“Israele ha il diritto di difendersi” dalla minaccia nucleare dell’Iran che rappresenta “la principale fonte di instabilità nella regione” e, per questo, “non potrà mai avere armi nucleari”.
Intervenuta al G7 canadese di Kananaskis, Ursula von der Leyen ha commentato così gli attacchi missilistici lanciati dallo Stato ebraico contro gli ayatollah. La presidente della Commissione Ue aveva ribadito il sostegno europeo “per la pace e la stabilità in Medio Oriente” durante un colloquio telefonico avuto con il premier israeliano Netanyahu alla vigilia del summit, lunedì 16 giugno.
Se sul ‘fronte primario’ della guerra Bruxelles sostiene l’iniziativa militare israeliana, l’Ue cambia toni sulla strage di civili perpetrata a Gaza.
L’impegno Ue per una “soluzione mediata”
Dal Canada, Von der Leyen ha insistito sulla necessità di raggiungere pace garantendo l’impegno dell’Ue per “trovare una soluzione duratura attraverso un accordo negoziato” con l’Iran, sostenendo che “una soluzione diplomatica resta la soluzione migliore a lungo termine per affrontare le preoccupazioni relative al programma nucleare iraniano“. Preoccupazioni esplose nel 2018, quando il presidente americano Donald Trump, allora al primo mandato, aveva ritirato gli Usa dall’accordo sul nucleare, che avrebbe garantito maggiore sicurezza in Medio Oriente e nel resto del mondo.
L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Kaja Kallas, ha implicitamente ribadito questo concetto sottolineando che solo la diplomazia può condurre a una soluzione duratura della crisi e scongiurare un’escalation.
La Commissione Europea invita tutte le parti a dare prova di moderazione, evitando attacchi che potrebbero portare a “gravi conseguenze, come un potenziale rilascio radioattivo”. Nel comunicato diffuso da Kallas, si ribadisce inoltre che la sicurezza della regione, inclusa quella dello Stato di Israele, deve essere garantita nel quadro del rispetto delle norme internazionali.
L’auspicio di Bruxelles è che “la diplomazia prevalga sulle armi” e che il diritto internazionale torni ad avere un ruolo nella guerra in Medio-Oriente.
Khamenei risponde a Trump
Mentre sul campo gli attacchi tra Israele e Iran proseguono, Ali Khamenei rispedisce al mittente la proposta di “resa incondizionata” avanzata da Donald Trump. Israele ha commesso “un errore enorme” bombardando i siti militari e nucleari iraniani, oltre che infrastrutture non militari. E per questo verrà “punito”, ha detto la guida suprema dell’Iran parlando alla nazione. “Il presidente degli Stati Uniti ci minaccia. Con la sua assurda retorica, chiede che il popolo iraniano si arrenda davanti a lui. Dovrebbero fare minacce contro coloro che temono di essere minacciati. La nazione iraniana non ha paura”, ha aggiunto.
“Gli americani sappiano che l’Iran non si arrenderà mai e che qualsiasi intervento militare da parte loro gli causerà senza dubbio danni irreparabili”, ha concluso Khamenei.
Perdere ogni punto di contatto con l’Iran potrebbe rappresentare un vantaggio per Mosca. A preoccupare l’Ue, infatti, non è solo il nucleare iraniano ma anche la dotazione di missili e droni con cui lo stato arabo aiuta Putin nella guerra in Ucraina.
Come l’Iran sostiene la guerra di Putin
Un alto funzionario europeo, citato da Eunews, ha chiarito il punto alla stampa: “non siamo preoccupati solo per il programma nucleare, ma anche per la proliferazione di missili balistici, che possono rappresentare un problema per la nostra sicurezza“. Un concetto ribadito da von der Leyen durante il G7: “Abbiamo espresso la nostra profonda preoccupazione per i programmi nucleari e missilistici balistici dell’Iran” soprattutto perché “lo stesso tipo di droni e missili balistici progettati e realizzati dall’Iran stanno colpendo indiscriminatamente città in Ucraina e Israele“.
Russia e Cina avvertono Trump
La partita a scacchi è sempre più accesa. Come riporta Interfax, citando il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, il Cremlino ha ‘consigliato’ agli Stati Uniti di non fornire assistenza militare a Israele: “Mettiamo in guardia Washington contro opzioni anche solo speculative e teoriche. Questo sarebbe un passo che destabilizzerebbe radicalmente l’intera situazione”, ha detto Ryabkov.
Anche la Cina ammonisce gli Usa: “Siamo contrari a qualsiasi azione che violi la Carta delle Nazioni Unite e la sovranità, la sicurezza e l’integrità territoriale di altri Paesi. Un’ulteriore escalation di tensioni in Medio Oriente non sarebbe nell’interesse di nessuno”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Guo Jiakun, riportato dal Global Times.
Kallas contro Netanyahu: “Quando è troppo, è troppo”
I toni cambiano per quanto riguarda Gaza. In queste ore turbolente, l’Ue ha preso una posizione netta per quanto sta accadendo nella Striscia. Il premier israeliano definisce questo il ‘fronte secondario’ del conflitto, ma ogni giorno continuano a morire decine di palestinesi inermi. “Quando è troppo è troppo. Israele ha il diritto di difendersi, ma quanto vediamo va al di là di questo diritto“, ha inveito oggi Kaja Kallas parlando al Parlamento europeo.
L’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, incalzata dagli eurodeputati, ha criticato apertamente l’operato del governo di Benjamin Netanyahu nell’emiciclo. Sullo sfondo, il Consiglio Ue Affari Esteri del prossimo 23 giugno, in cui Kallas svelerà le decisioni sulla possibile revisione dell’accordo tra Unione europea e Stato ebraico.
L’Alta rappresentante ha ribadito che “Israele ha il diritto di vivere, ma nessuno deve vivere nel terrore”. Nel delicato gioco di equilibri, che punta a non scontentare del tutto il partner israeliano, Kallas ha aggiunto: “Dobbiamo fare pressione su Hamas, e in tal senso il mondo arabo può giocare un ruolo”.
La critica dell’Ue al blocco degli aiuti umanitari
Kallas critica al premier israeliano la strategia adottata contro gli abitanti di Gaza, che sono cosa diversa dai terroristi di Hamas: “Fermare gli aiuti mina decenni di impegni per il diritto umanitario”, ha sottolineato prima di aggiungere che il numero di vittime civili a Gaza è “inaccettabile“.
Non solo i mezzi: nel mirino dell’Alta rappresentante è finito anche l’obiettivo geopolitico dichiarato da Netanyahu: “Israele ha dichiarato che vuole il completo controllo della Striscia di Gaza, e questo rappresenta una violazione del diritto internazionale, e va chiamato con il suo nome“. Kallas ha quindi ribadito che “La soluzione a due Stati è l’unica possibile“, per l’Ue, che si fonda su solidi principi, tra cui il diritto all’autodeterminazione dei popoli.
Kallas contro il fanatismo ebraico
Durante il lungo intervento al Parlamento europeo, la ‘Cassandra del Nord’ è intervenuta anche contro il fanatismo ebraico, che, secondo Kaja Kallas, non viene affrontato da chi dovrebbe farlo, ovvero il capo di governo israeliano e il collegio dei ministri. “La violenza dei coloni sta aumentando, e questo è inaccettabile”, ha detto Kallas prima di affondare forse l’accusa più dura: “Israele deve contrastare i suoi stessi estremisti“.
Sulle sanzioni, l’ex premier estone ha ricordato agli eurodeputati che “decidono gli Stati all’unanimità”: “Perché dovrei spingere per qualcosa che poi non avverrà?”, ha chiesto retoricamente agli eurodeputati, che spingevano per una sua dichiarazione esplicita sul punto. “Fate pressione sui vostri governi”, ha ribattuto Kallas ricordando che il suo ruolo è quello di rappresentare i Ventisette, non le sue opinioni personali.
Al termine del confronto, Kallas si è difesa dalle accuse: “Non sono mai stata in silenzio. Ho lavorato per alleviare le sofferenze di quanti vivono in Palestina”.