Lecornu ci riprova e mette in piedi un ‘governo di scopo’: basterà per far uscire la Francia dal caos?

Il Lecornu bis è un mix di tecnici e politici, alcuni dei quali già presenti nel suo primo tentativo della scorsa settimana. Obiettivo: varare la legge di bilancio. Ma non sarà una passeggiata
1 giorno fa
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Sébastien Lecornu (Ipa/Fotogramma)

Governo Lecornu – atto secondo. Dopo aver accettato, venerdì scorso, di riprendere l’incarico di formare un governo dopo le dimissioni lampo del lunedì precedente perché “è impossibile governare”, Sébastien Lecornu ieri sera ha reso nota la nuova squadra che dovrebbe porre fine – almeno per il momento – al caos politico in Francia e magari riuscire a varare la legge di bilancio, molto attesa in patria e in tutta Europa. ll neopremier lo ha detto chiaramente su X: “È stato nominato un governo di missione per elaborare un bilancio per la Francia entro la fine dell’anno“.

Il primo tentativo del 39enne si era infranto in poche ore sullo scoglio dei nomi dei ministri, giudicati poco di rottura rispetto alle precedenti esperienze – guidate prima da Michel Barnier e poi da François Bayrou, entrambi fatti cadere con mozioni di fiducia. Di conseguenza, la prima cosa che tutti hanno guardato è se stavolta il cambiamento netto c’è o non c’è.

Il nuovo governo francese

Sì e no. Il nuovo esecutivo è un mix di tecnici e politici, con diverse conferme del primo tentativo di Lecornu. Ecco i nomi dei ministri:

Ministri riconfermati

• Gérald Darmanin – ministro della Giustizia
• Jean-Noël Barrot – ministro degli Affari Esteri (centrista)
• Rachida Dati – ministra della Cultura (conservatrice)
• Annie Genevard – ministra dell’Agricoltura (conservatrice)
• Amélie de Montchalin – ministra dei Conti Pubblici (centrista)
• Roland Lescure – ministro dell’Economia e delle Finanze (macronista)

Nuove nomine

• Catherine Vautrin – ministra delle Forze Armate (già ministra del Lavoro nel governo Bayrou, conservatrice)
• Laurent Nuñez – ministro dell’Interno (ex prefetto di polizia di Parigi)
• Jean-Pierre Farandou – ministro del Lavoro (ex presidente e ad della Sncf, ovvero le ferrovie francesi)
• Monique Barbut – ministra della Transizione Ecologica (ex presidente del Wwf Francia)
• Serge Papin – ministro delle Piccole e Medie Imprese e del Turismo (ex ceo del gruppo Système U)
• Édouard Geffray – ministro dell’Istruzione
• Stéphanie Rist – ministra della Salute
• Naïma Moutchou – ministra dell’Oltremare
• Françoise Gatel – ministra del Territorio
• Philippe Baptiste – ministro dell’Università e della Ricerca
• Marina Ferrari – ministra dello Sport
• Philippe Tabarot – ministro dei Trasporti
• Vincent Jeanbrun – ministro all’Edilizia abitativa.

I Repubblicani espellono chi ha accettato l’incarico di ministro

Ci sono anche quindici ministri delegati, per un totale di 34. Bruno Retailleau, leader di Les Républicains e designato agli Interni nel primo esecutivo Lecornu, nonché responsabile del suo immediato affossamento, non figura nel nuovo governo. Il partito aveva votato nei giorni scorsi che non intendeva far parte del futuro gabinetto del 39enne. Ma una maggioranza dei deputati ha espresso “sostegno” al primo ministro perché la riconferma rappresenta “un’occasione di stabilità”. Ieri sera la direzione del partito ha espulso i sei che hanno accettato l’incarico da ministri: Annie Genevard, Rachida Dati, Vincent Jeanbrun, Philippe Tabarot, Sébastien Martin (Industria) e Nicolas Forissier (Francofonia).

“ Vorrei ringraziare le donne e gli uomini che si sono impegnati liberamente in questo governo, mettendo da parte i loro interessi personali e di parte”, ha dichiarato Lecornu su X. “Solo una cosa conta: gli interessi del Paese”.

I prossimi passi

Lo scopo del nuovo esecutivo è dunque portare a casa la legge di bilancio 2026. Il premier dovrebbe presentare una bozza domani al primo Consiglio dei ministri, convocato alle 10. Poi dovrà esporre le sue priorità politiche all’Assemblea nazionale.

La Francia si trova a dover fronteggiare un’importante crisi del debito, per la quale Bruxelles ha avviato una procedura di infrazione e per la quale si è arrivati a paventare un ricorso al Fondo Monetario Internazionale.

Proprio la legge di bilancio, necessaria per iniziare a sistemare i conti e dare un segnale a investitori e imprenditori, è stato il motivo della caduta dei due precedenti governi che si sono susseguito dopo le elezioni lampo del luglio 2024, il primo guidato da Michel Barnier, il secondo da Francois Bayrou.

Tutto sta quindi a vedere se il Lecornu II saprà trovare una quadra tra le istanze di un Parlamento spaccato in tre: centristi, estrema sinistra, estrema destra.

Il Lecornu bis durerà?

Rassemblement National (estrema destra) e La France Insoumise (estrema sinistra), che insieme dispongono di oltre un terzo dei seggi dell’Assemblea Nazionale, hanno già detto che presenteranno una mozione di sfiducia. Manon Aubry, co-leader di Lfi, ha commentato che non vale “nemmeno la pena ricordare i nomi dei nuovi ministri”, poiché “il governo non durerà una settimana”.

Il Partito Socialista ha invece detto che attenderà di capire le proposte concrete di Lecornu per decidere cosa fare. In particolare, per quanto riguarda la sospensione o la modifica della controversa riforma delle pensioni fortemente voluta da Macron, un’ipotesi di questi ultimi giorni si è cominciato a parlare.

Ma c’è un altro elemento da considerare: le ambizioni dei politici. Non è un mistero che molti puntino ad accelerare le presidenziali (Rn di Marine Le Pen e Lfi di Jean-Luc Mélenchon hanno ripetutamente chiesto la testa di Emmanuel Macron). Lecornu lo ha sottolineato su X venerdì: “Coloro che entreranno nel Governo dovranno impegnarsi a distaccarsi dalle ambizioni presidenziali per il 2027″.

Infine, un aspetto più generale: i francesi devono fare i conti con un sistema, quello della Quinta Repubblica, pensato per garantire stabilità e tagliato per un presidente forte sostenuto dal Parlamento. Quando le condizioni sono frammentate, trovare un accordo diventa difficilissimo. Non da ultimo perché i politici d’Oltralpe non hanno quella ‘tradizione del compromesso’ che ha caratterizzato ad esempio l’Italia, la cui instabilità è diventata proverbiale ma la cui capacità di trovare il modo di cooperare è ora diventata quasi una skill, una competenza. Fatto sta che paradossalmente ora è l’Italia ad avere da tre anni un governo solido, e la sua ampia ‘maggioranza di destra’ viene suggerita come modello.

Lo stesso Macron, a cui viene attribuita la responsabilità del caos francese per aver indetto elezioni a sorpresa dopo la sconfitta alle europee del giugno 2024, atterrando in Egitto per un vertice di pace su Gaza ha affermato che “le forze politiche che hanno giocato con la destabilizzazione di Lecornu sono le uniche responsabili dei disordini”.

“Penso che molti di coloro che hanno alimentato la divisione, le speculazioni non siano state all’altezza delle aspettative dei francesi e del momento per la Francia”, ha affermato. “Il dovere di tutti è rafforzare la stabilità e non scommettere sull’instabilità”.

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