L’Ue proroga le sanzioni contro la Russia, cosa ha convinto Orbán

Il Consiglio Affari Esteri proroga fino al 31 luglio 2025 le misure restrittive contro Mosca. Cruciale il compromesso sul gas con l'Ungheria
2 giorni fa
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Divieto Europa

Il Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea ha deciso di prorogare le sanzioni economiche contro la Russia fino al 31 luglio 2025. Questa decisione, già anticipata da giorni di intensi negoziati, ha segnato una svolta significativa dopo la minaccia di veto da parte dell’Ungheria. Le misure restrittive rappresentano uno degli strumenti più incisivi dell’Ue per contrastare l’aggressione militare russa in Ucraina.

Le sanzioni attualmente in vigore includono divieti settoriali che colpiscono il commercio, la finanza, l’energia, la tecnologia, i beni di lusso e le trasmissioni radiotelevisive. Tra le misure più rilevanti vi sono il divieto di importazione di petrolio russo via mare, l’esclusione di numerose banche russe dal sistema SWIFT e il congelamento di oltre 210 miliardi di euro di beni della Banca Centrale Russa. Queste restrizioni non solo mirano a indebolire l’economia russa, ma anche a privare Mosca delle risorse necessarie per finanziare il conflitto.

La decisione di prorogare le sanzioni riflette l’impegno dell’Ue a sostenere l’Ucraina, come sottolineato dall’Alto Rappresentante per la Politica Estera, Kaja Kallas, che ha dichiarato: “Ciò continuerà a privare Mosca delle entrate per finanziare la sua guerra. La Russia deve pagare per i danni che sta causando”.

Con oltre 134 miliardi di euro già stanziati a sostegno dell’Ucraina, l’Ue si conferma il maggiore donatore internazionale di Kiev. Tuttavia, il conflitto richiede ulteriori sforzi: più munizioni, difese aeree e soldati addestrati sono necessari per invertire la tendenza sul campo di battaglia.

Viktor Orbán e il veto mancato

La proroga delle sanzioni è stata tutt’altro che scontata. L’Ungheria, guidata dal primo ministro Viktor Orbán, aveva minacciato di bloccare il rinnovo delle misure restrittive, innescando giorni di tensioni a Bruxelles. Budapest ha utilizzato la sua posizione di veto come leva per ottenere concessioni sul transito del gas attraverso l’Ucraina, una questione cruciale per le economie ungherese e slovacca, fortemente dipendenti dalle forniture energetiche.

Il compromesso è stato raggiunto grazie a una dichiarazione congiunta presentata dalla Commissione Europea, che si è impegnata a discutere con Kiev sulla ripresa del transito di gas azero attraverso il territorio ucraino. Questa soluzione ha permesso di placare le preoccupazioni di Budapest, evitando una crisi istituzionale che avrebbe potuto compromettere la credibilità dell’Ue. Il leader ungherese, noto per la sua diplomazia transazionale, ha tuttavia sollevato critiche da parte di diversi diplomatici europei, che hanno accusato l’Ungheria di anteporre interessi nazionali a quelli collettivi.

La strategia di Orbán, inoltre, si inserisce in un contesto geopolitico più ampio, influenzato anche dall’insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Le dichiarazioni di Trump, favorevoli a un possibile alleggerimento delle sanzioni contro la Russia in cambio di un accordo di pace, potrebbero aver giocato un ruolo nel cambio di posizione di Budapest. Tuttavia, l’Unione Europea ha ribadito la sua indipendenza decisionale, confermando che ogni misura sarà adottata sulla base degli interessi europei e non di pressioni esterne.

La determinazione dell’Ue e le sfide future

Con la proroga delle sanzioni l’Unione Europea ha riaffermato la sua volontà di mantenere la pressione economica su Mosca per contrastare l’aggressione in Ucraina. Tuttavia, il blocco deve affrontare sfide sempre più complesse. Tra queste, il rischio di erosione del consenso interno, le difficoltà economiche legate all’inflazione energetica e la necessità di garantire il continuo approvvigionamento di materiali strategici.

Il rafforzamento delle misure già in vigore potrebbe rappresentare la strada maestra, con un’attenzione particolare al controllo dei flussi finanziari e alla cooperazione internazionale per colpire eventuali triangolazioni che aggirano le sanzioni. Inoltre, una più stretta alleanza con Paesi partner, come Stati Uniti e Giappone, sarà determinante per mantenere un fronte compatto.

Nonostante la pressione di alcuni Paesi membri per una revisione delle misure, l’Ue sembra determinata a continuare il proprio impegno a sostegno dell’Ucraina. Bruxelles ha chiarito che solo un completo ritiro delle truppe russe e il rispetto del diritto internazionale potranno portare a un graduale smantellamento delle restrizioni.