Il vento di destra soffia anche tra i giovani elettori, ma non in Italia

Generazione Z e Millennials in Italia hanno detto no alle estreme destre, mentre in Francia, Germania, Spagna e Svezia tifano per i conservatori: ecco perché
3 mesi fa
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Penna su scheda elettorale

Un vento di destra ha iniziato a soffiare su tutta l’Europa. Si tratta di quelle forze populiste e conservatrici che hanno avuto la meglio in Paesi quali la Francia, la Germania, la Spagna e la Svezia. L’Italia, sotto questo punto di vista, si è dimostrata un’eccezione. In primis, Forza Italia di Giorgia Meloni è già al potere e con la vittoria alle europee si è riconfermato primo partito nazionale a differenza degli altri governi messi in crisi da un voto che non ha dimostrato più fiducia da parte dei cittadini nella linea politica di maggioranza. Ma è un’eccezione anche perché, a differenza degli altri Paesi, i giovani non sembrano essere favorevoli alle posizioni della premier. Così, a differenza dei coetanei delle altre Nazioni, gli under 30 del Belpaese hanno votato partiti progressisti e di sinistra. Ma perché la Gen Z e i Millennials oggi guardano a destra quasi ovunque tranne che nel nostro Paese? Scopriamolo insieme.

Vento di destra

Stanchi delle politiche d’accoglienza dei propri governi, i giovani francesi e tedeschi hanno votato le forze più conservatrici. Sono le stesse che non li hanno obbligati in casa durante il Covid-19 e che promuovono una politica antislamica, più o meno filorussa e che si sono dimostrati apertamente contro quelle linee “green” che hanno indebolito i privati a favore della salute dell’ambiente. Votare a destra, in molti di questi Stati, ha rappresentato un’alternativa, una svolta che è stata richiesta a gran voce anche dai giovani costretti, tra le altre cose, ad un lockdown, all’inflazione, agli ingenti costi abitativi, al precariato e al tema cruciale dell’immigrazione.

Con slogan brevi e puntuali, le destre europee si sono dimostrate comunicativamente più forti. Un primo grande tema è proprio quello dell’utilizzo delle piattaforme social. I politici di destra della maggior parte dei Paesi europei usano TikTok e Instagram scontrandosi con coraggio nella piazza social. Un linguaggio semplice e immediato, come quello dei giovani appunto, e con un tipo di comunicazione che premia l’approssimazione e il populismo utilizzando una tecnica di semplificazione: questa è stata la strategia vincente, ad esempio, per un giovane politico quale Jordan Bardella. L’enfant prodige di Marine Le Pen ha saputo cogliere il sentimento comune percepito dai suoi stessi coetanei. Un 28enne in jeans e camicia, come molti in Francia, che ripudia l’immigrazione e che si propone come il più giovane premier d’Oltralpe, alle anticipate di giugno. Non è un caso, quindi, che il 32% dei ragazzi e delle ragazze tra i 18 e i 24 anni abbia votato per la lista guidata dal presidente di Rn, mentre questa cifra scende al 26% per gli elettori over 65.

E lo stesso è accaduto in Germania, dove a guadagnare terreno sono stati quei partiti di destra quali l’Afd con un clamoroso 15,9% e i conservatori del Cdu-Csu che hanno vinto con circa il 30%. Per Olaf Scholz, però, niente elezioni anticipate. Le europee sono altra cosa rispetto alle politiche interne e il cancelliere non ha lo stesso “orgoglio francese” che scorre nelle vene di Emmanuel Macron, personalmente ferito dalla sconfitta nello scontro con Le Pen. Nel voto giovanile tedesco (16-24 anni), Cdu e Afd risultano appaiate al 17%. Ma con un incremento di 12 punti percentuali rispetto al 2019 per i giovani elettori di estrema destra. È quanto emerge da una tabella di exit poll pubblicata dal primo canale pubblico tedesco Ard.

In Spagna, ad esempio, un elettore giovane su cinque ha votato per l’estrema destra: il Partito popolare, attualmente all’opposizione, ha battuto i socialisti di Pedro Sanchez ottenendo il 34% delle preferenze alle elezioni per il Parlamento europeo (4 punti percentuali in più). E anche i gruppi di estrema destra hanno ottenuto risultati significativi. Vox, vicino a Fratelli d’Italia, ha raddoppiato i suoi europarlamentari ottenendo circa il 10% dei consensi nella penisola iberica, chiudendo il podio dei vincitori.

In Svezia, invece, ha vinto il centrosinistra di Socialdemokraterna con il 24.80%, che ha guadagnato 5 seggi dei 21 seggi del Paese. Cinque sono andati ai popolari, tre ai conservatori e altrettanti ai liberali e ai verdi, mentre due alla sinistra. A votare la destra, però, è stato il 10% degli elettori tra i 22 e i 30 anni.

La (solita) anomalia italiana

Stando ai dati elaborati da YouTrend, i giovani italiani hanno votato per il Partito Democratico (Pd) che ha conquistato il 18% dei voti tra gli under 30, seguito a stretto giro dal Movimento 5 Stelle (M5S) con il 17% e dall’Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) con il 16%. Per gli studenti fuorisede italiani, invece, è l’Avs ad essere in testa toccando quote vicino al 40%, seguita da Pd, Azione e M5s. Le questioni ambientali, la giustizia sociale e l’uguaglianza, almeno nel nostro Paese, continuano ad essere di vitale importanza per la Gen Z e i Millennials. Cosa ha spinto i giovani elettori a votare a destra? E perché in Italia è stato il contrario?

Un malcontento generale è ciò che ha afflitto i giovani di quasi tutti i Paesi industrializzati e ad alto e medio reddito negli ultimi quattro anni. In Italia, questo malcontento ha trovato risposta con l’elezione della premier Giorgia Meloni che ha conquistato il governo mettendo d’accordo la maggior parte degli elettori. I giovani italiani, però, hanno fatto la stessa cosa dei loro coetanei europei: votare al Parlamento europeo la forza politica contraria a quella che è al potere nella propria Nazione.

E su questo vento di destra che soffia in Europa si è così espressa Albena Azmanova, professoressa di scienze politiche e sociali presso la Scuola di Studi Internazionali di Bruxelles dell’Università del Kent: “Se vogliamo che le persone, sia giovani che anziane, tornino a pensare in grande, ad accettare i sacrifici necessari in nome di un pianeta più sano e di un mondo più pacifico, dobbiamo offrire loro una certa stabilità economica, non le promesse poco plausibili sull’uguaglianza del benessere che i partiti tradizionali invariabilmente promettono. La stabilità economica è un valore poco affascinante. Ma senza un terreno stabile non possiamo camminare a testa alta e puntare al cielo. Come dice un proverbio bulgaro, ‘il pollo affamato sogna il mais’. Il mais, non cieli blu”.

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