L’Europa vola a Washington: obiettivo sanzioni coordinate con gli Usa per fermare Putin

A Washington si cerca un fronte transatlantico coeso. Trump 'pronto' a una seconda fase di sanzioni, mentre l’Europa punta al 19° pacchetto. Putin non arretra e accusa "il militarismo sfrenato dell’Ue"
1 giorno fa
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Puzzle bandiera Usa e bandiera Ue
Puzzle bandiera Usa e bandiera Ue

Oggi e domani (8-9 settembre) una delegazione dell’unione europea sarà a Washington per discutere di come porre fine alla guerra in Ucraina e di come coordinare sanzioni europee e statunitensi contro la Russia. Il gruppo, che secondo un portavoce europeo sarebbe guidato da David O’Sullivan, inviato dell’Unione europea per le sanzioni, sarebbe già arrivata sul posto, dopo che lo stesso Donald Trump ieri al termine della finale degli US Open di tennis ha fatto sapere che erano in programma dei colloqui con “alcuni leader europei individualmente”, e che è pronto a sanzionare il suo amico Putin.

Il presidente Usa già nelle scorse settimane aveva più volte minacciato sanzioni contro Mosca, dopo essersi reso conto che il vero scoglio a un cessate il fuoco non era tanto il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky quanto proprio il leader russo. Il provvedimento era rimasto poi sospeso, in considerazione dell’incontro di Ferragosto tra il tycoon e Putin, ma a ormai 3 settimane da quel vertice è chiaro che nulla è cambiato, anzi la Russia ha intensificato i propri attacchi.

Nel frattempo Trump ha imposto dazi secondari del 50% sull’India, per punirla di acquistare il gas russo finanziando in questo modo la guerra in Ucraina. La mossa tuttavia non è servita al suo scopo, e ha avuto l’effetto collaterale di dare una spinta al riavvicinamento di Nuova Delhi con Pechino.

Trump: “Non sono contento di quello che succede in Ucraina”

Cosa è cambiato ora in Trump? Lasciando da parte la sua nota instabilità, che secondo il segretario al Tesoro Scott Bessent rientra in una precisa strategia, nel fine settimana Mosca ha lanciato un maxi attacco contro l’Ucraina colpendo la capitale Kiev al cuore, danneggiando un palazzo presidenziale e provocando diversi morti.

Non sono contento di quello che sta succedendo in Ucraina. Non sono affatto contento”, ha rimarcato dunque il presidente Usa, aggiungendo che “presto parlerò con Putin”, e che “si troverà un accordo: dobbiamo farlo”.

Il tycoon perciò ai giornalisti si è detto “pronto” per una seconda fase di sanzioni contro Mosca, sebbene senza fornire dettagli o tempistiche. Una direzione applaudita da Zelensky, secondo cui le sanzioni sono “l’idea giusta”. “Mi aspetto risposta forte dagli Usa”, ha aggiunto il presidente ucraino, che ha anche invitato l’Ue a “smettere di acquistare energia dalla Russia”.

Bessent, parlando al programma ‘Meet the Press’ della Nbc, ha confermato che gli Usa sono pronti e ha aggiunto che l’Unione deve fare di più: “Stiamo parlando di cosa possano fare insieme Ue e Stati Uniti. E siamo pronti ad aumentare la pressione sulla Russia, ma abbiamo bisogno che i nostri partner europei ci seguano”.

Mosca: “Militarismo Ue complica le cose”

Intanto il leader russo non sembra impressionato. E tramite il suo portavoce Dmitri Peskov, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale RiaNovosti, ribatte: “Nessuna sanzione potrà costringere la Federazione Russa a cambiare la sua posizione coerente”.

Peskov, parlando poi con l’agenzia Tass, ha accusato l’Europa: “Il militarismo sfrenato dell’Ue rende più difficile risolvere la situazione in Ucraina”.

Che la responsabilità non sia tanto della Russia lo ha sottinteso anche il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, durante un incontro con studenti e docenti dell’Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca: “Mosca è pronta a impegnarsi in un dialogo onesto con tutti, senza costruire un “muro di Berlino”.

Lavrov ha specificato: “Costruire il Muro di Berlino e i muri tra noi e il nostro vasto spazio eurasiatico è stato un approccio in stile occidentale, come è avvenuto nell’Unione Sovietica e nello spazio post-sovietico. Non vogliamo costruire alcun muro. Vogliamo lavorare onestamente. E se i nostri interlocutori sono disposti a fare lo stesso, su una base di parità e rispetto reciproco, siamo pronti al dialogo con tutti”.

Intanto Putin ha proposto alla Duma il ritiro della Russia dalla Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti.

Il 19mo pacchetto Ue

L’Ue dal canto suo sta preparando il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Federazione, che dovrebbe comprendere anche ulteriori sanzioni secondarie sui Paesi che aiutano Mosca: una direzione intrapresa col precedente pacchetto, che colpiva delle banche cinesi e una raffineria indiana.

Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa lo ha confermato, parlando in Finlandia (ovvero un Paese particolarmente esposto, dato che condivide parte dei suoi confini con la Russia): “Ora abbiamo tutto il necessario per essere pronti a dare le garanzie di sicurezza all’Ucraina quando ci sarà la pace. Per arrivarci, dobbiamo continuare a sostenere Kiev nella guerra e aumentare la pressione sulla Russia. Non è facile. Dobbiamo combattere la flotta ombra (già presa di mira nei precedenti pacchetti, ndr) e ridurre la capacità di Mosca di finanziare il conflitto, non solo aumentando le nostre sanzioni ma imponendo sanzioni secondarie ai Paesi che acquistano gas e petrolio da Mosca”.

Il nuovo pacchetto si scontrerà, come i precedenti, con l’opposizione dell’Ungheria e della Slovacchia, il cui presidente Robert Fico tra l’altro era l’unico leader occidentale insieme al presidente serbo Aleksandar Vučić, alla grande parata di Xi Jinping a Pechino mercoledì scorso, Occasione in cui ha incontrato Putin, ringraziandolo per la fornitura di gas e auspicando una standardizzazione delle relazioni tra i due blocchi.