Germania “impreparata”, Berlino chiede alla Commissione di ritardare il Piano di bilancio

La consegna prevista verso la fine di ottobre potrebbe trovare impreparati diversi Stati membri, mentre la Francia, con il neonato governo Barnier, punta a sorprendere tutti
3 settimane fa
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Michel Barnier e Olaf Scholz (Landemard/Wiktor Dabkowski/Fotogramma)
Michel Barnier e Olaf Scholz (Landemard/Wiktor Dabkowski/Fotogramma)

La Germania ha chiesto alla Commissione europea di poter presentare in ritardo il Piano strutturale di bilancio previsto dal nuovo Patto di Stabilità. Parliamo delle nuove regole di risanamento fiscale che gli Stati membri dell’Unione devono seguire per ridurre il loro deficit e debito pubblico.

Fonti del ministero delle Finanze tedesche valutano di chiedere l’estensione da 4 a 7 anni e di presentare il piano non prima della fine di ottobre. E mentre la Germania si fa trovare “impreparata” ai compiti richiesti da Bruxelles, la Francia, col neonato governo, sembra aver sfidato i pronostici.

Germania impreparata

Le nuove norme di bilancio dell’Ue, in vigore da aprile, danno ai Paesi membri quattro anni per ridurre i livelli di debito prima di dover affrontare sanzioni, tra le quali la perdita dei finanziamenti europei. La scelta di risanare il debito in quattro anni richiede uno sforzo fiscale maggiore, con tagli più significativi al deficit. Dall’altro lato, chiedere una proroga a sette anni permette tagli più graduali, ma richiede l’implementazione di riforme e investimenti.

Questa opzione, per quanto prevista, deve essere approvata dalla Commissione europea e passa quindi al vaglio di Bruxelles che non è detto che accetti la richiesta.

È in questo contesto che si inserisce il limitato margine di manovra fiscale della Germania. A giugno, Berlino ha ricevuto dalla Commissione europea un percorso di aggiustamento per il successivo quadriennio che è servito da base per il Piano di bilancio. Il documento mostra che la più grande economia europea dovrà limitare la crescita della spesa netta al 2,25% annuo nel 2025, in calo rispetto al 3,75% di quest’anno. Per farlo, la Germania dovrà adottare politiche finanziare ed economiche più ambiziose se intende rispettare l’analisi della Commissione e ridurre il rapporto tra il debito e il Pil al 60%.

La bozza del piano prevede che il rapporto debito/Pil aumenterà leggermente, dal 62,9% dell’anno scorso a circa il 63,25% di quest’anno, e rimarrà a quel livello nel 2025.

Francia a confronto

La Francia, con il neonato governo di Barnier, potrebbe sfidare i pregiudizi che la vedevano altrettanto “sconfitta” e superare il banco di prova di Bruxelles. Parigi ha introdotto una patrimoniale per ridurre il debito e ha posticipato il raggiungimento del deficit sotto il 3% al 2029.

Il primo ministro francese Michel Barnier, giovedì 10 ottobre, ha presentato il disegno di legge di bilancio della Francia per il 2025. Da qui a fine ottobre, il primo ministro svelerà la strategia di bilancio per i prossimi anni, sottoponendo alla Commissione europea le sue linee guida per mettere le finanze pubbliche francesi su basi più solide fino al 2031.

Con un deficit del 6,1% del Pil nel 2024 e un debito che rappresenta oltre il 110% della ricchezza nazionale, la seconda economia più grande d’Europa ha fatto tremare i mercati finanziari dell’eurozona.

Negli ultimi mesi, il costo del debito francese è aumentato, ampliando il divario con la Germania. In alcuni casi, sui titoli quinquennali, la Francia paga di più per prendere in prestito rispetto a Paesi come Spagna, Portogallo e Grecia.

Insieme ad altri sei Stati membri- Italia, Belgio, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Malta– la Francia, inoltre, è sottoposta alla procedura per deficit eccessivo da parte della Commissione, ma potrebbe essere pronta a inviare a Bruxelles la sua tabella di marcia per tornare in linea con il Trattato di Maastricht. Per il ministro dell’economia del governo Barnier, Antone Armand, il successo di questa missione “è una questione di credibilità e sovranità internazionale”.

In sintesi, se la Berlino ha mostrato la sua fragilità, sarà il comportamento di Parigi a influenzare la capacità europea di convincere i Paesi più indebitati a seguire percorsi di consolidamento fiscale nel più breve termine possibile.

I primi della classe sono stati la Danimarca e Malta. Mentre a sfruttare la flessibilità del rinvio a metà ottobre sono stati 16 Stati, tra i quali Italia e Spagna, mentre la Germania, seppur con il ritardo concesso, non è detto che sia in grado di avere un programma entro la fine del mese.