L’estrema destra vuole conquistare l’Europa e lei sta aprendo la strada. Il riferimento è alla premier italiana Giorgia Meloni e a sostenerlo è David Broder, giornalista del New York Times. L’analisi dell’esperto americano vede la leader di Fratelli d’Italia come apri pista di un processo di conservatorismo che guarda anche alle destre più autoritarie dell’Unione europea. In vista delle elezioni europee che si terranno il prossimo giugno nei Paesi membri, vediamo insieme quali sono i legami tra l’Ue e gli Stati Uniti e perché la presidente del Consiglio italiano sarebbe la fautrice di una svolta autoritaria dell’Unione.
La visione americana su Giorgia Meloni
Il giornalista americano, esperto in politica italiana e francese, definisce “Ms. Meloni” un’ispirazione per l’estrema destra. In un editoriale delle scorse settimane aveva sintetizzato l’attività della premier così: “Come capo della coalizione di destra in Italia, ha supervisionato attacchi a gruppi L.G.B.T.Q. e organizzazioni di soccorso ai migranti, una presa di controllo dell’emittente pubblica e un tentativo continuo di cambiare la Costituzione per espandere il potere esecutivo. Ma è sul continente che si è davvero distinta. Combinando un fermo atlantismo – impegno per la Nato e la difesa ucraina allo stesso modo – con un’opposizione incessante alla politica sull’immigrazione e sul clima, è diventata una forza importante in Europa. Per l’estrema destra europea, pronta per un avanzamento, Ms. Meloni sta guidando la strada”.
Secondo l’esperto, infatti, “da quando è salita al potere nell’ottobre 2022, Ms. Meloni ha impressionato molti con il suo approccio pragmatico e l’abbandono delle sue precedenti critiche all’Unione Europea. A Bruxelles, si è guadagnata una reputazione per la sua abile diplomazia. È stata battezzata sussurratrice di Orban, ad esempio, dopo aver aiutato a convincere il Primo Ministro Viktor Orban dell’Ungheria a non porre il veto su ulteriori aiuti dell’Ue all’Ucraina quest’anno. Il suo cambio di mentalità non è arrivato senza un costo – la Commissione Europea ha anche rilasciato 10,2 miliardi di euro, o 10,8 miliardi di dollari, di fondi precedentemente trattenuti per il suo governo – ma è stata comunque fondamentale per convincerlo”.
Elencando l’attività di Giorgia Meloni fuori dai confini nazionali del Bel Paese, Broder ha spiegato che “la Meloni è stata in prima linea nei piani per esternalizzare ulteriormente la polizia di frontiera del blocco ai paesi autocratici del Nord Africa. Nel luglio dello scorso anno era in Tunisia per annunciare un accordo per frenare la migrazione attraverso il Mediterraneo e lo stesso ha fatto in Egitto. Entrambe le volte è stata affiancata dalla massima funzionaria europea e presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che a gennaio ha dato la sua benedizione alla visione più ampia della Meloni per le relazioni Ue-Africa. Anche se il blocco concorda su nuove regole per il trattamento dei migranti una volta che raggiungono il continente, l’Italia sta lavorando per garantire che non arrivino lì come primo luogo”.
“La Meloni – ha proseguito il giornalista del Nyt- è stata anche una spina nel fianco della transizione verde. Deridendo il Green Deal europeo, una serie di leggi ambientali, definendolo “fondamentalismo climatico”, ha costantemente tentato di rallentare o fermare le politiche verdi. Spesso l’Italia è stata sola o poco supportata in questi sforzi. Ma a febbraio, la Meloni è stata protagonista di un voto contrario alla legge centrale del blocco sul ripristino della natura, che cerca di riparare gli ecosistemi danneggiati in tutto il continente”.
In sintesi, il parere di Broder è che Giorgia Meloni stia svolgendo un lavoro che cerca il costante punto di equilibrio tra gli interessi nazionali sullo stato di diritto e quelli europei: non contro l’Ue, ma a deciderne le sorti.
La svolta a destra dell’Ue
Ma la presidente del Consiglio italiano sta davvero aprendo la strada alle destre in Europa? La premessa è che le destre europee stanno vivendo una spinta sempre più autoritaria in tutti gli Stati membri. A sostenerlo è un sondaggio dell’European Council on Foreign Relations (ECFR), il think tank internazionale che mira a condurre ricerche indipendenti e all’avanguardia sulla politica estera e di sicurezza europea. Stando al sondaggio, i conservatori dell’Ecr, il partito europeo guidato dalla premier Giorgia Meloni, potrebbe ottenere ben 85 seggi al Parlamento Ue nelle prossime elezioni. Ancora meglio Identità e democrazia (Id), l’alleanza che vede dentro la Lega, Marine Le Pen, gli olandesi di Geert Wilders e che, fino a pochi giorni fa, comprendeva anche l’Afd tedesco con il quale però c’è stata una frattura recente. Loro potrebbero superare l’Ecr e raggiungere 98 eurodeputati, risultato che li porterebbe a essere la terza forza politica dell’Eurocamera.
Queste due realtà della destra, insieme, sono in testa nelle proiezioni in Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia, oltre che in Italia. Occupano, invece, il secondo o terzo posto in Bulgaria, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia. FdI, nello specifico, otterrebbe 27 seggi, diventando il secondo partito nazionale per numero di deputati del Parlamento europeo. Solo Le Pen a Strasburgo potrebbe superarli.
Il legame Usa e Ue
E per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti, è ancora una volta la nostra premier a tirare le redini. L’Unione europea, infatti, vanta legami transatlantici decennali. La relazione del Parlamento europeo nel 2021 illustrava le priorità di questo legame e la relazione del 2023 ne formulava le raccomandazioni volte ad approfondire la cooperazione tra le due realtà, prioritariamente su politica estera, sicurezza e difesa. La relazione dello scorso anno, inoltre, ha sottolineato quelli che erano i risultati ottenuti nell’ultimo mandato. A seguito della ridefinizione delle relazioni diplomatiche avviata dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e degli impegni assunti in occasione del vertice Ue-Usa del 2021 a favore del rafforzamento del partenariato transatlantico, l’architettura dei formati di cooperazione e coordinamento esistenti, ad esempio in materia di energia, spazio e cybersicurezza, è stata ampliata per includerne di nuovi, quali Cina, regione indopacifica, Russia, sicurezza energetica, sicurezza e difesa, agricoltura, concorrenza in ambito tecnologico nonché commercio e tecnologia.
Nella relazione si leggeva che il coordinamento transatlantico di pacchetti di sanzioni di ampio respiro contro la Russia in risposta alla sua guerra di aggressione contro l’Ucraina è stato un risultato tangibile fondamentale, “benché l’elusione e le lacune continuino a rappresentare un problema. Gli Stati Uniti hanno condiviso informazioni di intelligence fondamentali con l’Ucraina e le hanno fornito sostegno politico, finanziario, umanitario e militare cruciale. Biden ha fatto marcia indietro sulle intenzioni dell’era Trump di ritirare le truppe statunitensi dall’Europa e ha sostenuto l’allargamento della Nato a Finlandia e Svezia. Sono inoltre state rafforzate le prospettive di ulteriore potenziamento della cooperazione Ue-Usa in materia di difesa: gli Stati Uniti sono stati formalmente ammessi al progetto di mobilità militare dell’UE, è stato firmato un accordo amministrativo bilaterale sullo scambio di informazioni e le attività di cooperazione e per la prima volta è stata organizzata un’esercitazione navale congiunta per far avanzare la cooperazione pratica in ambito marittimo. Per quanto riguarda la Cina, si è registrata una convergenza delle posizioni verso un programma di sicurezza economica per la riduzione dei rischi. Inoltre, nonostante le critiche espresse dal Parlamento, la Commissione europea ha adottato la sua decisione di adeguatezza per il quadro Ue-Usa anche in materia di privacy dei dati”.
Cosa potrebbe cambiare dopo le elezioni europee 2024?
Tra le sfide future che dovranno affrontare l’Ue e gli Usa ci sono gli ostacoli commerciali in materia di politica industriale che legano la ricostruzione del tessuto produttivo statunitense alla transizione verde e alla concorrenza strategica con la Cina. “Sono ancora in sospeso soluzioni per queste nuove questioni, così come per la riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio. Nella dichiarazione congiunta del vertice Ue-Usa del 2023, le parti si sono impegnate a sostenere l’Ucraina “per tutto il tempo necessario”, ma un ulteriore sostegno statunitense, così come il futuro delle relazioni Ue-Usa più in generale, dipenderà in larga misura dai risultati delle elezioni del 2024 negli Stati Uniti”. Perché, se le destre dovessero prendere i posti assegnati dai sondaggi, allora bisognerebbe aspettare anche il risultato delle presidenziali alla Casa Bianca a novembre.
Nei sondaggi, il repubblicano Donald Trump è sempre, di poco, un passo avanti a Joe Biden, i cui rapporti con Giorgia Meloni sembrano essere dei migliori. Le elezioni europee oggi e quelle americane domani, quindi, potrebbero consacrare la svolta a destra su tutto il continente occidentale e a quel punto, la partita comune, sarebbe fronteggiare la Russia. Solo la Cina “alleata”, a quel punto, potrebbe essere d’aiuto.