Ginevra, l’Iran dice no ai negoziati “sotto le bombe”: Ue divisa su Israele

Il Paese arabo respinge "categoricamente" ogni proposta di arricchimento zero
7 ore fa
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Abbas Araghchi Ministro Esteri Iran Ipa Ftg
Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi (Ipa/ftg)

L’incontro tra le delegazioni europee e iraniane è iniziato oggi a Ginevra in un clima di massima tensione, con Teheran che ha ribadito la propria disponibilità a negoziare sul nucleare ma non “sotto le bombe” israeliane. I ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito, insieme all’Alto rappresentante Ue Kaja Kallas, hanno tentato di rilanciare il dialogo diplomatico con il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi, ma le prospettive di una svolta restano limitate.

L’incontro di Ginevra: diplomazia in salita

L’Iran ha escluso categoricamente ogni apertura negoziale finché continueranno gli attacchi israeliani. “Nessun negoziato sotto le bombe”, ha dichiarato il governo di Teheran, che si è mostrato disposto a discutere “limitazioni” ai programmi di arricchimento dell’uranio per uso civile, ma respinge “categoricamente ogni proposta di arricchimento zero“.

Durante i colloqui, secondo fonti diplomatiche, “le discussioni si sono concentrate esclusivamente sul nucleare e sulle questioni regionali”, mentre non si è parlato dei missili balistici. Due giorni fa, Kaja Kallas ha denunciato che Teheran supporto Mosca nella guerra in Ucraina tramite l’invio di queste armi.

Le proposte europee e le dichiarazioni preparatorie

Il presidente francese Emmanuel Macron aveva annunciato un’offerta negoziale “completa, tecnica e diplomatica” da presentare a Teheran. Il ministro degli Esteri britannico David Lammy aveva dichiarato che “esiste una finestra di due settimane per una soluzione diplomatica”, dopo aver incontrato a Washington il segretario di Stato americano Marco Rubio.

Il ministro tedesco Johann Wadephul aveva precisato che “ogni conversazione ha senso se l’Iran è davvero disposto a rinunciare in modo trasparente a qualsiasi sviluppo militare del nucleare”. I tre Paesi europei hanno minacciato di ripristinare le sanzioni sospese se Teheran non rafforzerà la cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) che ieri ha smentito il presidente americano Trump replicando che non ci sono prove che dimostrino la preparazione di un’arma atomica da parte dell’Iran.

Abbas Araghchi ha rivolto un appello al Consiglio di sicurezza dell’Onu, chiedendo l’applicazione della “Risoluzione 487, adottata all’unanimità in risposta all’attacco del regime israeliano del 1981 all’impianto nucleare iracheno”. Il ministro iraniano ha sottolineato che “qualsiasi attacco militare agli impianti nucleari costituisce un attacco all’intero regime di controlli di sicurezza dell’Aiea”.

Dal fronte israeliano, il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato: “Fermeremo il nucleare dell’Iran con o senza Trump. Il nostro principale obiettivo è fermare il programma nucleare, eliminare la minaccia”. Un impegno che ha incassato il placet di Friedrich Merz: “Dobbiamo ringraziare Israele. Attualmente sta facendo il lavoro sporco per conto dell’intero Occidente”, ha dichiarato il cancelliere tedesco tre giorni fa.

La posizione Ue divisa sulla guerra Israele-Iran

L’Unione europea fatica a trovare una linea comune sul conflitto, con evidenti divergenze tra i vertici istituzionali. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha sostenuto apertamente l’iniziativa israeliana, dichiarando che “Israele ha il diritto di difendersi” dalla minaccia nucleare iraniana, che rappresenta “la principale fonte di instabilità nella regione” pur dichiarando di preferire la via negoziale.

Diversi i toni delle altre cariche europee che, per il loro ruolo hanno (o dovrebbero avere) maggiore voce in capitolo sulle questione internazionali. Il presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, ha chiesto di evitare “un’escalation pericolosa” e ha lanciato appelli alla “moderazione e alla diplomazia“.
L’Alto Rappresentante per la politica estera Ue, Kaja Kallas, ha lanciato un appello “a tutte le parti a rispettare il diritto internazionale, a mostrare moderazione e a evitare di prendere ulteriori misure che potrebbero avere gravi conseguenze come un potenziale rilascio radioattivo“. La dichiarazione di Kallas ricorda il mancato rispetto da parte dell’Iran degli obblighi del trattato di non proliferazione, ma non si risparmia su Israele: “Una sicurezza duratura si costruisce con la diplomazia, non con l’azione militare”, ha chiosato l’ex premier estone.

Intanto, i colloqui tra le delegazioni di Ue e Iran proseguono, cercando un difficile, ma auspicabile, punto di incontro.

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