L’Ue ribadisce: “L’Ucraina deve decidere il proprio futuro”. Ma la pace si tratta altrove

Bruxelles firma una dichiarazione di sostegno a Kiev, ma resta esclusa dal tavolo dove Usa e Russia parleranno di pace. Guadagna però un vertice telefonico con Trump
8 ore fa
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Fumetto di Trump e Putin al Vertice in Alaska
(Ipa/Fotogramma)


L’Ucraina deve decidere il proprio futuro”, continua a ripetere l’Unione europea mentre la storia sembra andare da tutt’altra parte ed essere soprattutto nelle mani del presidente Usa Donald Trump e del suo omologo russo Vladimir Putin. I due, infatti, hanno concordato di incontrarsi venerdì in Alaska, ben lontani dall’Ue e dal Paese che la Russia ha invaso oltre tre anni fa, e senza invitare al tavolo nessuna delle due.

Trump ha sempre mal visto l’Unione e cerca da tempo di delegittimarla e indebolirla; inoltre punta a potersi vantare di aver posto fine al conflitto – o quanto meno di essere arrivati a un cessate il fuoco -, per cui non userà i guanti di velluto. Putin, che ha già ottenuto una legittimazione internazionale di peso grazie a Trump, col quale parlerà da pari a pari (anzi secondo molti analisti è lui a guidare il gioco), ha tutto l’interesse a escludere il blocco dai tavoli negoziali e a togliergli potere. Così come a portare all’ordine del giorno molti altri temi, dalla cooperazione economica tra Usa e Russia – che cementerebbe il loro legame a sfavore dell’Europa – alla sicurezza nucleare, dall’energia alla Cina.

Insomma, le premesse non sono buone, e l’Unione si scopre debole. Una debolezza dovuta, ripetono gli esperti, alle divisioni tra i Paesi membri, guidati da un crescente sovranismo che spinge a rincorrere ‘interessi nazionali’ che nel contesto geopolitico attuale sono poco più di un pigolìo. Insomma, l’Unione farebbe la forza, ma gli Stati europei non sono intenzionati ad andare in questa direzione, procedendo in ordine sparso e facendo il gioco di Trump, che punta a farne un fronte disgregato, inefficace, facile da ignorare o scavalcare. E a cui drenare risorse.

Dichiarazione sulla sovranità ucraina a 26. Chi non avrà firmato?

Una prova ulteriore è la dichiarazione sulla sovranità ucraina firmata ieri dal blocco, dopo il Consiglio straordinario dei ministri degli Esteri convocato frettolosamente per discutere la situazione. Il documento è stato appoggiato da tutti i Paesi membri tranne uno. Nessun mistero di chi sia il bastian contrario: l’Ungheria di Viktor Orbán, principale alleato di Putin in Europa. Il premier ungherese ha commentato così il documento: “La dichiarazione tenta di porre le condizioni per un incontro a cui i leader dell’Ue non sono stati invitati. Il fatto che l’Ue sia stata lasciata ai margini è già di per sé triste. L’unica cosa che potrebbe peggiorare la situazione è se iniziassimo a dare istruzioni dall’alto”. E ancora: “L’unica azione sensata per i leader dell’Ue è avviare un vertice Ue-Russia, basato sull’esempio dell’incontro Usa-Russia”.

Apertura a negoziati in caso di una “riduzione delle ostilità”

Ma cosa afferma la dichiarazione, rilasciata stamattina? C’è una novità importante: l’apertura a negoziati anche in assenza di una tregua. Il documento afferma infatti: “Negoziati significativi possono aver luogo solo nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità“. Ed è proprio l’introduzione di questa seconda opzione a indicare un ‘ammorbidimento’ della precedente posizione europea, che poneva come condizione per ogni discussione unicamente il silenzio delle armi. L’Ue ribadisce comunque “la convinzione che una soluzione diplomatica debba proteggere gli interessi vitali di sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa”, specificando che “la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha implicazioni più ampie per la sicurezza europea e internazionale”.

La capa della diplomazia europea, Kaja Kallas, che ha più volte sottolineato la necessità che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky partecipi al vertice di Ferragosto, ha comunque ribadito che “la sequenza delle fasi è importante. Innanzitutto, un cessate il fuoco incondizionato con un solido sistema di monitoraggio e garanzie di sicurezza incrollabili“.

Il testo poi riprende quanto già espresso in questi giorni, ovvero che “il percorso verso la pace in Ucraina non può essere deciso senza l’Ucraina“. E che “i confini internazionali non devono essere modificati con la forza”.

Domenica i leader di Germania, Francia, Italia, Polonia, Finlandia e Regno Unito, con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, avevano ribadito in una dichiarazione che qualsiasi accordo di pace dovrà rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina e offrire adeguate garanzie di sicurezza; una posizione confermata ieri.

Impegno a sostenere l’Ucraina e la sua adesione al blocco

“Un’Ucraina capace di difendersi efficacemente è parte integrante di qualsiasi futura garanzia di sicurezza”, continua la dichiarazione, tramite la quale i Ventisette confermano la propria intenzione di fornire ulteriore sostegno politico, finanziario e militare all’Ucraina e di contribuire ulteriormente alle garanzie di sicurezza (di cui Trump in questi giorni si è rifiutato di parlare). Inoltre, c’è l’impegno a sostenere il percorso dell’Ucraina verso l’adesione al blocco.

Altro punto interessante, ma prevedibile, è che il testo stilato ieri pomeriggio non critica Trump in alcun modo, anzi accoglie “con favore gli sforzi del presidente per porre fine alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”.

Trump parla di uno “scambio di territori” (tutti ucraini)

Intanto Trump procede verso uno “scambio di territori a vantaggio sia della Russia che dell’Ucraina”, ma quello che non torna è che le aree di cui si parla sono tutte ucraine, e Mosca nemmeno le controlla. “La Russia ha occupato una grande porzione dell’Ucraina”, ha detto il tycoon aggiungendo: “Cercheremo di restituire parte di quel territorio all’Ucraina“.

Ma il presidente Usa ha chiarito che per lui l’Ucraina non riconquisterà i territori in mano alla Russia, che dunque sarebbero ‘persi’. E il fatto che gli europei non riconoscano questa cosa lo rende frustrato.

Zelensky intanto mantiene la linea per cui “nessuna terra verrà ceduta all’occupante”, principio peraltro sancito dalla Costituzione del suo Paese.

Trump comunque ha fatto sapere di non aspettarsi una svolta dal vertice di Ferragosto, ma di considerarlo “un incontro di ascolto”. “Vedremo cosa (Putin, ndr) ha in mente e, se si tratta di un accordo equo, lo rivelerò ai leader dell’Unione Europea , ai leader della Nato e anche al presidente Zelensky”, ha detto ai giornalisti alla Casa bianca.

Al momento, dunque, il risentimento mostrato dal tycoon nelle ultime settimane verso Putin, diventato ai suoi occhi colpevole di non voler chiudere la guerra, sembra quanto meno in stand-by: anche il pen-ultimatum di venerdì’ scorso – sanzioni a Mosca in mancanza dell’impegno a un cessate il fuoco – è scivolato via senza seguito, offuscato dall’annuncio del vertice in Alaska. Certo è che di fatto Trump non ha mai preso iniziative concrete verso Mosca, che ha anche risparmiato dai dazi imposti a quasi tutto il Mondo.

Cosa ha ottenuto l’Ue: domani vertice telefonico con Trump

Una cosa l’Ue l’ha ottenuta: un vertice telefonico con Trump, previsto per domani pomeriggio (13 agosto), con anche il presidente ucraino e von der Leyen.

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, promotore dell’iniziativa, ha affermato che si parlerà anche delle “opzioni per fare pressione sulla Russia, dei possibili colloqui di pace, delle rivendicazioni territoriali e delle garanzie”. Mentre Kallas ieri ha annunciato sui social: “Lavoriamo su più sanzioni alla Russia”.

Zelensky “Putin vuole continuare la guerra”

Zelensky intanto avvisa: la Russia non cerca la pace, anzi: rapporti di intelligence indicano che stia preparando una nuova offensiva militare, una tattica già usata per avere più peso da portare al tavolo delle discussioni.