Il Golden Passport di Malta viola i principi di cittadinanza Ue, e dunque è contrario al diritto dell’Unione. Lo ha deciso ieri la Corte di Giustizia Europea in una sentenza attesa da tempo. Di conseguenza, il programma dell’isola, basato sul concetto “denaro in cambio di cittadinanza” dovrà essere abolito.
Per i giudici, “uno Stato membro non può concedere la propria nazionalità – e di fatto la cittadinanza europea – in cambio di pagamenti o investimenti predeterminati, poiché ciò equivale sostanzialmente a rendere l’acquisizione della nazionalità una mera transazione commerciale”.
Il punto è che, se è vero che ogni Paese membro può decidere come concedere la cittadinanza, questa attribuisce automaticamente anche la cittadinanza europea, che porta con sé il diritto di vivere, muoversi e lavorare nell’Unione, oltre al diritto di voto alle elezioni europee. Ecco perché la questione riguarda tutto il blocco, e dunque secondo i giudici il programma di Malta ha messo in pericolo la fiducia reciproca tra gli Stati membri dell’Ue, necessaria per creare uno spazio senza frontiere interne.
L’esecutivo Ue si è detto soddisfatto della sentenza, come ha spiegato un suo portavoce: “La cittadinanza europea non è in vendita” e pertanto “i programmi di cittadinanza per investitori violano il diritto dell’Ue e, in quanto tali, dovrebbero essere aboliti da tutti gli Stati membri”.
La Commissione infatti, “ritiene che la concessione della cittadinanza dell’Ue per pagamenti o investimenti predeterminati, senza alcun legame effettivo con gli Stati membri interessati, comprometta l’essenza della cittadinanza dell’Ue”.
Malta si era difesa sostenendo la competenza esclusiva statale per la concessione della cittadinanza.
Come funziona il Golden Passport di Malta
Il programma in questione risale a una legge del 2013 e dal 2014 prevede l’attribuzione della nazionalità se si rispettano alcuni requisiti. Tra questi, un pagamento di almeno 600mila euro e un periodo di residenza di tre anni, oppure di 750mila euro e 12 mesi di residenza, oltre all’acquisto di un immobile del valore di almeno 700mila euro o alla stipula di un contratto d’affitto quinquennale e una donazione in beneficenza di 10mila euro.
Tuttavia, i critici considerano questo programma (al pari di sistemi analoghi di altri Paesi) come una sorta di ‘cavallo di Troia’ verso la cittadinanza europea, pericoloso perché agevola il riciclaggio di denaro e la corruzione e comporta rischi per la sicurezza.
A tal proposito, un’inchiesta del Guardian del 2021 metteva in luce come chi aderiva al programma di Malta molto spesso non avesse nessun reale legame con il Paese, tanto che in realtà ci trascorreva poche settimane o addirittura pochi giorni, acquistava immobili con il minimo dei requisiti richiesti o affittava immobili vuoti, solo per ottemperare ai criteri minimi necessari per ottenere la cittadinanza.
Contro Malta e Cipro la Commissione europea aveva avviato un procedimento di infrazione già nell’ottobre 2020, seguito poi nel 2022 dal ricorso alla Corte Ue nel 2022, e a più riprese ha invitato i Paesi a porre fine alla pratica, proprio sostenendo che i programmi di cittadinanza per investitori comportino problemi di sicurezza “intrinseci”, nonché rischi di riciclaggio di denaro, evasione fiscale e corruzione.
La reazione di Malta
In risposta alla sentenza non sono mancate le polemiche: su facebook l’ex primo ministro Joseph Muscat, in carica quando venne introdotto il Golden Passport, ha definito la pronuncia della Corte un “giudizio politico”.
Il governo di Malta ha dichiarato che sta studiando nel dettaglio la sentenza per poter allineare il quadro normativo sulla cittadinanza ai principi in essa contenuti. In una dichiarazione ha comunque ribadito di “aver costantemente espresso la sua ferma intenzione di difendere” la sua legge perché “le questioni relative alla cittadinanza rientrano interamente nella sfera di competenza nazionale“.
Il programma d’altronde ha portato nelle casse statali oltre 1,4 miliardi di euro dal 2015. “Il governo di Malta è orgoglioso della ricchezza generata negli ultimi anni attraverso questo quadro normativo, che ha consentito l’istituzione di un fondo nazionale per gli investimenti e il risparmio per soddisfare le esigenze delle generazioni presenti e future”, afferma la dichiarazione.
Malta ha anche sostenuto che la Corte abbia “ignorato” un rapporto dello scorso ottobre del precedente procuratore generale, Anthony Collins, secondo cui la Commissione non è riuscita a dimostrare che il diritto dell’Ue richieda un “legame effettivo” tra la persona e il Paese per concedere la cittadinanza, mentre spetta a ogni Stato membro decidere chi possa “essere considerato un suo cittadino e, di conseguenza, cittadino dell’Ue”.
Il Paese ha anche fatto notare di non essere l’unico nell’Unione “ad adottare quadri normativi simili”.
Un mezzo per ottenere liquidità
Il Golden Passport infatti non è un caso isolato: per i governi il sistema ‘cittadinanza in cambio di investimenti’ è diventato spesso un modo per raggranellare liquidità.
Tra gli altri, Portogallo, Cipro e Bulgaria avevano programmi simili, ma li hanno sospesi negli ultimi anni proprio per le richieste della Commissione e per i timori legati alla sicurezza. Un’indagine governativa a Cipro, ad esempio, ha scoperto che più della metà dei passaporti rilasciati tra il 2013 e il 2019 in base al sistema ‘investimenti per cittadinanza’ erano illegali.
Fuori dall’Ue, anche il Regno Unito aveva intrapreso la strada di un ‘visto per investitori di primo livello’, abolito nel 2022 per motivi legati alla sicurezza nazionale, al peggioramento delle relazioni con la Russia e al pericolo di corruzione.
La ‘Gold Card’ di Trump
Dall’altra parte dell’oceano, anche il presidente Usa Donald Trump si sta dando da fare in questo campo, annunciando lo scorso febbraio, poco dopo essersi insediato alla Casa Bianca, un visto speciale dedicato ai miliardari: la Gold Card, che al prezzo di 5 milioni di dollari riconosce il diritto ad avere una residenza permanente negli Usa. Per l’amministrazione americana il nuovo iter permetterà di attrarre individui con competenze eccezionali o capacità imprenditoriali rilevanti per l’economia Usa.
Trump ha ipotizzato che il governo potrebbe vendere “10 milioni di Gold Card” e dunque incassare 50mila miliardi di dollari che potrebbero essere usati per ridurre il deficit Usa, che nel 2024 è stato di 1.600 miliardi (il 6,3% del Pil). “Potrebbe essere una grande idea, forse sarà fantastico”, ha concluso il tycoon.