La Bce non cambia rotta: tassi fermi, ma occhi puntati su Francia e Stati Uniti

Come la crisi francese, i dazi e il dollaro modificheranno le scelte della Bce?
6 ore fa
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Christine Lagarde Bce
La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde (Afp)

La Banca centrale europea (Bce) ha deciso di non modificare i tassi di interesse. Nello specifico, il tasso sui depositi è al 2%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali è al 2,15% e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale è al 2,40%. Come ha spiegato la presidente della Bce, Christine Lagarde: “Il Consiglio Direttivo ha deciso oggi di mantenere invariati i tre tassi di interesse chiave della Bce”. La decisione è stata presa perché “l’inflazione è attualmente intorno al nostro obiettivo di medio termine del 2% e la nostra valutazione delle prospettive di inflazione è sostanzialmente invariata”. In pratica, la Bce ritiene che i prezzi stiano crescendo a un ritmo accettabile.

Questa scelta, che non ha sorpreso i mercati, arriva in un momento in cui l’Europa osserva con attenzione le vicende politiche ed economiche della Francia e le tensioni sui dazi commerciali.

Le previsioni future della Bce

Gli esperti della Bce hanno rivisto le loro previsioni, che restano simili a quelle di qualche mese fa. Per quanto riguarda l’inflazione, si prevede che i prezzi aumenteranno in media del 2,1% nel 2025, scenderanno all’1,7% nel 2026 e torneranno al 1,9% nel 2027. Se si escludono i prezzi come energia e cibo, generalmente soggetti a maggior fluttuazioni, l’inflazione sarà mediamente del 2,4% nel 2025, dell’1,9% nel 2026 e dell’1,8% nel 2027.

L’economia dell’Eurozona dovrebbe crescere dell’1,2% nel 2025, dell’1% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. Christine Lagarde ha confermato questi numeri, dicendo: “Le nuove proiezioni della Bce presentano un quadro dell’inflazione e della crescita economica simile a quello previsto a giugno. Siamo determinati ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi al nostro obiettivo del due per cento a medio termine. Seguiremo un approccio guidato dai dati e riunione per riunione per determinare l’orientamento appropriato della politica monetaria”.

Francia, dazi e il valore dell’euro

Nonostante l’Europa sia sotto pressione a causa della crisi politica in Francia con la caduta del governo Bayrou, la Bce non ha cambiato i tassi. La situazione francese preoccupa i mercati, perché rende più difficile per il governo gestire le finanze. Un eventuale aumento dei costi per i prestiti della Francia potrebbe farla sembrare meno affidabile e, di conseguenza, contagiare anche gli altri Paesi dell’Eurozona. Per questo, la Bce sta mantenendo un atteggiamento di attesa, un “wait and see“.

Anche le tensioni sui dazi statunitensi e il rapporto tra euro e dollaro sono attentamente monitorati. L’euro si è rafforzato rispetto al dollaro, superando il livello di 1,17, perché ci si aspetta che la banca centrale americana, la Fed, possa presto abbassare i suoi tassi e perché, a parte la Francia, l’economia dell’area euro mostra una buona stabilità. Tuttavia, la presidente Lagarde ha avvertito che “Tariffe più alte, un euro più forte e una maggiore concorrenza globale sono attesi frenare la crescita per il resto dell’anno”.

Uno sguardo all’economia europea

La presidente Lagarde, inoltre, ha fornito un quadro più ampio dell’economia che “è cresciuta dello 0,7% in termini cumulativi nella prima metà dell’anno, grazie alla resilienza della domanda interna. Gli indicatori delle indagini suggeriscono che sia l’attività manifatturiera che quella dei servizi continuano a crescere, segnalando un certo slancio positivo sottostante nell’economia.”. Il mercato del lavoro si mantiene forte, con un tasso di disoccupazione al 6,2% a luglio, il che dovrebbe sostenere la spesa dei consumatori.

Per rafforzare l’Eurozona in questo contesto globale incerto, la Bce ha sottolineato l’importanza di riforme, investimenti e del completamento dell’unione bancaria e dei mercati dei capitali. Inoltre, si sta lavorando per definire la legislazione per un possibile euro digitale.

Quali sono i pericoli all’orizzonte?

I rischi per la crescita economica sono ora più equilibrati, ma rimangono delle incertezze. Un peggioramento delle relazioni commerciali, il nervosismo sui mercati finanziari e le tensioni geopolitiche (come la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente) potrebbero frenare la crescita. Al contrario, una maggiore spesa per difesa e infrastrutture, insieme a riforme strutturali e unitarie, potrebbe dare una spinta all’economia.

L’andamento dei prezzi è più incerto del solito. Un euro più forte o dazi più alti potrebbero far scendere l’inflazione più del previsto. D’altro canto, la frammentazione delle catene di produzione, un aumento della spesa pubblica o eventi climatici estremi potrebbero far salire i prezzi.