Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina, ma non immediatamente: “Fedele al suo impegno storico per una pace giusta e duratura in Medio Oriente, ho deciso che la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina. Ne darò annuncio solenne all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il prossimo mese di settembre“.
Usa e Israele palano di una “imprudente” “ricompensa al terrorismo”, mentre Hamas ringrazia l’Eliseo: “Consideriamo questa decisione un passo positivo nella giusta direzione per rendere giustizia al nostro popolo palestinese oppresso e sostenere il suo legittimo diritto all’autodeterminazione”.
Il gruppo terrorista considera la decisione francese la via per costruire uno Stato palestinese indipendente “su tutti i territori occupati con Gerusalemme come capitale”. Hamas ha poi lanciato un invito: “Tutti i Paesi del mondo – in particolare le nazioni europee e quelle che ancora non hanno riconosciuto lo Stato di Palestina – seguano l’esempio della Francia“.
Intanto, la scelta del timing da parte dell’Eliseo crea incertezza tra gli analisti.
La rottura con l’approccio occidentale tradizionale
Il riconoscimento francese rappresenta una frattura significativa nella diplomazia occidentale. Finora, le principali potenze occidentali – Stati Uniti, Canada, la maggior parte dell’Europa occidentale, Australia, Giappone e Corea del Sud – hanno mantenuto la posizione che i palestinesi possano ottenere uno Stato solo attraverso una pace negoziata con Israele.
Salvo stravolgimenti, la Francia si unirà ai 142 Paesi dei 193 membri delle Nazioni Unite che hanno già riconosciuto o prevedono di riconoscere uno Stato palestinese. Tra questi figurano la maggior parte dei paesi del Medio Oriente, dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia.
La rabbia di Israele e degli Usa: “Premiato il terrorismo”
Benjamin Netanyahu ha condannato fermamente la decisione francese, accusando Macron di “premiare il terrorismo” e di rischiare di “creare un altro proxy iraniano“. Il primo ministro israeliano ha sottolineato che Israele condanna la scelta di riconoscere “uno Stato palestinese vicino a Tel Aviv sulla scia del massacro del 7 ottobre”.
Anche Washington ha espresso una dura condanna. Il segretario di Stato Marco Rubio ha definito la decisione “imprudente”, sostenendo che “serve solo alla propaganda di Hamas e allontana il processo di pace“. Rubio ha definito il riconoscimento francese “uno schiaffo alle vittime del 7 ottobre”.
Washington e Gerusalemme temono che il riconoscimento della Palestina rafforzi la posizione dell’Iran e dei suoi alleati dando nuova linfa alla resistenza musulmana nella regione.
Le implicazioni geopolitiche di lungo periodo
La scelta francese potrebbe innescare un effetto domino tra i partner europei. Se altri Stati membri dell’Unione Europea seguissero l’esempio di Parigi, si creerebbe una spaccatura profonda nell’approccio occidentale al conflitto israelo-palestinese, con conseguenze sulla coesione atlantica e sulla politica estera comune europea. Un altro strappo importante è arrivato a fine maggio quando il Regno Unito ha deciso di interrompere i rapporti commerciali con lo Stato ebraico e imporre sanzioni ai coloni. Dopo mesi di tentennamenti e la mancata sospensione dell’Accordo di associazione con Israele, anche l’Unione europea ha preso posizione contro l’offensiva israeliana chiedendo la fine immediata della guerra a Gaza, dove i civili vengono uccisi dalla armi o dalla fame. Oltre mille palestinesi sono morti in fila per il cibo, denuncia l’Onu.
Il riconoscimento francese accelera l’isolamento diplomatico di Israele. Con tre quarti dei membri Onu che riconoscono o riconosceranno lo Stato palestinese, Israele si trova sempre più isolato nel panorama internazionale, potendo contare principalmente sul sostegno degli Stati Uniti e di pochi altri alleati occidentali.
Le condizioni poste da Macron
Il presidente francese ha comunque legato il riconoscimento a precise condizioni. Nella sua comunicazione, Macron ha specificato che lo Stato palestinese dovrà accettare la “smilitarizzazione” e riconoscere “pienamente Israele”, partecipando così “alla sicurezza di tutti in Medio Oriente”.
Queste condizioni rappresentano un tentativo di bilanciare la decisione, rassicurando sulla volontà francese di non compromettere la sicurezza israeliana. Tuttavia, resta da vedere se e come l’Autorità palestinese potrà garantire tali impegni, considerando la frammentazione del controllo territoriale palestinese.
La controversia sul timing
Per gli analisti, la scelta di annunciare il riconoscimento mentre continuano i bombardamenti su Gaza e falliscono i negoziati di Doha appare strategicamente calcolata. Da un lato, Macron sembra voler sfruttare il momento di massima pressione internazionale su Israele per massimizzare l’impatto diplomatico della sua decisione. Dall’altro, il timing, e non la scelta in sé, rischia di essere percepito come un premio alle azioni di Hamas, alimentando le critiche di chi vede nel riconoscimento un incentivo alla violenza piuttosto che alla diplomazia.
Prospettive future: tra diplomazia e nuove tensioni
Il riconoscimento francese della Palestina da parte della Francia segna un punto di non ritorno nelle relazioni internazionali mediorientali. Macron parla di “fiducia, chiarezza e impegno” per “vincere la pace”, ma la realtà sul terreno rimane drammaticamente complessa.
La decisione francese potrebbe catalizzare nuove iniziative diplomatiche europee, ma rischia anche di irrigidire ulteriormente le posizioni israeliane e di complicare i già fragili equilibri regionali. Il vero test sarà vedere se questo gesto unilaterale riuscirà a tradursi in passi concreti verso una soluzione duratura del conflitto o se, al contrario, contribuirà ad alimentare nuove tensioni in un’area già devastata dalla guerra.