“Il mondo sta cambiando rapidamente e l’Europa resta indietro”. Si potrebbero riassumere con questa frase l’insieme delle perplessità sulla direzione intrapresa dall’economia europea, espresso da Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, intervenuta all’audizione della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo.
“L’Europa affronta sfide significative e nei prossimi cinque anni dovranno essere prese decisioni critiche – ha aggiunto, per poi rivolgersi ai neo eurodeputati -. Il vostro lavoro sarà fondamentale per guidarci in avanti”. E mentre sono attesi ulteriori tagli dei tassi il 17 ottobre, le parole della presidente restano un monito da seguire per la politica economica e finanziaria dell’Unione europea e del suo nuovo mandato: “Saranno necessari anche sforzi significativi per rafforzare la resilienza economica dell’Europa e decarbonizzare l’economia“.
Mercato del lavoro e andamento dei prezzi
Gli ultimi due anni, ha spiegato Lagarde, sono stati caratterizzati dallo stagnare dell’attività economica dell’Ue. Dopo la lenta ripresa post pandemia, e un piccolo rialzo ei primi nove mesi del 2022, l’economia europea si è fermata. Secondo la presidente della Bce, dietro questo fenomeno, ci sono “tra gli altri fattori, lo choc dei prezzi dell’energia in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la crescente incertezza geopolitica, ma anche il rafforzamento della nostra politica monetaria”.
Dall’analisi di Lagarde è emerso che la crescita è ripresa all’inizio del 2024: “L’economia dell’area dell’euro è cresciuta dello 0,2% nel secondo trimestre, dopo lo 0,3% nel primo trimestre. Tuttavia – ha aggiunto la presidente della Bce -, la crescita nel secondo trimestre è derivata principalmente dalle esportazioni e dai consumi pubblici. La domanda interna è rimasta debole poiché le famiglie hanno consumato meno, le aziende hanno tagliato gli investimenti aziendali e gli investimenti immobiliari sono diminuiti. Il settore dei servizi sta tenendo, con segnali di decelerazione, mentre l’attività nei settori manifatturiero e delle costruzioni rimane debole”.
“Il mercato del lavoro è resiliente”
Le prospettive per l’economia dell’area euro, però, lasciano ben sperare. I “venti contrari” che osteggiano la ripresa potrebbero essere sconfitti con l’aumento dei redditi reali: “Le ultime proiezioni dello staff della Bce prevedono che l’economia crescerà dello 0,8% nel 2024, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026”.
A soffrire, ma resistere, è il mercato del lavoro: “Con il tasso di disoccupazione al 6,4% a luglio, sostanzialmente invariato rispetto all’anno scorso”. Allo stesso tempo, “la crescita dell’occupazione è rallentata a solo lo 0,2% nel secondo trimestre e gli indicatori recenti indicano un’ulteriore decelerazione nei prossimi trimestri”. Tra le prospettive, si prevede che il tasso di disoccupazione rimarrà intorno al suo attuale basso livello.
Andamento dei prezzi e inflazione
L’inflazione, ha spiegato Christine Lagarde, è scesa al 2,2% ad agosto 2024 e “si prevede che scenderà ulteriormente a settembre, principalmente a causa del calo dei costi energetici”. Escludendo energia e cibo, l’inflazione è scesa al 2,8% ad agosto, spinta da un calo dell’inflazione dei beni che ha superato un aumento dell’inflazione dei servizi.
“L’indicatore dell’inflazione interna – ha affermato la presidente -, che include solo voci con una bassa intensità di importazione, è rimasto alto ad agosto, poiché i salari hanno continuato a crescere a un ritmo elevato. Allo stesso tempo, la crescita complessiva dei costi del lavoro si è moderata negli ultimi trimestri e i profitti hanno tamponato l’impatto dei salari più alti sull’inflazione”.
Per il futuro, le proiezioni vedono un’inflazione che aumenterà nel quarto trimestre di quest’anno, quindi alla fine del 2024. Il fenomeno è dovuto ai precedenti bruschi cali dei prezzi dell’energia che scompariranno dai tassi annuali, ma gli ultimi sviluppi rafforzano la nostra fiducia che l’inflazione tornerà al target in modo tempestivo.
E su un possibile taglio dei tassi ad ottobre ha sottolineato: “Ne terremo conto nella nostra prossima riunione di politica monetaria di ottobre. Le proiezioni dello staff della Bce di settembre prevedono un’inflazione media del 2,5% nel 2024, del 2,2% nel 2025 e dell’1,9% nel 2026”.
La politica monetaria della Bce e il possibile taglio dei tassi
Proprio del taglio dei tassi, la presidente della Bce ne ha parlato nella sezione del suo discorso dedicata alla posizione politica monetaria della Banca centrale europea. L’andamento da ottobre 2022 (l’inflazione era 10,6%) è stato calante, con un risultato a settembre 2023, cioè “l’ultima volta che abbiamo aumentato i tassi di interesse” e che aveva consentito una discesa ulteriore al 5,2%.
“Il calo dell’inflazione ha dimostrato che la nostra forte risposta stava dando i suoi frutti. Poi, dopo nove mesi di mantenimento dei tassi stabili, abbiamo visto l’inflazione dimezzarsi di nuovo al 2,6% a giugno, quando abbiamo iniziato ad abbassare i tassi di interesse”, ha aggiunto Lagarde.
Poiché le stime degli analisti economici dell’organo europeo prevedono che l’inflazione possa raggiungere l’obiettivo del 2% “abbiamo abbassato il tasso sulla deposit facility, che è il tasso attraverso cui indirizziamo la posizione della politica monetaria, di altri 25 punti base al 3,5%”.
La deposit facility è un sistema che permette alle banche di depositare i soldi nella Bce e ricevere un piccolo interesse in cambio. I depositi diventano uno degli strumenti con cui la Bce regola la liquidità nel sistema bancario comunitario. Ad esempio, abbassando o alzando il tasso sui depositi, la Banca Centrale può influenzare la propensione delle banche a prestare denaro o a depositarlo presso di essa. In pratica, la deposit facility consente di mantenere l’equilibrio tra la liquidità delle banche e gli obiettivi di politica monetaria della Banca Centrale, come la stabilità dei prezzi o il controllo dell’inflazione.
E in merito, Lagarde ha aggiunto che “i tassi di riferimento saranno mantenuti sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario a raggiungere il nostro obiettivo. Non ci stiamo impegnando in anticipo su un percorso di tasso particolare”.
La valutazione della strategia di politica monetaria della Bce, inoltre, “avrà una portata più limitata rispetto alla nostra ultima revisione, completata a luglio 2021, e includerà due flussi di lavoro. Un flusso di lavoro si concentrerà sul mutato contesto di inflazione e l’altro sulle implicazioni per la nostra strategia di politica monetaria, incluso ciò che possiamo imparare dai periodi di bassa e alta inflazione. Prevediamo di concludere la valutazione nella seconda metà del 2025 e intendo tenervi informati durante le nostre udienze e interazioni periodiche”. Un annuncio che sembra non prefigurarsi come un possibile taglio già ad ottobre, ma piuttosto un’analisi basata un periodo leggermente più largo e che potrebbe vedere l’atteso ulteriore taglio in quella seconda metà del 2025.
Lagarde: Advancing the capital markets union, boosting Europe’s economic resilience and decarbonising the economy will not only enhance Europe’s ability to withstand future economic shocks, but also help us to maintain price stability.
— European Central Bank (@ecb) September 30, 2024
Avanzamento dell’unione dei mercati dei capitali
Sulla scia del report Draghi, anche Christine Lagarde punta alla competitività e parla in Parlamento di transizione verde, digitale e innovazione: “Un mercato unico dei capitali profondo e integrato è essenziale anche per raggiungere alcuni degli altri obiettivi chiave dell’Ue, dal finanziamento delle transizioni verdi e digitali al consentire ai risparmiatori di ottenere rendimenti più elevati. Inoltre, le aziende giovani e innovative devono crescere e diventare più produttive, il che alla fine andrà a vantaggio di tutti gli europei. Per il momento, tuttavia, la mancanza di accesso al finanziamento azionario è un fattore chiave che frena queste aziende”.
È per questi motivi che la Bce, a detta della sua presidente, promuove l’Unione dei mercati dei capitali che “deve costituire un pilastro della strategia competitiva europea”. Per farlo, tre sono gli ambiti:
- Migliorare il modo in cui l’Europa risparmia. Nel 2022, i risparmi delle famiglie europee hanno superato 1,1 trilioni di euro. Circa un terzo di questi risparmi sono detenuti in depositi. Mobilitare una piccola parte di questi fondi e investirli nei mercati dei capitali europei potrebbe contribuire notevolmente agli oltre 700 miliardi di euro necessari annualmente per raggiungere gli obiettivi strategici dell’Ue. “Ciò probabilmente fornirà anche migliori rendimenti a lungo termine per i nostri cittadini, migliorando al contempo l’accesso delle aziende europee al finanziamento azionario”, ha spiegato Lagarde.
- È necessario un unico ecosistema di regolamentazione e vigilanza che promuova l’integrazione del mercato.
- I mercati devono raggiungere una scala e una profondità maggiori. Ciò può avvenire solo tramite l’integrazione, in particolare nella “nostra infrastruttura di trading e post-trading”, ha concluso Lagarde.
Ed è qui che si è lasciata andare ad un commento che racchiude la chiarezza della direzione sbagliata che l’Europa ha intrapreso, senza restare al passo con i tempi moderni: “Il mondo sta cambiando rapidamente e l’Europa sta restando indietro. L’Ue deve unirsi e affrontare le sfide strutturali per aumentare la propria competitività. Saranno necessari anche sforzi significativi per rafforzare la resilienza economica dell’Europa e decarbonizzare l’economia. Ciò richiederà investimenti sostanziali nei prossimi anni, che devono provenire sia da fonti private che pubbliche”.