Di solito, a vedersi sono gli effetti del Jack Daniel’s, ma questa volta è il celebre whisky ad essere in difficoltà. La causa? Le tensioni commerciali innescate dal presidente americano Donald Trump che hanno fatto crollare gli acquisti dal produttore del Jack Daniel’s Tennessee Whiskey, Brown-Forman, colpito anche dalla contrazione dei consumi.
L’amministratore delegato di Brown-Forman, Lawson Whiting, ha previsto un altro anno difficile dopo che l’azienda ha pubblicato i dati dell’ultimo anno fiscale appena conclusosi: il fatturato netto, pari a quasi 4 miliardi di dollari, registra un -5% rispetto a un anno fa e -7% nel quarto trimestre. La diminuzione è stata guidata principalmente dalle dismissioni di Finlandia vodka e Sonoma-Cutrer wine business, completate durante l’anno fiscale 2024. Su base organica – escludendo quindi l’impatto delle cessioni e delle fluttuazioni valutarie – l’azienda ha registrato comunque una crescita dell’1%.
A preoccupare davvero è il quarto trimestre fiscale (gennaio-aprile 2025 per le regole Usa) che ha mostrato una contrazione del 7%, equivalente a 894 milioni di dollari contro i 964 milioni dell’anno precedente. In questo caso, depurato dagli effetti straordinari, il calo organico è stato del 3%.
Secondo i dati pubblicati dal colosso dei superalcolici, con sede a Louisville, nel Kentucky, le pressioni sui volumi hanno rappresentato il fattore più critico. L’ambiente operativo è rimasto difficile durante tutto l’anno fiscale 2025 a causa delle continue incertezze macroeconomiche e geopolitiche, che hanno impattato negativamente la fiducia dei consumatori e ridotto la spesa in molti dei mercati principali dell’azienda che esporta principalmente in Ue.
La compressione dell’utile netto (il reale guadagno) racconta una storia ancora più complessa. Nel quarto trimestre, questo indice è crollato del 45% a 205 milioni di dollari, principalmente a causa dell’assenza della plusvalenza dalla vendita del prodotto Sonoma-Cutrer registrata nell’anno precedente.
Il ruolo dei dazi
Il calo trimestrale è arrivato quando Brown-Forman, così come altri produttori di alcolici statunitensi che dipendono fortemente dalle vendite all’estero, hanno subito le ripercussioni dei dazi trumpiani. Oltre alle contromosse europee, queste scelte hanno anche provocato ansia nei consumatori, che spesso hanno preferito acquistare altro: “I consumatori e i loro portafogli semplicemente non hanno più tanti soldi. Spendono soldi per cose come vacanze, alloggi e altre cose simili. Ma poi, quando arrivano alla spesa, penso che in alcuni casi gli alcolici siano stati un po’ esclusi dal carrello”, ha spiegato l’amministratore delegato di Brown-Forman, Lawson Whiting, durante una teleconferenza con gli analisti di mercato del settore.
Tagli e prospettive future
Brown-Forman ha dato una valutazione pessimistica per il prossimo anno fiscale. “L’anno fiscale 2025 è stato un anno diverso da qualsiasi altro che abbia visto negli ultimi trent’anni”, ha aggiunto Whiting. Nelle sue previsioni per il prossimo anno, la società ha evidenziato la continua incertezza dei consumatori e il “potenziale impatto dei dazi attualmente sconosciuti”. “Sappiamo che è una situazione molto instabile“, ha confermato Leanne Cunningham, Cfo dell’azienda, rispondendo a una domanda sui dazi durante la teleconferenza. Cunningham ha ricordato: “Nessuno di noi può prevedere cosa succederà” e che questo clima “creerà livelli sostenuti di incertezza tra i consumatori, che a nostro avviso porteranno a un altro anno di tendenze inferiori alla media storica per le vendite di distillati”.
A gennaio, Brown-Forman ha annunciato la riduzione del personale a livello globale di circa il 12% e la chiusura dello stabilimento di produzione di botti nella città dove tutto è nato, Louisville. Secondo Whiting tali misure dovrebbero consentire un risparmio annuo compreso tra 70 e 80 milioni di dollari.