La Corte Costituzionale romena respinge il ricorso di Simion sulle presidenziali: “Accuse infondate”

Il leader di estrema destra aveva chiesto l'annullamento del voto del 18 maggio, da cui era uscito sconfitto, per presunte interferenze francesi e moldave. Ora promette di continuare a lottare
4 giorni fa
2 minuti di lettura
George Simion
George Simion (Ipa/Fotogramma)

Ricorso respinto. Questo il verdetto unanime della Corte costituzionale romena sulla richiesta di annullare il voto presidenziale avanzata giovedì scorso da George Simion, leader di Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), sconfitto al ballottaggio del 18 maggio da Nicușor Dan, sindaco centrista di Bucarest.

Il 38enne, sovranista e fan di Donald Trump, si era rivolto al supremo organo giudiziario del Paese sostenendo che la tornata elettorale di inizio mese fosse stata manipolata da interferenze straniere, nello specifico francesi e moldave.

“Elezioni corrette e trasparenti”

In sostanza, ha cercato di riutilizzare a suo favore le motivazioni per cui la Corte aveva annullato il voto di novembre 2024 (di cui queste elezioni infatti erano la ripetizione), ovvero le presunte interferenze estere, in quel caso russe e documentate dai servizi segreti nazionali (la Russia le ha negate). Ma il parere della Corte, pronunciato il 22 maggio, è netto e unanime: le accuse di Simion sono risultate “prive di fondamento”.

In un post su X il leader di Aur ha reagito tacciando l’organo giudiziario di proseguire il “coup d’état” (ha usato proprio il francese, non a caso) che secondo l’estrema destra sarebbe in atto dall’annullamento del voto del 23 novembre e che sarebbe poi proseguito con l’esclusione della nuova candidatura di Călin Georgescu, il filo-russo ultranazionalista che in quella occasione aveva vinto nella più completa sorpresa grazie a una opaca campagna su TikTok.

L’Autorità Elettorale Permanente (ma anche gli osservatori indipendenti) ha dichiarato che le elezioni di maggio sono state regolari, “corrette, trasparenti e integre”.

Dan entra ufficialmente in carica, Simion giura battaglia

Intanto stamattina Dan, eletto con il 53,6% dei voti a fronte del 46,4% di Simion, ha giurato come presidente della Repubblica e dunque è entrato ufficialmente in carica.

Ora avrà molte cose di cui occuparsi: dal pesante deficit del Paese, il più ampio dell’Ue, alla debolezza della moneta nazionale, dalla situazione economica alla forte sfiducia dei cittadini nelle istituzioni. La sua prima sfida sarà nominare un nuovo capo di governo, dopo che Marcel Ciolacu si è dimesso in seguito all’esito del primo turno del 4 maggio.

Il tutto, mantenendo la Romania nel solco europeista ed atlantico, come lui stesso ha ribadito nella sua prima dichiarazione: “La Romania resterà saldamente ancorata alla Nato, all’Unione europea e al partenariato strategico con gli Stati Uniti”.

Ma Dan dovrà fare i conti anche con la crescente forza dell’estrema destra: Simion al primo turno delle presidenziali aveva ottenuto il 41% dei voti, e solo la mobilitazione delle forze più moderate e giovani ha potuto evitare la sua vittoria anche al ballottaggio. Non solo, ma il suo partito è stato il secondo più votato alle parlamentari di dicembre.

Simion ha giurato battaglia, scrivendo su X che “l’unica cosa che ci rimane è continuare a COMBATTERE”, e ribadendo in un secondo post: “Combatterò, combatterò, combatterò per rendere la Romania di nuovo grande”. Rilanciando così il suo cavallo di battaglia, il Make Romania Great Again che strizza l’occhio a Trump.