E viene dopo che erano circolati i nomi di Bernard Cazeneuve e Xavier Bertrand, sui quali Le Pen aveva assicurato una bocciatura da parte del suo Rassemblement National.

Proponendo un nome, Macron esce finalmente dal lungo stallo, coperto in parte con la scusa dei Giochi Olimpici parigini, e spera di mettere a tacere chi sempre più negli ultimi giorni chiedeva le sue dimissioni – non ultimo Eric Ciotti, presidente contestato proprio de Les Républicains.

Nel frattempo, in questo circo politico, martedì è arrivata la candidatura dell’ex premier Edouard Philippe alle elezioni presidenziali francesi del 2027. In un’intervista a Le Point, l’attuale sindaco di Le Havre e leader del partito conservatore Horizon, premier con Macron dal 2017 al 2020, ha elencato i “quattro temibili pericoli” che incombono sulla Francia: “Democrazia”, “Bilancio”, “Immobilismo” e “Ordine pubblico e sicurezza”.  “Quello che proporrò sarà massiccio. Saranno i francesi a decidere”, ha detto.

L’Eliseo ha liquidato la notizia spiegando di essere concentrato sulla creazione di un governo che gestisca le sfide che attendono il Paese. La posizione di Macron rimane comunque quella di restare in sella fino alle prossime presidenziali, come garante delle istituzioni.

Philippe ha comunque promesso supporto a Barnier, scrivendolo su X: “Il suo compito si preannuncia arduo ma le difficoltà non gli hanno mai fatto paura. E saremo in tanti ad aiutarlo”.

Il passaggio del testimone tra Attal e Barnier si terrà oggi pomeriggio alle 18.