Tredici voti. Un numero che dà la misura della precarietà in cui si sta muovendo in Francia il governo di Sébastien Lecornu, che ieri con questo risicato margine è riuscito nell’impresa, sfuggita ai suoi due predecessori, di far approvare dall’Assemblea il disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale.
Lecornu ha scelto, e lo ha ricordato in un lungo post su X ieri sera, di non ricorrere all’articolo 49.3 della Costituzione francese, che consente l’approvazione di un disegno di legge senza votazione in Aula. Il governo di Michel Barnier, un anno fa, e quello di François Bayrou lo scorso settembre caddero proprio a causa del bilancio della previdenza sociale, che avevano tentato di far passare ‘aggirando’ il voto parlamentare.
“Questa maggioranza responsabile dimostra che il compromesso non è uno slogan: permette di andare avanti nell’interesse generale“, ha ha commentato ancora su X il premier, lanciando allo stesso tempo un ‘memo’ per i prossimi voti parlamentari. Il disegno di legge infatti deve essere votato al Senato, e tornare in Assemblea se ci saranno cambiamenti. Ma l’appuntamento di ieri era senza dubbio un grosso ostacolo da superare.
Un esito non scontato
L’esito del voto infatti non era scontato. In particolare, si temeva per l’appoggio dei centristi e dei conservatori, secondo cui il testo non prevedeva misure sufficienti a ridurre il deficit di bilancio del Paese.
Alla fine tutta Renaissance (il partito del presidente Emmanuel Macron) ha votato a favore, così come quasi tutti i socialisti (tranne 6 astenuti). La maggior parte de Les Républicains (conservatori) si è astenuta o ha votato a favore, nonostante il presidente Bruno Retailleau avesse invitato i suoi colleghi deputati ad opporsi alla “rapina fiscale, sociale e democratica” rappresentata a suo avviso dal disegno di legge.
Astenuti i Verdi, inizialmente contrari, dopo aver ottenuto l’aumento della spesa per l’assicurazione sanitaria dal 2% al 3%. Quanto ad Horizons, dell’ex primo ministro Édouard Philippe – nonché candidato alle presidenziali del 2027 -, il partito in maggioranza si è astenuto nonostante sia un alleato storico di Macron.
Hanno votato contro, ovviamente, l’estrema destra di Rassemblement National e la sinistra radicale La France Insoumise. In totale, le preferenze a favore sono state 247, quelle contrarie 234, e le astensioni 93.
Disegno di legge martellato
L’approvazione è stata ‘agevolata’ da una serie di modifiche anche pesanti al piano originale dell’esecutivo. Il disegno di legge, che contiene anche la sospensione della controversa riforma delle pensioni voluta dal governo Borne, è stato infatti ampiamente martellato in queste settimane di intenso dibattito, in un’Aula molto frammentata e divisa.
Il governo in origine puntava a limitare il deficit della sicurezza sociale a 17,6 miliardi di euro nel 2026, ma Lecornu ha dovuto fare delle concessioni per ottenere il via libera. Tra queste, il già menzionato aumento della spesa per la spesa per l’assicurazione sanitaria dal 2% al 3%, per blandire i Verdi, ma soprattutto il congelamento dell’aumento dell’età pensionabile a 64 anni (da 62) fino a gennaio 2028 o comunque dopo le elezioni presidenziali, previste per il 2027. Il relativo emendamento era stato rimosso in Senato e reintrodotto in Assemblea per ottenere il consenso dei socialisti, che ieri si sono rivelati decisivi per il passaggio del disegno di legge.
A questo punto, secondo le stime della ministra della Salute Stéphanie Rist, nel 2026 il deficit del bilancio della previdenza sociale dovrebbe attestarsi a 19,6 miliardi di euro, in calo rispetto ai 23 miliardi di euro del 2025.
‘Riscaldamento’ prima della vera partita: il bilancio statale
Per l’attuale primo ministro francese quello di ieri è un risultato importante, che però è solo un “riscaldamento” in vista di una partita ancora più complessa e difficile: quella del bilancio statale. Parigi deve affrontare infatti un deficit pubblico che quest’anno dovrebbe raggiungere il 5,4% del Pil. Il governo punta a ridurlo nel 2026 in un range tra il 4,7% e il 5% del Pil. Ma le premesse non sono idilliache: in una votazione precedente su una parte del bilancio statale, solo un deputato su 577 dell’Assemblea nazionale si è espresso a favore.
Lecornu ne è ben consapevole: “Sarà difficile. Forse anche più di queste ultime due settimane”, ha scritto su X assicurando che “lo stato d’animo del Governo non cambierà: l’interesse generale prima di tutto”.
