La Georgia sceglie (o subisce), tra sogni europei e pressioni russe

La presa di Mikheil Kavelashvili e il grido pro-Europa
4 giorni fa
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Georgia Politics Vote Inauguration
Manifestanti portano le bandiere della Georgia e dell'Unione Europea dopo che l'ex calciatore Mikheil Kavelashvili è stato formalmente insediato come presidente della Georgia (AFP)

In un’atmosfera di crescente tensione, la Georgia ha inaugurato domenica il suo nuovo presidente, Mikheil Kavelashvili, in una cerimonia blindata nel Parlamento di Tbilisi. Nonostante il clima solenne dell’evento, le strade della capitale e di altre città del Paese continuano a risuonare di proteste, con migliaia di cittadini che si oppongono all’insediamento dell’ex calciatore e leader di estrema destra. Questo evento rappresenta l’ultimo capitolo di una crisi politica che sta spingendo la Georgia sempre più lontano dall’orbita europea e verso una stretta con Mosca.

Kavelashvili, figura controversa e fedelissimo del partito di governo Sogno Georgiano, ha assunto la presidenza dopo un’elezione senza rivali (condannata anche dal Parlamento Ue). L’opposizione ha boicottato il voto, denunciandolo come fraudolento, mentre la Commissione elettorale si è limitata a confermare un risultato largamente contestato. Nel suo discorso inaugurale, Kavelashvili ha celebrato i valori tradizionali georgiani, tra cui la sacralità della famiglia e della fede, dichiarandosi garante della pace e della stabilità. Tuttavia, i suoi detrattori lo vedono come il simbolo di un regime sempre più autoritario, allineato con gli interessi di Mosca.

Un popolo in protesta

Le tensioni in Georgia non sono nuove. Dalle elezioni parlamentari di ottobre, le piazze georgiane sono il teatro di manifestazioni a favore dell’Unione Europea. La decisione del governo di sospendere i negoziati di adesione all’Ue è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, alimentando un sentimento di frustrazione tra i cittadini che vedono nell’Europa un baluardo di democrazia e progresso. L’ex presidente Salome Zurabishvili, nota per le sue posizioni filo-europee, è stata tra i protagonisti delle proteste, partecipando a catene umane e dichiarando apertamente che il nuovo governo non ha alcuna legittimità.

“Questo edificio era un simbolo solo finché un presidente legittimo vi sedeva,” ha affermato Zurabishvili, annunciando la sua intenzione di continuare a rappresentare il popolo. Le sue parole hanno trovato eco tra le migliaia di manifestanti che, tra bandiere europee e slogan contro Sogno Georgiano, chiedono nuove elezioni. Il partito al potere, dal canto suo, accusa l’Occidente di voler trascinare Tbilisi nel conflitto ucraino, un argomento che rafforza la narrativa filorussa del governo.

L’ombra di Ivanishvili e il peso della Russia

Dietro le quinte, l’influenza di Bidzina Ivanishvili, oligarca e fondatore di Sogno Georgiano, si fa sentire. Sebbene non ricopra incarichi ufficiali, è considerato l’uomo più potente del Paese e un attore chiave nell’avvicinamento alla Russia. Le recenti sanzioni statunitensi contro Ivanishvili, accusato di minare la democrazia georgiana, hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco di un clima già incandescente.

La Georgia, situata strategicamente tra Europa e Asia, è a un bivio. Le aspirazioni filo-europee della popolazione si scontrano con le manovre di un governo che sembra intenzionato a riavvicinarsi a Mosca. Le proteste incessanti sono il simbolo di una lotta per il futuro del Paese, tra il richiamo della democrazia occidentale e le pressioni di un passato sovietico mai del tutto superato.

Mentre le piazze restano gremite e i leader politici si affrontano con dichiarazioni infuocate, una domanda fondamentale rimane senza risposta: quale sarà il destino della Georgia? Sarà una nazione che abbraccia i valori europei o una che cede alla sfera d’influenza russa? Per ora, il popolo georgiano non sembra disposto a rinunciare alla propria voce, determinato a lottare per una democrazia autentica e un futuro indipendente.