La Slovacchia dice ancora ‘no’ al 18mo pacchetto di sanzioni dell’Ue contro la Russia per la guerra in Ucraina: “Le garanzie offerte dalla Commissione europea alla Slovacchia sono insufficienti, se non nulle”, ha dichiarato il presidente Robert Fico chiedendo di “rinviare le sanzioni”.
E dunque nulla di fatto oggi al Consiglio Affari Esteri, dove erano in discussione le nuove misure, su cui la trattativa va avanti da due mesi. Il motivo del veto è noto: Bratislava teme per il suo futuro energetico, data la sua dipendenza dalle importazioni di gas russo, che invece l’Unione europea vuole azzerare.
Perché la Slovacchia continua a mettere il veto alle sanzioni
Il veto della Slovacchia sul 18° pacchetto non riguarda le sanzioni in sé, ma la sua forte dipendenza dal gas russo e il rischio economico e legale che queste porterebbero. In sostanza, Bratislava sta usando il proprio veto come arma per ottenere protezione legale, compensazioni economiche e sicurezza per l’approvvigionamento energetico.
“La coalizione di governo respinge l’imbecille proposta della Commissione europea di interrompere i flussi di gas russo a partire dal 2028“, ha detto Fico, aggiungendo che l’esecutivo europeo “ci sta offrendo alcune garanzie solo perché ci rifiutiamo di sostenere il 18° pacchetto di sanzioni contro la Federazione Russa che richiede l’unanimità”.
Fico ha tuttavia precisato che la Slovacchia “è disposta a negoziare garanzie che assicurino un certo livello di comfort” al Paese.
Il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, alla domanda su perché l’accordo sul 18esimo pacchetto non sia stato raggiunto, ha risposto: “Chiedete all’Ungheria e alla Slovacchia“.
La Slovacchia impensierisce Bruxelles
Mentre le nuove sanzioni dovranno ancora attendere, a Bruxelles serpeggia il timore che la Slovacchia si stia candidando a diventare una nuova Ungheria, e non solo per l’uso del suo potere di veto e per la sua vicinanza alla Russia, ma anche per il deterioramento dello Stato di diritto. Tanto che l’esecutivo europeo sta valutando di sospendere al Paese alcuni dei suoi fondi.
“La Slovacchia è sulla buona strada per diventare la prossima Ungheria? A dire il vero, resta da vedere, ma alcuni modelli sono sorprendentemente simili“, ha commentato Sophie Wilmés, vicepresidente dell’Europarlamento per il gruppo liberale Renew Europe, in occasione della presentazione della Relazione finale della Commissione per le libertà civili (LIBE) seguita a una missione di quattro parlamentari che dal 1° al 3 giugno è stata nel Paese dell’Europa centro-orientale per valutare la salute della democrazia.
In particolare, ha riferito Wilmés, il comitato ha espresso preoccupazione per l’indipendenza della magistratura e dei media, per le riforme della giustizia, per la repressione dell’opposizione politica e per una legge approvata ad aprile che colpisce le ong.
Kallas: “La palla è nel campo della Slovacchia”
“Mi rattrista che non siamo riusciti oggi a raggiungere un accordo“, ha commentato l’Alta Rappresentante dell’Ue Kaja Kallas al termine del Consiglio Affari Esteri, aggiungendo che “ora la palla è nel campo della Slovacchia“. Per Kallas tuttavia un accordo “deve essere raggiunto”, perché la Russia deve essere “privata” dei mezzi per alimentare la guerra. Il nuovo pacchetto punta infatti ad aumentare la pressione alla Federazione, colpendo il settore finanziario ed energetico, in risposta al rifiuto del presidente Vladimir Putin di accettare un cessate il fuoco incondizionato in Ucraina.