Promette di trasformare l’Austria in una ‘fortezza’, contrastando l’immigrazione e quelle che considera ingerenze dell’Unione europea. Herbert Kickl e il suo Partito della libertà (Fpö) hanno vinto ieri le elezioni legislative in Austria con il 29,2% dei voti, dando un altro scossone a destra a quella che sembra invece una ‘barca Europa’ in mezzo alla tempesta dei corsi e ricorsi storici.
Quanto alle altre forza in corsa, il Partito popolare austriaco (Österreichische volkspartei) del cancelliere Karl Nehammer ha perso oltre 11 punti ed è arrivato secondo con il 26,5% delle preferenze, mentre i socialdemocratici di centro-sinistra (Sozialdemokratische partei Österreichs) terzi con il 21,1% – il peggior risultato di sempre.
I liberali di Neos (Das Neue Österreich und Liberales Forum) sono al 9%, in leggera crescita, mentre i Verdi (Die Grünen), che peraltro erano al governo con l’Övp alla Nationalrat, la camera bassa del legislativo austriaco per cui si è votato, sono crollati all’8%.
Una vittoria storica per l’estrema destra
La vittoria del Partito della Libertà (Fpö) in Austria è storica, perché per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale vince un partito di estrema destra. Fpö è anzi uno dei partiti estremisti più antichi d’Europa, essendo stato fondato nel 1956 da un funzionario nazista delle SS, anche se fino agli anni ’80 si è collocato su posizioni tutto sommato moderate. Fu grazie – per così dire – a Jörg Haider, scomparso nel 2008, che il movimento ha virato radicalmente a destra fino ad arrivare all’incredibile risultato di ieri.
Un risultato che di incredibile in realtà ha poco, perché la crescita delle posizioni più estreme in Europa non è certo una novità delle ultime settimane o dell’ultima campagna elettorale.
Il primo posto di Fpö si colloca infatti in quello che ormai è un contesto e una tendenza, a cui l’Italia ha fatto da apripista con la vittoria dei Fratelli d’Italia di Gorgia Meloni nel 2022. Un partito – e una leader – che, sebbene si sia spostato su posizioni pragmatiche e stia normalizzando di fatto alcune posizioni, in Europa è ancora considerato una formazione di estrema destra.
Attualmente, forze radicali nazionaliste, xenofobe e anti-Ue sono al potere o hanno ottenuto importanti risultati elettorali in diverse parti d’Europa oltre all’Italia: Ungheria, Paesi Bassi, Slovacchia, cui aggiungere la Francia con Marine Le Pen e il suo Rassemblement National, e non da ultima la Germania, dove Alternative fuer Deutschland ha appena vinto le elezioni in Turingia ed è arrivata seconda in Sassonia. La Repubblica Ceca infine veleggia verso lo stesso risultato.
È quindi chiaro che queste forze intercettano gli umori dell’elettorato, o almeno di buona parte di esso, e lo si vede dai temi che hanno tenuto banco durante la campagna elettorale. Su tutti, l’immigrazione: argomento sempre più caldo in tutti gli Stati dell’Unione, e che ha visto un radicalizzarsi delle posizioni dei cittadini dopo l’attentato di agosto a Solingen, in Germania, e lo sventato attentato al concerto di Taylor Swift proprio a Vienna, nello stesso mese.
Un altro tema caldo è il costo della vita, perché in Austria l’inflazione da due anni si mantiene sopra la media europea e dunque incide sulla quotidianità degli austriaci, insieme alle conseguenze della pandemia e della guerra in Ucraina. A tal proposito bisogna sottolineare anche che l’80% dal gas importato dall’estero dal Paese è russo, e che i rapporti con il gigante slavo sono oggetto di discussione pubblica.
La difficile formazione del governo
Come già in Germania, anche in Austria c’è ora il problema della formazione del governo. Fpö ha vinto le elezioni ma per governare non ha i numeri, e lo stesso vale a maggior ragione per i popolari arrivati secondi. Occorre dunque formare una coalizione, e la cosa non sarà semplice. Anche perché i popolari e i socialdemocratici hanno escluso un accordo con Kickl, considerato troppo estremo. Questo nonostante lui si sia posto come ‘cancelliere del popolo’, espressione peraltro usata già da Hitler.
Per i popolari non è però impensabile un accordo con Fpö in sé, escludendo il loro leader dal cancellierato: in fondo, Fpö è già stato due volte partner di minoranza in governi di coalizione col partito popolare (durati entrambi poco).
Non solo, ma guardando meglio ci sono diversi punti di contatto tra le due formazioni, specialmente per quello che riguarda alcuni aspetti come il controllo sull’informazione, che entrambe vorrebbero estendere, lo scetticismo verso la realizzabilità di alcuni obiettivi climatici, la spiccata insofferenza verso le indicazioni che vengono dall’Unione europea.
Ma ci sono molte differenze, soprattutto sulla politica estera: Kickl si pone contro la Ue e contro la Nato, basti pensare che lo slogan della sua campagna è stato ‘Fortezza Austria Fortezza delle Libertà’ e che auspica una specie di catena di fortezze dall’Ungheria alla Repubblica Ceca passando per la Slovacchia. Una ‘Festung Europa (‘Fortezza Europa’)’ insomma, per riprendere un’espressione usata dal Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale per indicare il predominio politico e militare della Germania nazista sul resto dell’Europa.
Non finisce qui: Kickl inoltre è nazionalista, anti islam, anti immigrazione, favorevole alle ‘remigrazioni’ – espulsioni su base etnica o nazionale – di cui si parla anche in Germania per bocca di Afd, ed è contrario alle sanzioni contro la Russia.
Argomento quest’ultimo che potrebbe essere quello che creerà i maggiori problemi per formare la coalizione di governo.
Ma ci sono alternative a una coalizione tra Fpö e Övp? Tecnicamente sì: un’alleanza più larga per escludere l’estrema destra. Per realizzarla, però, sarebbe necessario l’accordo tra tre partiti (Popolari, Socialdemocratici e una terza formazione, come Neos), che per natura sarebbe instabile e potrebbe minare l’azione di governo.
Intanto Kickl, che è già stato ministro dell’interno, ha detto che i risultati di ieri sono “un pezzo di storia che abbiamo scritto insieme. Abbiamo aperto la porta a una nuova era”, e ha concluso: “Quello che abbiamo raggiunto va oltre i miei sogni più sfrenati”.
Dal canto suo Nehammer, cancelliere uscente, si è detto “amareggiato” per la sconfitta (pesante) dei suoi popolari, ma anche sottolineato che pensa ancora che con “Kickl, che crede nelle teorie cospirative, che accusa l’Oms di essere il prossimo governo mondiale e l’incontro di Davos di essere una riunione preparatoria per il dominio del mondo, non si possa gestire uno Stato in modo sensato e responsabile“.