Il cordone sanitario che storicamente ha tenuto lontano dal potere i partiti più radicali in Europa e nei suoi Stati membri è sempre più vacillante. Mercoledì sera ha ricevuto un altro scossone nel Bundestag, il Parlamento tedesco, dove è andata in scena la stessa dinamica che si è vista negli ultimi mesi nell’Europarlamento e in Francia, ovvero la convergenza tra moderati e populisti su alcuni argomenti (Oltralpe, va detto, Rassemblement National ha avuto – e l’ha usato – potere di vita e di morte sul governo Barnier, e lo ha ora su quello Bayrou). Convergenza che ha aumentato l’inedita confusione politica che la Germania sta sperimentando, con le elezioni anticipate del 23 febbraio che si avvicinano a grandi passi.
La mozione Cdu/Csu approvata con il sostegno di Afd
Breve riepilogo: mercoledì 29 gennaio il Bundestag ha approvato una delle due mozioni presentate dai cristiano-democratici (Cdu) sui migranti, e per la prima volta lo ha fatto grazie ai voti di Alternative für Deutschland (Afd), il controverso partito radicale che strizza l’occhio al neonazismo la cui crescita sta creando scompiglio in terra teutonica. La seconda proposta di risoluzione è stata respinta.
La mozione approvata, contenente un “Piano in cinque punti”, prevede un inasprimento delle politiche migratorie tedesche, dai controlli permanenti alle frontiere al respingimento di “tutti i tentativi di ingresso illegale senza eccezioni” per tutte le persone prive di documenti d’ingresso validi. Inoltre, afferma che i responsabili di reati che devono lasciare la Germania devono rimanere in un “centro di detenzione a tempo indeterminato” fino a quando non torneranno volontariamente nel loro Paese o saranno espulsi, e che il numero di centri di detenzione nei Laender deve essere “significativamente aumentato”.
La mozione non è giuridicamente vincolante, ma il voto mostra che c’è una convergenza a favore dello stop all’asilo. E soprattutto, che non è più un tabù lavorare con l’estrema destra. La cosa sta provocando un mezzo terremoto dalle conseguenze imprevedibili nella politica tedesca.
E questo anche se il 31 gennaio il Bundestag ha poi respinto la proposta di legge sull’immigrazione presentata da Cdu/Csu e sostenuta da Afd, con 350 deputati contro, 338 a favore e cinque astenuti.
Critiche da Angela Merkel
Il cancelliere uscente Olaf Scholz ha accusato il leader dei conservatori Friedrich Merz, favorito alle elezioni del 23 febbraio e promotore della mozione, di aver infranto il “consenso di base” sul fatto di escludere l’estrema destra. “Per la prima volta, una mozione è stata passata da una maggioranza al Bundestag che è stata sostenuta anche da Afd. Questo è un brutto segno. Per il Parlamento. E anche per il Paese”, ha detto.
Addirittura Angela Merkel, che la Cdu l’ha guidata per anni, così come la Germania, ha rimproverato duramente il proprio partito. Merkel ha sottolineato che considera giusta la posizione espressa da Merz a novembre, quella per cui le maggioranze dovrebbero essere create solo con i partiti centristi.
L’intervento non è di poco conto, perché Merkel si espressa estremamente di rado da quando ha lasciato la cancelleria tre anni fa, e quindi averlo fatto ora e su questo tema rivela quanto questo sia importante.
Merz si è messo in una posizione scomoda
Merz si è messo in una posizione scomoda, e ci si chiede se abbia fatto hara-kiri. Favorito alla vittoria, anche comodamente sebbene un po’ in calo, ora rischia di ottenere un duplice risultato non voluto. Il primo è che i suoi elettori più moderati, spaventati da Afd e da uno spostamento a destra della Cdu, votino i socialdemocratici (Spd) o i Verdi, che invece fanno del BrandMauer, il cordone sanitario, il proprio baluardo. Il secondo è che gli elettori più falchi a questo punto si spostino direttamente verso Afd, percepito come ‘originale’ e non come un partito arrivato all’ultimo sulla questione.
Le parole di Merkel inoltre vanno a minare la leadership di Merz, insieme alle critiche che lo hanno sommerso da più parti. La proposta di legge di venerdì infatti non è passata anche per il voto contrario di 12 deputati conservatori, rendendo palese l’aprirsi di una spaccatura interna su come gestire l’ascesa dell’estrema destra. Alcuni esponenti di spicco del partito, come Hendrik Wüst, premier dello Stato occidentale del NordReno Westfalia, e Daniel Günther, premier del Land Schleswig-Holstein, chiedono un’ampia alleanza contro Afd perché i grandi problemi del momento, in primis l’immigrazione, non rimangano in capo solo ai radicali. Ma non tutti sono d’accordo su come affrontare la questione.
In casa Afd, invece, si applaude l’inizio di una “nuova era” nella politica del Paese. Il co-leader del partito, Tino Chrupalla, ha dichiarato all’emittente radiofonica rbb che la Germania si aspetta un “cambiamento nella politica e nelle migrazioni”. Afd – ha poi affermato – parlando con l’emittente RTL/ntv – è pronta a formare una coalizione con l’alleanza Cdu/Csu dopo le elezioni del 23 febbraio.
Entusiasmo scemato in parte venerdì sera alla bocciatura della pdl: “Friedrich Merz è scattato come una tigre ed è finito come uno zerbino“, ha commentato Alice Weidel, leader e candidata cancelleria di Afd, per la quale ad affossare la proposta di legge è stata “l’implosione del partito conservatore”, che ha dimostrato che Merz “non può essere cancelliere” e “non può essere candidato cancelliere”.
Afd continua a crescere nei sondaggi
Da parte sua Merz, sommerso dalle critiche, non si pente di aver presentato la legge sull’asilo al Bundestag. “Personalmente sono molto contento che almeno ci abbiamo provato”, ha affermato il candidato cancelliere dopo il voto, accusando allo stesso tempo Spd e Verdi di aver bloccato quella che lui vede come un cambio necessario nella politica d’asilo tedesca.
Merz aveva già reagito con fastidio alla richiesta del capogruppo dei Verdi al Bundestag, Felix Bazaszak, di escludere alleanze con il partito dell’estrema destra dopo le elezioni. Una richiesta definita “superflua”, dal momento che la sua posizione in materia “è sempre stata chiara e rimane chiara”, e cioè che “non consentiremo a questo gruppo parlamentare (Afd) di portarci in una maggioranza o al governo federale“.
È tutto da vedere se questo sarà possibile. Facendo i conti con la realtà, Afd continua a crescere nei sondaggi, consolidando il suo secondo posto nelle intenzioni di voto e arrivando al 23% secondo una ricognizione di YouGov condotta fra il 24 e il 27 gennaio. Allo stesso tempo l’unione Cdu/Csu scende sotto il 30%, precisamente al 29%. Non vanno bene i socialdemocratici di Scholz, con il 15% previsto e quattro punti persi in una sola settimana.
Cala anche il sostegno per i Verdi, ora al 13%, e per i liberali, sotto la soglia di sbarramento del 5%. La sinistra arriva al 5%, con un punto in più guadagnato negli ultimi sette giorni. La populista Sahra Wagenknecht Alliance (Bsw) rimane stabile al 6%. Il tema dei migranti è sempre più importante agli occhi del 36% di chi voterà, era il 23% la scorsa settimana.
Su questo trend stanno incidendo anche l’attacco al mercatino di Natale a Magdeburgo e quello col coltello in Baviera che ha provocato due morti, tra cui un bambino di due anni, per il quale è stato arrestato un afghano con – pare – problemi psichici. E potrebbe avere un peso, anche se non è ancora chiaro quanto, il sostegno di Elon Musk, che ha regalato a Weidel una diretta su X e promuove attivamente il partito tramite il social di sua proprietà.
Il gioco pericoloso di Merz
Ma perché Merz ha aperto in qualche modo a una collaborazione con Afd, pur ripetendo che non intende governare con loro?
Per il politologo e germanista Angelo Bolaffi, sentito da Adnkronos, quello di Merz è stato un “gioco rischioso”, andato male, di togliere voti ad Afd attraverso una convergenza tra le altre forze: “Ha tentato di forzare la mano usando il ricatto dell’Afd. Se fosse uscito vincitore, avrebbe tolto molti voti al partito Alternativa per la Germania, ma se fosse arrivato di nuovo allo scontro come già accaduto mercoledì – quando il suo provvedimento sull’immigrazione ha ricevuto un primo, simbolico via libera del Bundestag grazie ai voti Afd – con chi avrebbe fatto il governo dopo il voto? Con l’Alternativa per la Germania? È impossibile, ci sarebbe stato un problema di governabilità”.
Michele Valensise, neo presidente dell’Istituto Affari Internazionali, già ambasciatore in Germania e segretario generale della Farnesina, ha spiegato all’Adnkronos che probabilmente Merz ha agito ritendendo “che comunque certi punti fermi delle politiche migratorie debbano essere acquisiti e sperando fino all’ultimo di far convergere su questa linea anche Spd e Verdi, come abbiamo visto, senza successo”.
Il presidente dello Iai ha aggiunto che il voto al Parlamento tedesco tra Cdu/Csu e Afd di mercoledì è “certamente molto significativo” ma “riguarda una serie di orientamenti su una materia molto specifica e sensibile quale quella dell’immigrazione. Si tratta di una mozione e non di un progetto di legge. Forse è meglio aspettare un momento prima di parlare di rottura irreversibile del cordone sanitario”. Il vero banco di prova per “questa convergenza, che effettivamente non ha precedenti ed è oltremodo imbarazzante”, per l’ambasciatore, era il voto di ieri.
Il bivio di Merz (e della Germania)
Come visto, la proposta di legge venerdì non è passata, ma ora Merz si trova ora di fronte a una potenziale crisi di leadership e si è complicato la vita. Il leader conservatore ha due vie davanti a sé: proseguire col pugno duro sull’immigrazione per non lasciarne il monopolio a Afd, o confermare il BrandMauer.
Un equilibrio fra le due cose, come si è visto anche in questa turbolenta settimana, è difficile. Molti temono che ‘sdoganare’ una politica molto forte sui migranti possa legittimare ulteriormente Afd, e che i tentativi di mettere il partito al bando (possibilità prevista dalla Costituzione tedesca e in passato usata) possano invece rinforzarlo, offrendo una sponda alla narrazione secondo cui il ‘muro di fuoco’ è un modo per i partiti tradizionali per sovvertire la democrazia, ignorerando la volontà degli elettori.
Una narrazione di cui Weidel sta già facendo pieno uso.