“Fatta per punire e intimidire”: Corte europea dei diritti dell’uomo boccia la legge russa sugli ‘agenti stranieri’

La legislazione russa sul tema ha creato "un clima di sospetto e sfiducia nei confronti delle voci indipendenti, minando le fondamenta stesse di una società democratica", ha stabilito la Cedu accogliendo all'unanimità il ricorso di 107 Ong, media e singoli individui tra cui giornalisti, blogger e attivisti
3 giorni fa
3 minuti di lettura
Vladimir Putin
Vladimir Putin (Fotogramma)

La legislazione russa sugli agenti stranieri “è stigmatizzante, fuorviante, arbitraria e utilizzata in modo eccessivamente ampio e imprevedibile”. Non solo, ma il suo scopo è soprattutto quello di sovraccaricare, “punire e intimidire, piuttosto che affrontare qualsiasi presunta necessità di trasparenza o legittime preoccupazioni sulla sicurezza nazionale”. Si è espressa così, ieri, la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), chiamata a pronunciarsi sul ricorso di 107 organizzazioni non governative (Ong), media e singoli individui, impossibilitati a svolgere il proprio lavoro e penalizzati nella propria vita privata dalle norme russe.

Tra loro membri di spicco della società civile, tra cui l’International Memorial e il Memorial Human Rights Centre, Radio Free Europe/Radio Liberty, giornalisti, difensori dei diritti umani, attivisti ambientali, politologi, creatori di contenuti e osservatori elettorali.

Violati la libertà di espressione ei l rispetto della vita privata

La Corte ha accolto il ricorso all’unanimità, ritenendo che vi siano state violazioni del diritto alla libertà di espressione, di riunione e associazione, per quanto riguarda tutti i ricorrenti, oltre che del rispetto della vita privata e familiare per quanto riguarda i singoli ricorrenti.

L’obbligo per le organizzazioni e le persone designate di etichettare tutto ciò che pubblicano con un avviso che annuncia il loro status di ‘agenti stranieri’, la loro esclusione da tutti i processi elettorali, le restrizioni alle professioni di insegnante o a contatto con minori, la negazione dell’accesso a un pubblico giovane e la privazione delle entrate degli inserzionisti privati, nonché le sanzioni manifestamente sproporzionate – tra cui restrizioni professionali, multe arbitrarie e scioglimento forzato – hanno portato la Corte a condannare la Russia per la legge e il modo in cui è stata applicata.

Legislazione ‘fuorviante’ e ‘stigmatizzante’

Per quanto riguarda la definizione di ‘fuorviante’, per la Corte la legge russa è tale nella misura in cui presume che il sostegno in qualsiasi forma – finanziamento, consultazione o orientamento – equivalga a un controllo straniero.

Quanto poi all’effetto stigmatizzante, la Cedu ha fatto riferimento a sondaggi d’opinione che suggerivano che la maggioranza della popolazione associava il termine ‘agente straniero’ a ‘traditori’, ‘spie’ o ‘nemici del popolo’.

Infatti, rileva la Corte, nel complesso “la legislazione ha avuto un effetto dissuasivo sul dibattito pubblico e sull’impegno civico, creando un clima di sospetto e sfiducia nei confronti delle voci indipendenti, che ha minato le fondamenta stesse di una società democratica”.

Dal 2012 legislazione ampliata e restrittiva

Inoltre, la Cedu ha rilevato che il quadro legislativo è diventato notevolmente più restrittivo dal 2012, con un impatto su un numero sempre maggiore di Ong, organizzazioni dei media e singoli individui.

A partire da quell’anno, infatti, il governo ha introdotto modifiche alla legislazione chiedendo alle ong russe ritenute coinvolte in attività politiche e che ricevevano finanziamenti esteri di registrarsi come ‘agenti stranieri’, di contrassegnare le loro pubblicazioni con un avviso che indicasse che provenivano da un’organizzazione di ‘agenti stranieri’, di pubblicare online le informazioni relative alle loro attività e a rispettare obblighi contabili e di comunicazione più ampi.

Poi tra il 2017 e il 2019, il concetto di ‘agente straniero’ è stato esteso ai media, e successivamente anche a singoli giornalisti, blogger, creatori di contenuti e personaggi pubblici. Nel 2020 è stato ulteriormente ampliato per includere qualsiasi individuo impegnato in ‘attività politiche’ in senso lato.

Il Foreign Agents Act del 2022 infine ha introdotto infine una definizione ancora più ampia di ‘agenti stranieri’, che copre qualsiasi entità o individuo che abbia ricevuto “sostegno” o sia altrimenti “sotto influenza straniera”, concetto che comprende non solo il supporto finanziario, ma anche l'”assistenza organizzativa” e la “guida metodologica”. La definizione di ‘fonti estere’ ora include anche entità russe e individui che ricevono fondi dall’estero, nonché qualsiasi persona “sotto l’influenza” di entità o individui stranieri.

In tal modo si sono ritrovati inclusi anche gli account dei social media, i siti web e tutte le comunicazioni, comprese le osservazioni giudiziarie e ogni singolo post sui social media. Per fare un esempio degli effetti della normativa, i libri e le pubblicazioni di ‘agenti stranieri’ sono stati soggetti alle stesse disposizioni dei contenuti pornografici o violenti, che prevedono la vendita in confezioni opache e con un’etichetta del limite di età 18+.

Nessuna prova che i ricorrenti agissero nell’interesse di un’entità straniera

Ulteriore elemento, le autorità russe non hanno fornito alcun elemento idoneo a dimostrare che, in nessuna delle 107 domande, i ricorrenti fossero stati effettivamente sotto il controllo straniero o avessero agito nell’interesse di un’entità straniera.

La Corte ha stabilito che la Russia dovrà risarcire i ricorrenti con cifre dai 5.500 ai 10mila euro a titolo di danni morali, oltre alle spese e a vari altri importi a titolo di danni patrimoniali.