Una Germania più dura e pragmatica, con meno burocrazia ambientale: cosa prevede l’accordo di governo tra Cdu/Csu e Spd

Merz e i socialdemocratici hanno trovato l'intesa: in 144 pagine focus su difesa, economia e migrazione. Ma i consensi calano, l'estrema destra cresce e i dazi di Trump minacciano un'economia da 2 anni in recessione
1 giorno fa
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Da sinistra: il leader di Csu Markus Soeder, il leadere di Cdu Friedrich Merz, il co-leader di Spd Lars Klingbeil e la giornalista Saskia Esken (Afp)

Alla Germania ci sono voluti 45 giorni, praticamente un tempo record, per formare il nuovo governo dopo le elezioni del 23 febbraio scorso. Un segno di quanto si ritenesse urgente avere una guida che prenda in mano il Paese e le tante difficoltà che sta attraversando e anche l’Unione europea, da tempo priva di una vera forza leader.

Mercoledì pomeriggio Friedrich Merz, leader dei cristiano democratici Cdu che insieme alla formazione sorella bavarese Csu ha vinto il voto con il con il 28,5%, ha trovato l’accordo con i socialdemocratici (Spd, arrivati terzi con il 16,4% delle preferenze) per formare una coalizione. Grande assente, il partito di estrema destra Alternative für Deutschland, arrivato secondo (20,8%) ma escluso per il Brandmauer (il ‘muro taglia fuoco’ che storicamente impedisce di stringere alleanze con le forze più estremiste).

L’accordo di coalizione arriva in un contesto interno e internazionale molto delicato. La Germania si affaccia al terzo anno consecutivo di recessione, e la ondivaga guerra commerciale scatenata dal presidente Usa Donald Trump rischia di incidere in modo molto pesante. Inoltre, la minaccia alla sicurezza rappresentata dalla Russia di Vladimir Putin è sempre più forte e pressante, sia di fronte alla situazione in Ucraina, sia per l’annunciato disimpegno americano dalla difesa storicamente garantita all’Europa.

L’episodio del podcast Eurofocus dedicato al nuovo governo tedesco

“Abbiamo condotto i negoziati per la coalizione in un contesto di crescenti tensioni politiche globali… in cui molte forze, interne ed esterne, non lavorano con noi, ma contro di noi in Germania”, ha affermato Merz a Berlino mercoledì menzionando esplicitamente “l’aggressore russo Putin“, che “non mostra alcuna volontà di porre fine alla guerra e mettere a tacere le armi” e le “nuove turbolenze” innescate dalle “recenti decisioni del governo statunitense” .

“Non sappiamo ancora quale direzione prenderà la situazione internazionale. Ma è per questo che il nostro messaggio oggi è ancora più chiaro: vogliamo contribuire, e lo faremo, a plasmare il cambiamento nel mondo per la Germania“.

“La Germania è tornata in carreggiata”, ha sottolinato il cancelliere in pectore rispondendo a un giornalista che gli chiedeva che messaggio volesse lanciare a Trump. “La Germania adempirà ai suoi obblighi in termini di difesa. Ed è disposta a rafforzare la propria competitività”, ha aggiunto.

Negoziati con frizioni

I negoziati, tuttavia, non sono stati privi di frizioni, il che è un eufemismo per dire che ci sono molte differenze tra Cdu/Csu e Spd, differenze che potrebbero potenzialmente incidere in futuro sulle decisioni dell’esecutivo, nonché, cosa da non sottovalutare, sulla loro rapidità.

Non solo, ma le trattative hanno portato a un brusco calo di consensi per Merz tra i tedeschi, mentre Afd continua a salire. Critiche vengono da una parte del suo stesso partito che lo accusa di concedere troppo ai socialdemocratici a scapito delle politiche più, conservatrici e di non sterzare sufficientemente a destra come promesso.

I problemi principali hanno riguardato la politica fiscale e migratoria, laddove Cdu voleva spingere sulle imprese e durezza alle frontiere, mentre Spd voleva tassare i redditi più alti e maggiore moderazione sui richiedenti asilo.

Cosa prevede il programma di governo

Il programma di governo, un documento di 144 pagine, prevede tagli alla spesa sociale, alla burocrazia e ai fondi per lo sviluppo con un forte investimento sull’industria tecnologica, ma anche un salario minimo di 15 euro l’ora.

Rilanciare l’economia

Il sostegno all’economia verrà dall’espansione al debito decisa il mese scorso, quando con una svolta storica Merz è riuscito a far passare l’allentamento al divieto di fare debito oltre l’1% del Pil, mobilitando così fino a 500 miliardi da investire in infrastrutture e difesa. Per approvare la novità, Merz ha concesso ai Verdi, che non fanno parte del governo, di destinare 100 mld al clima e alla transizione energetica.

Il programma prevede la defiscalizzazione per le imprese – taglio del 5% cumulativo in cinque anni l’aliquota dell’imposta sulle società – incentivi per ridurre i prezzi dell’energia, reddito di cittadinanza diminuito ed equiparato al sussidio di disoccupazione, l’aumento a 15 euro del salario minimo, mentre non sono previste maggiori tasse sui patrimoni più ricchi.

La coalizione prevede un ‘fondo Germania’: alimentato con 10 miliardi di euro pubblici, punta ad arrivare 100 mld con investitori privati per sostenere le start-up e le imprese in espansione. Verrà anche costituito un Ministero per la digitalizzazione e la modernizzazione, che dovrebbe andare ai conservatori.

La coalizione vuole anche un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti a medio termine, pur mantenendo la necessità di una risposta unitaria dell’Ue a Trump.

Elemento notevole è la fine immediata della legge sulla due diligence nella catena di approvvigionamento (anche detta Supply Chain Act). Al suo posto sarà adottata la nuova direttiva Ue sulla due diligence aziendale in materia di sostenibilità che però entrerà in vigore solo a metà 2028 e prevede controlli meno frequenti rispetto alla legge tedesca.

    Introdotto nel 2021 e applicato dal 2023, Il Supply Chain Act imponeva alle grandi aziende tedesche di analizzare annualmente i rischi relativi ai diritti umani e all’ambiente nelle proprie operazioni e in quelle dei fornitori, con sanzioni fino al 2% del fatturato in caso di violazioni. Dal 2024 si applica alle aziende con più di 1.000 dipendenti.

    Nell’accordo di coalizione, sotto la voce “riduzione della burocrazia”, si afferma che l’obbligo di rendicontazione previsto sarà abolito immediatamente, e che fino all’entrata in vigore della direttiva europea non ci saranno sanzioni, tranne nei casi più gravi di violazioni dei diritti umani.

    Le nuove proposte della Commissione Europea (il cosiddetto pacchetto Omnibus) prevedono un’applicazione della due diligence solo ai partner commerciali diretti, salvo informazioni attendibili su impatti negativi più a valle della filiera, e riducono la frequenza dei controlli da annuale a ogni 5 anni, oltre a limitare le richieste di dati alle piccole imprese della filiera. Tutto questo è figlio di una spinta che viene dal Ppe, il gruppo dei popolari europei, guidato dal tedesco Weber e che ora ha Merz come ulteriore punto di riferimento. Il messaggio è chiaro: sulla sostenibilità sono nate troppe regole a carico delle imprese, prima di essere superati dai partiti populisti che propongono l’abolizione della normativa green, sono i conservatori “tradizionali” ad allentare la presa sul mondo produttivo.

    Difesa attraverso il riarmo

    I 500 mld che l’allentamento del debito promette di mettere a disposizione andranno come detto anche alla difesa, finanziando un ambizioso piano di riarmo che porterà a un forte rafforzamento dell’apparato militare (e ad un incremento delle esportazioni nel settore). Il programma prevede anche di introdurre il servizio militare volontario sul modello del sistema svedese.

    Inoltre, sarà istituito il Consiglio di sicurezza nazionale (e così l’Italia resta l’unico paese G7 a non averne uno), che segue la prima Strategia di sicurezza nazionale pubblicata nel 2023.

    Obiettivi Green

    Il nuovo governo tedesco sosterrà l’obiettivo europeo di ridurre le emissioni del 90% entro il 2040 – rispetto ai livelli del 1990, a condizione che i Paesi riusciranno a compensare una parte delle proprie emissioni piuttosto che tagliarle. Il programma prevede anche l’abolizione di una controversa legge sul riscaldamento e, come detto sopra, una significativa riduzione delle valutazioni di impatto ambientale.

    Più duri sull’immigrazione, anche legale

    Uno dei temi più caldi riguardava e riguarda l’immigrazione, su cui è passata la linea conservatrice, più dura. Si mantengono i controlli a frontiere, compresi “respingimenti dei richiedenti asilo”, “in coordinamento con i vicini europei” ha detto Merz senza chiarire, e si dà lo stop ai ricongiungimenti familiari. Decisi anche maggiori poteri alla polizia, la fine dei programmi federali di ammissione per i rifugiati, l’incremento dei Paesi di origine che la Germania considera sicuri e un aumento delle espulsioni verso Siria e Afghanistan.

    Ue a trazione tedesca

    Capitolo Europa: Merz ha detto più volte che vuole essere un cancelliere importante per la Germania e anche per l’Ue. Gli ultimi anni sono stati una sorta di limbo per il Paese, con la guida debole del cancelliere uscente Olaf Scholz (Spd) e le divergenze che hanno caratterizzato la precedente coalizione decretandone la fine lo scorso novembre. Tanto che a Bruxelles è stata coniata l’espressione ‘voto tedesco’ per indicare la prassi di non votare le decisioni in sede di Unione per mancanza di una posizione precisa.

    Per superare questo impasse, il nuovo governo creerà invece un “processo di monitoraggio dell’Ue” per cui il capo dello staff di Merz coordinerà “in anticipo” la posizione della Germania sulla legislazione europea con i funzionari pubblici responsabili. Inoltre, nell’ambito della cancelleria (dunque in mano a Merz) verrà costituito un Consiglio di sicurezza nazionale per semplificare il processo decisionale.

    Ricordiamo che la Germania contribuisce per il 25% al bilancio dell’Unione e che la presidente della Commissione è la compagna di partito di Merz Ursula von der Leyen, con la quale però in passato c’è stato più di un problema. La loro relazione e il ruolo che il Paese riuscirà concretamente a svolgere insomma è tutto da costruire.

    I prossimi passi

    Cristiano-democratici e socialdemocratici si sono divisi i 16 ministeri, ma non hanno rivelato i politici interessati. Al di là del toto-nomi, si sa che Spd ha ottenuto sei ministeri – segno che la sua forza negoziale andava oltre il terzo posto ottenuto alle elezioni – , Cdu sette e Csu tre. Si sa anche che ai socialdemocratici andranno la difesa, mantenendo il popolarissimo Boris Pistorius, e le Finanze: due ministeri chiave, soprattutto alla luce dei 500 mld di nuovo debito. Cdu avrà il controllo sull’Economia e sulla Politica estera e Csu sugli Interni – dunque sulle migrazioni.

    Cosa succede ora? L’accordo c’è, ma deve essere approvato da tutti e tre i partiti prima che il nuovo governo possa entrare in carica. I 358mila iscritti di Spd voteranno on line a partire da martedì: il voto dovrebbe concludersi il 29 aprile. Il segretario generale Matthias Miersch ha invitato gli iscritti ad “assumersi la responsabilità” e approvare l’intesa. Csdu invece si esprimerà all’interno di un piccolo congresso di partito il 28 aprile. Se le basi dei tre partiti daranno l’ok, come previsto, l’amministrazione Merz sarà probabilmente costituita all’inizio di maggio.