Tutto il Donbass alla Russia, smilitarizzazione, russo lingua ufficiale. Sembra scritto dal presidente russo Vladimir Putin il piano in 28 punti su cui gli Usa e i russi hanno lavorato segretamente nelle ultime settimane e che gli Stati Uniti stanno esortando Kiev ad accettare. Il documento è stato rivelato per primo dal sito Axios citando una fonte dell’amministrazione di Washington informata sui fatti.
Il fatto che il piano sembri sbilanciato verso Mosca rifletterebbe, secondo gli analisti, la fretta di Trump di arrivare a una conclusione del conflitto scatenato dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, conflitto che il tycoon aveva promesso di chiudere in 24 ore dalla presa di possesso della Casa Bianca. “Fammi risolvere la tua cavolo di guerra!“, ha detto infatti a Putin durante una delle telefonate tra i due leader, secondo quanto raccontato dallo stesso presidente americano ai partecipanti all’Us-Saudi investment forum ieri a Washington.
Cosa prevede il piano in 28 punti
Il piano, che sarebbe ancora in fase di sviluppo, è stato messo a punto insieme a Kirill Dmitriev, stretto alleato di Putin, e discusso la scorsa settimana a Miami in un incontro tra l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, e l’attuale segretario del Consiglio per la sicurezza nazionale e la difesa dell’Ucraina e ex ministro della difesa Rustem Umerov. Witkoff avrebbe spinto perché Zelensky accettasse la proposta, che però prevede condizioni inaccettabili per l’Ucraina.
Da quanto trapelato finora, infatti, il piano si articola in 28 punti, tra cui la cessione delle regioni di Luhansk e Donetsk (che insieme formano il Donbass), di cui l’Ucraina ancora controlla il 14,5% di territorio, e la smilitarizzazione de facto del Paese: dimezzamento delle forze armate, rinuncia ad alcuni tipi di armamenti, ritiro dell’assistenza militare statunitense, divieto di truppe straniere sul suolo ucraino, no alle armi occidentali a lungo raggio (che potrebbero colpire la Russia in profondità).
Le aree dalle quali Kiev dovrebbe ritirarsi sarebbero considerate una zona smilitarizzata nella quale Mosca non potrebbe dispiegare proprie truppe, riferisce Axios, mentre nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia le attuali linee di controllo rimarrebbero sostanzialmente congelate, con la Russia che restituirebbe alcuni territori, previa negoziazione.
Il Telegraph, citando fonti anonime, afferma che la Russia pagherebbe a Kiev un ‘affitto’ per il Donbass orientale, area ricca di minerali, mantenendone il controllo.
Cosa significherebbe per l’Ucraina accettare
Secondo gli analisti, accettare simili condizioni spalancherebbe le porte a una futura invasione su larga scala dell’Ucraina. Ci sono poi altri punti delicati, come il riconoscimento del russo come lingua ufficiale di Stato e la concessione dello status formale al ramo locale della Chiesa ortodossa russa: aspetti che equivalgono a garantire una supremazia culturale e religiosa a Mosca.
In cambio, il piano prevede garanzie di sicurezza degli Stati Uniti – tuttavia non meglio specificate – per Kiev e per l’Europa nel caso di future aggressioni di Mosca, ha spiegato ad Axios una fonte dell’amministrazione americana. La Casa Bianca ritiene infatti che l’Ucraina perderebbe comunque i territori di cui si propone la cessione e dunque è “interesse di Kiev raggiungere un accordo adesso”.
Assente (di nuovo): l’Unione europea
Secondo fonti con conoscenza diretta, il Qatar e la Turchia sono coinvolti nella stesura del nuovo piano di Trump e nel sostenere gli sforzi di mediazione degli Stati Uniti, e un funzionario di Doha avrebbe partecipato ai colloqui tra Witkoff e Umerov lo scorso fine settimana. Umerov sarebbe stato incaricato da Zelensky di negoziare con l’americano e, secondo una fonte di Axios, durante i colloqui sarebbero stati concordati molti punti. La versione ucraina però è diversa: il consigliere per la sicurezza non avrebbe accettato i termini del piano durante l’incontro, affermando che Kiev si oppone a molti punti.
Quello che è certo è che l’Unione europea è rimasta fuori dai giochi, come confermato dall’Alta Rappresentante dell’Ue Kaja Kallas, a margine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles. Alla domanda se gli europei siano stati coinvolti, Kallas ha risposto: “Non che io sappia”. E ha chiarito in modo netto: “Per porre fine alla guerra in Ucraina è necessario che anche gli ucraini e gli europei siano d’accordo su questi piani“.
Mosca: “Nessuna proposta ufficiale da Usa”
Da parte americana, il segretario di Stato Marco Rubio tramite X ha comunque esortato “entrambe le parti” ad accettare “concessioni difficili ma necessarie”.
Mosca invece non avrebbe ancora ricevuto dagli Stati Uniti alcuna proposta ufficiale di accordo di pace con l’Ucraina, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova alla testata Rbc. ”La Russia non è a conoscenza del nuovo piano di pace riguardante l’Ucraina e non ha ricevuto bozze di accordi dagli Stati Uniti”, ha affermato.
Zelesnky nello scandalo
Il piano arriva mentre Zelensky è indebolito come noi mai in patria. Lo scoppio di uno scandalo di corruzione da 100 milioni di dollari nel settore energetico, che coinvolge ministri e un suo amico di infanzia, nonché ex socio in affari, lo sta mettendo sotto pressione. Il fattaccio alimenta l’opposizione, dà a Trump uno strumento di pressione e offre alle voci contrarie ad aiutare l’Ucraina – anche in Europa – un elemento per sostenere le proprie posizioni.
Zelensky deve anche far fronte all’emergenza fondi: il Paese ha un grosso deficit di bilancio e senza aiuti dall’estero si troverà al verde già dal prossimo aprile. La situazione è precaria: gli Usa si stanno sfilando, il Fondo Monetario lega i suoi aiuti (che da soli comunque non bastano) a garanzie di solidità e l’Ue ha davanti a sé delle opzioni poco attraenti su cui discute da settimane senza arrivare a un dunque: sborsare personalmente i fondi o usare gli asset russi congelati come garanzia per un prestito a Kiev.
Salta l’incontro Witkoff -Zelensky ad Ankara
Ieri era previsto ad Ankara un incontro tra Zelensky e l’inviato americano, ma, ha rivelato una fonte dell’amministrazione di Washington, il colloquio è saltato quando è emerso che il presidente ucraino stava facendo marcia indietro rispetto agli accordi apparentemente raggiunti con Umerov. Il leader ucraino si è invece recato in Turchia con un piano elaborato con i partner europei, che la Russia non accetterà mai, secondo il funzionario statunitense.
Zelensky si è incontrato con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il quale, ha fatto sapere il leader ucraino, “ha proposto format per i colloqui, che io sostengo, ed è importante per noi che la Turchia sia pronta a fornire la piattaforma necessaria”. Erdogan ha sollecitato la ripresa dei colloqui tra Mosca e Kiev attraverso il processo di Istanbul: nella città turca infatti a maggio e a giugno si erano tenuti due round di negoziati.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha commentato con i giornalisti l’invito di Erdogan: “Mosca è aperta ai negoziati. La pausa è stata provocata dalla riluttanza del regime di Kiev a continuare questo dialogo”.
