Kosovo, elezioni senza maggioranza: quale futuro per Albin Kurti?

Il leader di Vetevendosje vince ma non convince: senza alleati, il Kosovo rischia lo stallo politico
2 mesi fa
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Il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti (Afp)

Le elezioni legislative in Kosovo hanno sancito una vittoria senza maggioranza assoluta per Albin Kurti e il suo partito Vetevendosje, una realtà che potrebbe rendere la formazione del governo una sfida complessa. Con un’affluenza in calo – stimata attorno al 40% – il partito di Kurti ha ottenuto il 39,8% dei voti secondo i risultati preliminari, un risultato inferiore rispetto al 50,3% ottenuto nel 2021. Il Partito Democratico del Kosovo si è attestato al 21,8%, seguito dalla Lega Democratica del Kosovo con il 18,1% e dalla coalizione AAK-Nisma con il 7,6%.

Questo scenario elettorale implica che Kurti dovrà necessariamente trovare un alleato per formare un governo stabile. Tuttavia, la sua retorica fortemente nazionalista e il suo atteggiamento critico verso l’opposizione rendono questa prospettiva difficile. Durante il discorso post-elettorale, Kurti ha dichiarato che “ci sono stati più attacchi contro questo governo di quanti ne abbiamo mai visti prima”, riferendosi agli oligarchi e ai partiti di opposizione, accusandoli di “fare accordi perfino con il diavolo” per ostacolare il suo operato.

Queste parole non contribuiscono a costruire un clima di collaborazione, soprattutto considerando che Vetevendosje dovrà negoziare con partiti che hanno posizioni più moderate o persino contrarie alla sua linea di governo. La formazione di una coalizione, quindi, si prospetta un processo lungo e tortuoso, con la possibilità di nuove elezioni se non si dovesse trovare un accordo solido tra le forze politiche.

Kosovo e Serbia, un conflitto sempre aperto

Uno dei nodi più complessi per il nuovo governo kosovaro riguarda i rapporti con la minoranza serba e con Belgrado. Da tempo, Kurti ha adottato un approccio intransigente nei confronti della comunità serba del nord del paese, composta da circa 50mila persone, imponendo misure che hanno aumentato le tensioni. Tra queste, la chiusura delle istituzioni parallele finanziate dalla Serbia, la sostituzione delle targhe automobilistiche serbe con quelle kosovare e il blocco delle attività bancarie serbe nel paese.

La politica di Kurti ha portato a una crescente frustrazione tra i serbi del Kosovo, che si sentono sempre più esclusi dalle decisioni politiche di Pristina. Inoltre, il primo ministro ha rifiutato di implementare l’accordo del 2013 che prevedeva la creazione di un’associazione delle municipalità a maggioranza serba, destinata a garantire loro maggiore autonomia in ambiti come l’istruzione, la sanità e l’economia. Questa decisione è stata fortemente criticata dall’Unione Europea, che considera l’accordo del 2013 un punto cardine per la normalizzazione dei rapporti tra Kosovo e Serbia.

Anche Belgrado ha reagito con durezza, accusando Kurti di alimentare le divisioni anziché promuovere il dialogo. Il rischio è che la situazione possa degenerare ulteriormente, con nuove tensioni etniche che potrebbero compromettere la fragile stabilità della regione balcanica.

Le difficoltà con Ue e Usa

Oltre ai problemi interni, il Kosovo di Kurti si trova a dover gestire un crescente isolamento internazionale. L’Unione Europea ha già sospeso alcuni fondi destinati al paese nel giugno 2023, e il percorso di adesione all’Ue appare sempre più incerto. Cinque Stati membri – Spagna, Grecia, Romania, Slovacchia e Cipro – ancora non riconoscono l’indipendenza del Kosovo, complicando ulteriormente il cammino di Pristina verso Bruxelles.

Anche i rapporti con gli Stati Uniti si sono incrinati. Storicamente, Washington è stato uno dei principali sostenitori del Kosovo, con investimenti per oltre un miliardo di dollari attraverso l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid). Tuttavia, la recente decisione dell’amministrazione Trump di congelare per tre mesi alcuni aiuti esteri, tra cui quelli destinati all’integrazione occidentale del Kosovo, ha rappresentato un duro colpo per Kurti. Inoltre, Richard Grenell, ex inviato speciale per i Balcani sotto la prima amministrazione Trump e ora nuovamente coinvolto nelle relazioni diplomatiche, ha criticato apertamente il primo ministro kosovaro, definendolo “inaffidabile” sia per l’amministrazione repubblicana che per quella democratica. Secondo Grenell, Kurti ha ripetutamente adottato decisioni unilaterali che hanno destabilizzato la regione, causando preoccupazione non solo negli Stati Uniti, ma anche nell’Unione Europea e nella Nato.

Kosovo e l’allargamento dell’Ue, quali prospettive?

Il Kosovo ha presentato la sua candidatura per l’adesione all’Unione Europea nel dicembre 2022, ma il percorso appare irto di ostacoli. Attualmente, l’Ue ha avviato negoziati di adesione con il Montenegro, la Serbia, l’Albania e la Macedonia del Nord, mentre Bosnia-Erzegovina e Ucraina hanno ottenuto lo status di candidate. Tuttavia, il Kosovo non ha ancora ricevuto il via libera per i negoziati, a causa delle sue tensioni interne e della mancanza di riconoscimento da parte di tutti gli Stati membri.

L’Ue continua a chiedere riforme significative, tra cui un rafforzamento dello stato di diritto, la lotta alla corruzione e il rispetto delle minoranze etniche. Tuttavia, la politica aggressiva di Kurti nei confronti della comunità serba e la sua retorica nazionalista rischiano di complicare ulteriormente il percorso europeo del Kosovo. Bruxelles chiede anche un maggiore impegno nel dialogo con la Serbia, ma Kurti ha dimostrato una certa riluttanza a fare concessioni su questo fronte.

Le prospettive per l’adesione rimangono quindi incerte, con il rischio che il Kosovo resti bloccato in un limbo diplomatico. Nel frattempo, altri paesi della regione avanzano più rapidamente, come dimostra il caso della Bosnia-Erzegovina, che ha iniziato ufficialmente i negoziati di adesione nel marzo 2024. Se Pristina non riuscirà a migliorare i suoi rapporti con l’Ue e con i partner internazionali, il suo sogno europeo potrebbe restare irrealizzato ancora per molti anni.