Crisi di governo in Francia, Macron punta su Bayrou: nuovo premier ma vecchie sfide

Un premier moderato per ricostruire la stabilità e uscire dal guado, ma le opposizioni continuano a vederlo come troppo ‘macroniano’ e promettono di non rendergli la vita facile, come già fatto con Michel Barnier
5 giorni fa
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Francois Bayrou e Emmanuel Macron in una immagine di rpertorio (Jeanne Accorsini /IPA/Fotogramma)

Emmanuel Macron ci riprova. Dopo il rapido quanto poco sorprendente naufragio del governo Barnier, il primo dopo le elezioni lampo indette la scorsa estate, e dopo giorni in cui si sono sentite sempre più forti le voci che chiedevano le sue dimissioni, il presidente francese stamattina ha nominato premier il centrista François Bayrou e gli ha conferito l’incarico di formare un nuovo esecutivo.

Macron è arrivato al nome del nuovo premier dopo aver fallito la scadenza di 48 ore che si era auto-imposto per la nomina, scadenza che terminava ieri sera, e dopo un lungo e teso colloquio con lo stesso Bayrou tenutosi in mattinata.

Il nuovo premier “dovrà dialogare con tutti i partiti politici”

Bayrou, 73 anni, è il leader del principale partito di centro, Movimento democratico (MoDem), partner fondamentale per il presidente. Ora, in qualità di nuovo primo ministro, “avrà la missione di dialogare con tutti i partiti politici per trovare condizioni di stabilità e di azione“, fa sapere l’entourage di Macron.

“Il nome di François Bayrou è emerso negli ultimi giorni come il più consensuale. Durante le consultazioni, il sindaco di Pau è emerso come la personalità più idonea a garantire l’unità e a formare un governo di interesse generale auspicato dal presidente della Repubblica nel suo ultimo discorso”, aggiunge la nota dell’Eliseo.

Socialisti all’opposizione, La France Insoumise promette mozione di sfiducia

Ma la cosa sembra tutt’altro che pacifica e scontata: i socialisti hanno già fatto sapere che resteranno all’opposizione: il leader del Ps, Olivier Faure, in una nota inviata al primo ministro incaricato, sottolinea che, “scegliendo ancora una volta un premier del suo stesso campo, il presidente della Repubblica si assume la responsabilità di aggravare la crisi politica e democratica nella quale ha gettato il Paese dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale”.

Mentre il partito di estrema sinistra la France Insoumise ha già detto che presenterà una mozione di sfiducia contro il neo primo ministro. “Nominando Bayrou – accusa Jean-Luc Mélenchon – Macron sceglie la continuità e ancora una volta disprezza il desiderio di cambiamento” espresso al voto del 7 luglio scorso.

Bayrou: “Finalmente iniziano i guai”

Quanto a Bayrou, le sue prime parole incontrando i giornalisti all’uscita dall’Alta Commissione per la Pianificazione sono state di pacificazione: “Penso che la riconciliazione sia necessaria. Tutti comprendono la difficoltà del compito. E penso anche che ognuno sappia che bisogna trovare una strada, unendo invece che dividendo”.

Finalmente iniziano i guai“, ha aggiunto citando le parole pronunciate da François Mitterrand quando è stato eletto presidente nel 1981, una scelta interpretata come una possibile apertura verso le forze di sinistra.

Le sfide del nuovo premier sono le stesse di Barnier

Ma ora il nuovo premier ha davanti a sé l’arduo compito di traghettare la Francia fuori da una crisi politica iniziata proprio con la decisione di Macron di indire elezioni lampo a luglio, dopo la sconfitta subita dal suo schieramento alle europee di giugno. Una scelta ormai definita da molti ‘sciagurata’.

Tuttavia non è chiaro come le sorti del governo Bayrou possano differire da quelle del governo Barnier, tenuto in vita dal supporto – esterno ma fondamentale – dell’estrema destra di Rassemblement National e silurato da un’inedita e improbabile alleanza tra lo stesso Rn e l’estrema sinistra. Alla base della mozione di censura presentata dai due schieramenti il 4 dicembre c’era il nodo del bilancio, complicatissima e dolorosissima spina nel fianco anche del prossimo governo e su cui pende anche la spada di Damocle di un procedimento europeo per deficit eccessivo.

Intanto il primo passo per Bayrou sarà quello di formarlo, un governo, in una legislatura divisa tra tre blocchi più o meno uguali (sinistra, centro-destra ed estrema destra) che finora non si sono mostrati molto collaborativi, e potendo contare su una ristretta coalizione di parlamentari conservatori e pro-Macron del precedente esecutivo.

Rn: “Non ci sarà sfiducia a priori”, ma le linee rosse del partito rimangono

Mentre si registra l’ostilità dei socialisti e della France Insoumise, i Verdi prendono tempo, come ha fatto sapere il loro capo Marine Tondelier, che ha anche precisato che se il nuovo premier manterrà le politiche macroniste e i ministri uscenti in ruoli chiave, allora non avrà “altra scelta” se non quella di rovesciare il nuovo governo.

Quanto all’ago della bilancia dell’esecutivo Barnier, Rassemblement National, il presidente Jordan Bardella ha affermato che “in teoria non ci sarà una sfiducia a priori”, ma che Bayrou dovrà “prendere in considerazione il nuovo dato politico, che rende necessario un dialogo” con tutte le forze politiche.

Bardella ha però anche puntualizzato che il neopremier non detiene “alcuna legittimità democratica o maggioranza” e che le linee rosse del partito, quelle che hanno fatto cadere Barnier in sede di bilancio previdenziale, “restano le stesse”.

La storica leader del partito, Marine Le Pen, a sua volta ha chiarito che “un prolungamento del macronismo” – come sta avvenendo con François Bayrou – “può soltanto portare all’impasse“. D’altronde l’obiettivo finale di Le Pen è quello di costringere Macron alle dimissioni e andare alle presidenziali quanto prima, soprattutto prima che arrivi la sentenza per un processo per uso illecito di fondi europei in cui è implicata.

La nuova nomina è una “brutta notizia” anche per il Partito comunista: “Si ostinerà a voler imporre una politica che ha fallito e che è stata sanzionata?“, si chiede in riferimento a Macron su X il segretario nazionale Fabien Roussel. “Noi chiediamo un cambiamento di direzione politica”, conclude.

Tra le voci a favore, Gabriel Attal, ex primo ministro francese e capogruppo di Ensemble all’Assemblea nazionale, ha scritto su X che Bayrou ”ha le qualità per difendere l’interesse generale e costruire la stabilità fondamentale che il popolo francese attende in questi tempi difficili che il nostro Paese sta attraversando”.

Scelta saggia e lungimirante” l’ha definita l’eurodeputato di Renew Europe Sandro Gozi, membro della direzione del gruppo, eletto Oltralpe. “Nella sua lunga carriera politica, François Bayrou ha dimostrato di essere un uomo del dialogo, dell’equilibrio e della visione, qualità oggi più che mai indispensabili per affrontare le sfide complesse che attendono la Francia”, ha continuato Gozi.

Chi è Bayrou, il centrista che può favorire il dialogo

Centrista, fervente umanista e cattolico praticante, stretto alleato del presidente francese Emmanuel Macron e già ministro dell’Istruzione dal 1993 al 1997 e della Giustizia nel 2017. François Bayrou, che nel 2007 ha fondato il Movimento Democratico (MoDem) di cui è leader, è anche presidente del Partito democratico europeo. Carica che, dal 2004 al 2019, ha condiviso con Francesco Rutelli con il quale ha gettato le basi di un nuovo partito europeo in contrasto con l’euroscetticismo diffuso in un numero crescente di Paesi. Moderato, è considerato da molti l’uomo giusto per avviare un dialogo con le varie famiglie politiche francesi.

Candidato alle elezioni presidenziali del 2002, del 2007 e del 2012, nel 2017 ha rinunciato a sfidare alle urne Macron. Che, dopo la vittoria, lo ha nominato ministro della Giustizia nel governo guidato da Edouard Philippe. Un’indagine sul presunto impiego fraudolento di assistenti parlamentari da parte del MoDem ha portato però Bayrou a dimettersi il 21 giugno 2017 dopo un solo mese dalla nomina. Due anni dopo, nel 2019, viene incriminato per “complicità in appropriazione indebita di fondi pubblici”, ma il 3 settembre del 2020 Macron lo ‘riabilita’ e lo nomina Alto Commissario per la pianificazione.

La strada a un suo possibile ritorno al governo si apre lo scorso febbraio, quando Bayrou viene assolto in tribunale al termine di un caso durato sette anni. Nel 2023 Macron lo aveva insignito della Legione d’onore all’Eliseo.

Nato il 25 maggio 1951 a Borderes, nei Pirenei Atlantici, da una famiglia di piccoli agricoltori, è padre di sei figli e nonno di 21 nipoti. Bayrou è attivo anche a livello locale e regionale. Sindaco di Pau dal 2014, rieletto nel 2022, è anche presidente della comunità di agglomerazione Pau Béarn Pyrénées. A livello europeo e nazionale è stato membro del Parlamento europeo dal 1999 al 2002 e membro dell’Assemblea nazionale francese dal 2002 al 2012, dal 1997 al 1999 e dal 1986 al 1993.

Saggista, è autore di diversi libri, tra cui ‘Abus de pouvoir’, edito nel 2019, atto d’accusa contro l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy. Tra gli ostacoli che Bayrou dovrà affrontare ci sarà proprio l’ostilità di Sarkozy, ancora influente. Secondo una fonte citata dai media francesi, durante consultazioni “la priorità per Sarko era chiunque tranne Bayrou”.