Limiti agli investimenti Usa su tecnologie cinesi. Perfetti (BonelliErede): “Per l’Ue e l’Italia la questione è differente”

Joe Biden ha introdotto norme che vietano investimenti verso tecnologie cinesi. L’Unione europea può fare la stessa cosa? Ce lo spiega Luca Perfetti, partner di BonelliErede e membro della Task Force Golden Power
2 settimane fa
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Joe Biden ha introdotto norme che vietano investimenti verso tecnologie cinesi considerate potenziali minacce alla sicurezza nazionale. In alcuni casi, è richiesta la preventiva informazione ed autorizzazione del governo statunitense.

Il governo statunitense, nel presentare le misure, “ha espressamente dichiarato di attendersi la massima cooperazione degli alleati – tra i quali, evidentemente, l’Unione Europea e il nostro Paese. Si tratta di novità – ha commentato Luca Perfetti, partner di BonelliErede e membro della Task Force Golden Power dello studio legale – che pongono molti elementi di riflessione per il nostro sistema legale e, tra gli altri, vale la pena di osservarne almeno due”.

Un “problema” legislativo-politico

“Anzitutto – ha spiegato Perfetti -, il nostro sistema golden power, già molto espanso, pone un serio problema allo Stato di diritto e della sua relazione con le decisioni propriamente politiche. In questa prospettiva – aggiunge -, è apprezzabile la decisione dell’amministrazione Biden, che ha introdotto divieti e limitazioni con una decisione presidenziale, assumendone la responsabilità politica e nel rispetto del loro sistema di produzione del diritto”.

Ma lo stesso vale anche per il sistema nazionale o europeo? “Pur fondato sulla legge, il nostro sistema prevede spazi di valutazione discrezionale di organi amministrativi così ampi che il fondamento del potere sulla legge finisce per riguardare, per lo più, solo la legittimazione dell’organo ad esercitare queste competenze”, ci spiega Perfetti. “Obiettivamente, la distanza dallo stato di diritto è notevole. Tra l’altro, questa tensione con le garanzie dello Stato di diritto caratterizza anche altri settori del nostro ordinamento che immediatamente si pongono in relazione con questi problemi, come per la normativa in materia di cyber security”.

Limiti sì, ma “proporzionati al sistema europeo”

“In secondo luogo – continua Perfetti -, deve essere considerato come l’Unione europea ha recentemente inasprito le misure di screening sugli investimenti in entrata e sta avviando una consultazione su quelli in uscita che potrebbe condurre a misure analoghe a quelle Usa”.

Si deve tenere presente che la restrizione della circolazione dei capitali e delle imprese tendenzialmente contraddice i principi costitutivi dell’Unione. Unione che però ha adottato misure protettive e limitative, come per la protezione rispetto alla contraffazione di merci, alla salute individuale o collettiva, etc.

“Tuttavia – ha aggiunto Perfetti -, proprio perché si tratta di limitazioni tendenzialmente in contrasto con principi fondamentali, devono essere proporzionate e motivate. In questo senso, l’imitazione delle misure adottate dall’amministrazione Biden da parte nostra non sembra necessariamente motivata. Certamente occorrerà evitare di divenire terreno di aggiramento dei divieti (un investitore nordamericano, altrimenti, potrebbe investire in Europa e da lì in Cina); è essenziale la nostra cooperazione”.

Cooperare, sì, ma nel rispetto delle nostre norme: questo è l’imperativo, perché “altro sarebbe l’importazione pura e semplice delle misure in questione, stante che la capacità del sistema finanziario italiano non è paragonabile a quella nordamericana, la grande parte degli investimenti oggetto di queste misure riguardano venture capital rispetto a start-up cinesi ovvero delocalizzazione di colossi tecnologici (come quello annunziato da Tesla), che poco hanno a che fare con il capitalismo italiano. Europa ed Italia dovranno pensare a limitazioni che siano adeguate al loro sistema finanziario”.

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