I risultati delle elezioni tedesche, con la forte crescita dell’estrema destra di Afd, che superando il 20% ottiene il suo miglior successo di sempre, e con la vittoria non schiacciante del centrodestra (Cdu/Csu), sono in linea con le previsioni. L’esito più probabile ora è una grande coalizione tra Cdu/Csu e Spd (socialdemocratici), quest’ultimo arrivato terzo. A sostenerlo sono gli analisti, chiamati a sviscerare l’esito di un voto importantissimo per il Paese e per tutta l’Europa.
Ma quali sono i temi su cui si concentreranno i colloqui per mettere in piedi una coalizione che possa governare la Germania per i prossimi quattro anni?
Difesa, migrazione e politica fiscale
“Difesa, migrazione e politica fiscale – sottolinea Nadia Gharbi, senior economist di Pictet Wealth Management – saranno probabilmente i temi fondamentali dei colloqui di coalizione. Se i negoziati non dovessero portare a una maggioranza stabile, la Germania potrebbe vedere la formazione di un governo di minoranza. Si tratterebbe di una situazione senza precedenti a livello federale, dal momento che la Germania non ha mai avuto un governo di minoranza. Un’altra possibilità, in caso di fallimento dei negoziati, sarebbe la convocazione immediata di nuove elezioni”.
Tuttavia l’esito più probabile, sottolineano gli analisti, è appunto quello di una grande coalizione tra i due partiti maggiori, la Cdu/Csu, e l’Spd. L’esito delle elezioni che, considerato il poco margine di manovra del futuro esecutivo, potrebbe anche favorire il progetto di un’emissione di debito comune europeo per aumentare la spesa di difesa europea. ”Se vogliamo vedere il lato positivo, si potrebbe argomentare che il ridotto margine di manovra per la spesa nazionale in difesa potrebbe rappresentare un elemento favorevole per l’Ue, con il leader del Cdu-Csu Friedrich Merz potenzialmente più incline a sostenere un’emissione di debito comune europeo“, osserva dal canto suo Apolline Menut, economista di Carmignac.
A cosa guardano i mercati obbligazionari
La cosa più importante per i mercati obbligazionari, sottolinea Kaspar Hense, BlueBay Senior Portfolio Manager Investment Grade, Rbc BlueBay, “rimarranno comunque gli sforzi verso la creazione di un esercito europeo e l’aumento della spesa militare. La Cdu ha sostenuto con forza la necessità di sostenere la sicurezza europea come compito principale – insieme al contenimento dell’immigrazione illegale – in vista delle elezioni. Pensiamo che li vedremo agire a livello europeo su questo fronte. Riteniamo che un esercito europeo molto probabilmente non sarà un progetto dell’Ue, perché l’Ungheria e altri paesi si opporranno. Ma con una Nato disfunzionale, la necessità di stabilire una propria infrastruttura di sicurezza europea dominerà il discorso politico fino all’estate, si spera con più risultati di quelli che abbiamo visto sotto Scholz”.
Per l’analista di Rbc BlueBay “ci aspettiamo che la formazione della coalizione sia piuttosto rapida e che il risultato più probabile, se non l’unico, sia una grande coalizione. Se l’attuale conteggio dei voti dovesse rivelarsi errato, ci aspetteremmo un governo di minoranza. Il ministro della Difesa Pistorius potrebbe mantenere la sua posizione e i socialdemocratici potrebbero persino ottenere il ministero delle Finanze come partner di coalizione. Il ministero dell’Economia andrà alla Cdu, molto probabilmente a Linnemann. In Germania e in Europa verrà eliminata un po’ di burocrazia legata alle politiche di sostenibilità e, insieme ai tagli fiscali, ciò contribuirà a far ripartire l’economia dalla recessione”.
Qualsiasi modifica al freno al debito, rileva Carmignac, “dovrà contare sul sostegno della Linke o di Afd. Quest’ultima è contraria a una riforma del freno al debito, mentre la Linke potrebbe sostenerla per aumentare gli investimenti, ma non quelli per la difesa”.
La questione debito
Tra gli argomenti più importanti che il nuovo governo dovrà affrontare c’è quello relativo alla questione del debito e del freno previsto dalla Costituzione: “La crisi economica, le condizioni delle infrastrutture e l’arretratezza digitale – sottolinea Carlo Benetti, Market Specialist di Gam – richiederanno investimenti pubblici e creazione di nuovo debito. Durante la campagna elettorale nessuna forza politica si è esposta su questo aspetto temendo di apparire ‘spendacciona’ e irresponsabile. Ma la crisi della Germania è esito anche dell’avversione alla spesa; i mercati ci sperano, l’euro si sta rafforzando sulla previsione di investimenti pubblici in Germania e in Europa”.
La Cdu di Merz non ha mostrato un forte sostegno alla condivisione del debito tra i Paesi europei, ostacolando potenzialmente l’unità fiscale dell’Ue, poiché i dibattiti sugli eurobond e sul finanziamento della difesa rimangono controversi. “Detto questo, il probabile nuovo cancelliere – sottolinea Katharine Neiss, Chief European Economist di Pgim Fixed Income – non è ideologicamente contrario, avendo mantenuto aperta questa opzione durante la campagna elettorale. Dati gli ostacoli alla riforma del freno al debito interno, promuovere e sostenere la condivisione del debito europeo potrebbe sembrare una soluzione pragmatica, dato che richiede solo una maggioranza semplice nel Parlamento tedesco”.
E’ opinione diffusa che la Germania, aggiunge, “sia rimasta indietro per quanto riguarda gli investimenti nelle infrastrutture pubbliche. Detto ciò, non c’è consenso per importanti stimoli fiscali simili all’Inflation Reduction Act statunitense, poiché il Paese continua a perdere competitività rispetto agli Stati Uniti o alla Cina. L’attenzione della Cdu/Csu si è concentrata piuttosto sui tagli alle imposte sulle società e sulla deregolamentazione. Tuttavia, Merz sarà limitato nella portata delle sue riforme, poiché probabilmente dovrà affrontare forti opposizioni nella futura coalizione di governo, che si concentrerà sulla prevenzione di forti tagli al sistema sociale”.
Anche gli ambiziosi obiettivi climatici del Paese richiedono investimenti significativi in energia rinnovabile, infrastrutture e innovazione. “Il focus di Merz sul rilancio dell’economia riducendo gli ostacoli normativi, compresi i requisiti ambientali, rischia di ritardare la transizione della Germania verso un’economia green e aumenta il rischio che la Germania rimanga indietro rispetto ai suoi pari dell’Ue e ai concorrenti globali nel raggiungimento dei suoi obiettivi di sostenibilità”, osserva l’analista.