Una puntualizzazione ‘fattuale’, che non è una smentita ma una sostanziale conferma. Paolo Gentiloni, Commissario Ue agli Affari economici, interviene alla presentazione del libro di Marco Buti e Marcello Messori ‘Europa, evitare il declino’ e, rispondendo a una domanda del direttore dell’Adnkronos Davide Desario, torna su quanto emerso in un’intervista contenuta nel libro di Paolo Valentino in uscita per Solferino ‘Nelle vene di Bruxelles. Storie e segreti della capitale d’Europa’. “Il governo italiano ha dato un contributo fondamentale per arrivare, dopo un negoziato feroce durato mesi, a Next Generation Ue“. Soprattutto, sottolinea, “assolutamente l’Italia non fu assente” dal tavolo delle trattative per la ripartizione dei fondi. Anche se a decidere fu la Commissione e non i singoli Stati. “La suddivisione del piano fra i diversi Paesi fu una proposta della Commissione che diversi paesi accettarono come tale”, ricorda, spiegando che “l’unica cosa che fu inserita fu un conguaglio da verificare dopo due anni, che è stato neutro per l’Italia”. Insomma, “la proposta entrò e uscì dal Consiglio così com’era”.
La digressione sulla stretta attualità si inserisce in un dibattito ricco di contenuti sul futuro dell’Europa intorno alle tesi contenute nel testo di Buti e Messori. Una, in particolare, l’apertura che arriva dal Commissario rispetto a un approccio che consenta di arrivare a una maggiore condivisione di sovranità. “Quello di una difesa comune può essere uno dei terreni sui quali è possibile fare passi in avanti” nella prossima legislatura europea. “Di difesa europea si discute da più di un quarto di secolo ma finora sono stati fatti passi in avanti limitati mentre i paesi Ue acquistano il 75% dei loro sistemi di difesa fuori dall’Unione”. Ora però è profondamente cambiato il contesto esterno. “Ci sono guerre e tensioni, il mondo ci dice che ci serve una difesa comune”. E c’è anche la possibilità di costruire una maggioranza ampia a sostegno dell’operazione. “I paesi baltici normalmente iscritti alla categoria dei paesi ‘frugali’, i più riluttanti a messa in comune dei fondi, invece quando si parla di difesa comune sono a favore. E quindi questa potrebbe essere la volta buona”, perché “la storia ci sta spingendo in questa direzione”.
L’intervento di Paolo Gentiloni si chiude con un appello al voto alle prossime europee, anche perché lo snodo è significativo: “La vera discussione è se andiamo avanti o se andiamo indietro e c’è spazio per un grande confronto politico”.
E’ la stessa tesi di fondo che alimentano i due autori del libro, su piani diversi. Buti ritiene sia indispensabile “ritrovare lo spirito di Jacques Delors, aggiornando però le soluzioni: un mercato unico dinamico, una politica di coesione fondata sul principio ‘assicurativo’, un’implementazione robusta delle nuove regole di bilancio per ritrovare fiducia”. Messori ribadisce che siamo di fronte alla “opportunità e alla necessità di andare avanti” e indica due priorità: “costruire un federalismo graduale e pragmatico” e dotare l’Unione di “una capacità fiscale permanente” per rendere strutturale l’approccio del Next Generation Eu. (Di Fabio Insenga)